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I giovani e l’alcol: educazione o proibizione?

 |  Redazione Sconfini

È da tempo ormai che gli esperti hanno lanciato l’allarme per il preoccupante aumento di giovani che sempre più ogni anno si avvicinano all’alcol. Le ultime ricerche effettuate dal Ministero della Salute denunciano una situazione grave: solo nel nostro Paese ogni anno perdono la vita duecento giovani a causa della guida in stato di ebbrezza. Gli incidenti stradali, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, sono la prima causa di morte sotto i 40 anni.


A preoccupare molto gli esperti è anche l’età di chi comincia a bere, scesa mediamente ai dodici anni. Negli adolescenti è una pratica in voga ormai da anni, soprattutto tra le ragazze: il bere alcolici, infatti, aiuta a migliorare la propria capacità relazionale dimostrando agli altri di essere qualcuno. Un dato gravissimo non solo dal punto di vista psicologico, ma anche strettamente medico in quanto prima dei quindici anni l’apparato dirigente dell’essere umano non è completo e l’assunzione di bevande alcoliche non può che mettere a serio repentaglio l’intero organismo.


Per capire meglio il disagio psicologico che vivono i giovani, abbiamo deciso di sentire il parere esperto dello psicoterapeuta Mauro Cauzer. “Il bere alcolici – spiega – aiuta le persone a perdere i propri freni inibitori rendendole più sicure e meno paurose del giudizio degli altri, innescando così una dipendenza di ordine psicologico che nel tempo rischia però di trasformarsi in una dipendenza fisica. L’importante è far capire ai ragazzi che le emozioni che provano quando bevono o la falsa sicurezza in se stessi che sperimentano alterandosi, sono tutte situazioni che possono vivere in modo sano senza la necessità di dover ricorrere all’alcol o a pericolose sostanze artificiali”.


Su questo delicato tema, lo psicoterapeuta ci tiene a ricordare il libro “Adolescenti a rischio” a cura di Bernardo Cattarinussi, dove si riportano dei dati inquietanti sui comportamenti a rischio dei giovani del Friuli Venezia Giulia. “Queste rilevazioni – sottolinea Cauzer – vengono effettuate ogni cinque anni e nel raffronto tra i dati del 2000 e quelli del 2005 si è scoperto che il consumo d’alcol a livello regionale è praticamente raddoppiato. Inoltre l’approccio è sempre più precoce e soprattutto stanno aumentando, in linea con i dati nazionali, il numero di ragazze che ne fanno uso, emulando così i maschi”.

“L’indagine – continua – registra che il 73% dei ragazzi di scuola superiore frequenta amici che esagerano nel bere, il 65% circa consuma abitualmente birra mentre ben il 60% afferma che l’assunzione di alcol rende più allegra la serata e il 41% sostiene che l’alcol costituisce un ausilio erotico. Invece, per quanto riguarda i dati di ubriachezza, si è registrato che per quasi 2/3 del campione capita qualche volta in un anno, per 1/3 quasi una volta al mese, mentre l’8% si ubriaca una volta alla settimana”. “Inoltre – conclude Cauzer – si è rilevata una correlazione tra il grado d’istruzione e l’abuso d’alcol: più specificatamente, a Trieste si è potuto osservare come i ragazzi che frequentano le scuole professionali consumano più birra rispetto a coloro che frequentano i licei”.


Ciò conferma che criminalizzare e proibire serve a poco, la strada giusta passa attraverso l’istruzione, l’informazione, la prevenzione e anche attraverso un maggior numero di controlli. Lo pensano molti operatori, lo afferma con forza l’Osservatorio nazionale permanente sui giovani e l’alcol e il suo presidente Umberto Veronesi, che ha sempre sostenuto come la dipendenza si eviti con l’educazione e mai con la proibizione. Ciò non toglie, tuttavia, che sarebbe opportuno anche far rispettare quella legge che vieta di vendere alcol ai minori di sedici anni e che in diversi locali pubblici sembra non venga messa in atto. Oltre ai piani di prevenzione e formazione, diventa quindi necessario anche far rispettare l’applicazione della norma, anche alla luce del dato denunciato dall’Istituto superiore della Sanità che registra che il 30% degli incidenti stradali avviene a causa dell’assunzione smisurata d’alcol.

foto: Wil Stewart


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