Benessere e armonia: la scelta dell’estetista
Professionalità: «Capacità di svolgere il proprio lavoro a un buon livello di competenza». Questo dice il vocabolario Zingarelli per definire un termine che molto spesso viene utilizzato impropriamente, o, meglio, abusivamente.
Se tutti siamo pronti a sottoscrivere che la “professionalità” è necessaria per ogni categoria lavorativa, molto spesso ci troviamo a non avere in mano i criteri per giudicare se il professionista al quale ci siamo rivolti per ottenere un servizio di qualsiasi genere ha davvero in mano questo requisito.
Ci sono poi lavori che per la loro stessa natura vanno svolti con forte senso di responsabilità e consapevolezza. In particolare, in questo senso, vengono in mente le professioni che hanno come oggetto il corpo della persona, in quanto l’operatore offre un intervento che può avere conseguenze sullo stato di salute dell’individuo. Ovviamente a questa categoria appartengono i medici, ma non solo. Ne citiamo un’altra che forse troppo spesso viene erroneamente sottovalutata: quella degli estetisti.
La signora che decide di concedersi un momento di relax attraverso un massaggio, per fare un esempio, molto spesso sceglie con superficialità l’estetista da cui recarsi. Anzi, con molta frequenza va dal miglior offerente, altrimenti detto, va da chi fornisce le proprie prestazioni ai prezzi più bassi, senza quindi soffermarsi a riflettere sulla qualità del trattamento offerto.
Facciamo un passo indietro: come si diventa estetista? Ce lo racconta Daniela Raico, titolare del centro Armonia di Trieste. “Innanzitutto è necessario studiare tanto e seriamente. I corsi riconosciuti dalla Regione Friuli Venezia Giulia durano tre anni, durante i quali si affrontano materie complesse, quali l’anatomia e la matematica, per citarne alcune. Sia alla fine del secondo che del terzo anno si sostiene un esame che viene giudicato da una commissione esterna”. Tutto qui allora? No. Non è solo il diploma a fare di un’estetista una buona estetista: la pratica è infatti il fattore discriminante. “Prima del conseguimento del titolo di studio – prosegue la titolare – è infatti previsto che lo studente segua uno stage presso un centro estetico riconosciuto”.
Tutto bene, dunque, e la questione sembra di facile soluzione. Invece, la realtà è altra. A svolgere questa delicata attività, infatti, ci sono persone che hanno seguito corsi presso scuole private non riconosciute e che con troppa facilità consegnano attestati ai frequentanti. Corsi molto brevi, certamente utili per completare o aggiornare la propria preparazione, ma senz’altro non sufficienti per apprendere e appropriarsi del mestiere in termini di professionalità. Ma la conseguenza più grave di questa situazione è che la persona che ha in mano questo pezzo di carta si sente automaticamente in grado di svolgere il lavoro, priva in realtà di quella consapevolezza e responsabilità alle quali si accennava all’inizio.
Allora s’incontrano persone che operano in casa, che si fanno pagare in nero e che, soprattutto, non garantiscono le condizioni igieniche e professionali che devono essere offerte all’utente. Va da sé che questo lavoro sommerso fa ridurre sensibilmente la clientela di coloro che invece si espongono personalmente. “Aprire un centro estetico – spiega Daniela Raico – comporta sostenere spese importanti: dall’acquisto o affitto dello spazio a quello dei prodotti di qualità utilizzati per offrire i trattamenti richiesti dal cliente. Ovviamente questi costi poi ricadono sulle tariffe che il centro estetico pratica”. Ed è per questo motivo che diventa impossibile competere con «il fatto in casa».
Esistono associazioni di categoria alle quali i titolari dei centri estetici si possono iscrivere. In realtà, però, queste organizzazioni si trovano ad essere validi punti di riferimento per quanto riguarda l’aggiornamento sulle novità legislative e regolamentari inerenti la professione, nonché sui tariffari da applicare, ma non molto fanno per combattere il lavoro nero della categoria. Allora, almeno per il momento, è fondamentale sapersi destreggiare autonomamente tra le offerte del settore e conoscere quali sono i criteri di scelta che un utente deve utilizzare per essere certo di essersi affidato a una persona competente. “Innanzitutto – conclude Daniela Raico – è bene che il diploma riconosciuto dalla Regione sia affisso nel centro nel quale ci si è recati; in caso contrario è diritto del cliente chiedere di visionarlo. Quindi è bene osservare con attenzione l’ambiente nel quale si usufruisce della prestazione, che deve essere confortevole e pulito. Infine, la garanzia più importante della qualità del lavoro è rappresentata dagli anni di esperienza della professionista”.
Tiziana Benedetti