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Cosa realmente vedo allo specchio?

 |  Redazione Sconfini

 

Il chirurgo estetico offre un servizio, un aiuto a coloro che hanno un progetto per la loro vita. Ma guai a pensare che la correzione del corpo consenta la risoluzione di tutti i

problemi: coloro che ritengono questo, vanno incontro a una sicura delusione. “Quando viviamo il rapporto con noi stessi in maniera conflittuale, non accettandoci per quello che siamo, inevitabilmente sprechiamo buona parte della nostra energia vitale”, afferma il dottor Marjan Fabjan, chirurgo estetico titolare della clinica Fabjan di Colombano, in Slovenia. “Sono pochissime le persone al mondo – aggiunge – che si accettano al cento per cento e non è certo un intervento chirurgico a offrire la garanzia di un cambiamento di giudizio su se stessi; è altrettanto vero, però, che se l’imperfezione corporea comporta un forte condizionamento sul nostro modo di rapportarci con gli altri, e prima ancora con noi stessi, non è sbagliato iniziare a ipotizzare la possibilità di rivolgerci a un chirurgo”.

 

“Sentirsi soddisfatti del proprio aspetto fisico – sostiene Fabjan – può essere la chiave di volta per sentirsi liberi e aprirsi al mondo: non possiamo accettare gli altri se prima non accettiamo noi stessi”. “L’essere umano – prosegue – è fatto di anima e corpo. Noi chirurghi interveniamo sul corpo con il bisturi, ma il nostro lavoro non può e non deve essere limitato a questo. Quando una donna o un uomo vengono da me per la prima volta per ottenere informazioni relative a un intervento chirurgico, la mia attenzione si volge in primo luogo nel cercare di capire la ragione profonda, il vero motivo per cui hanno contemplato l’idea di modificare il proprio corpo”. “Inoltre – sottolinea Fabjan – cerco di fare un quadro molto preciso al paziente per fargli mettere a fuoco il rapporto caltosti-benefici che un intervento chirurgico comporta. Per fare un esempio, un giorno si è presentata da me una donna con una leggera lassità addominale. Certo l’operazione era fattibile, la paziente era in salute, tuttavia non ho potuto non farle presente che, per un miglioramento estetico di poca evidenza, avrebbe dovuto sottoporsi a un’operazione complessa. Volevo aiutarla a capire se davvero ne valeva la pena”.

 

Bisogna sempre cercare di indagare se la persona è veramente pronta, matura per affrontare l’intervento. “In quest’ottica – spiega il chirurgo estetico – è importante capire da quanto tempo si desidera ritoccare quella parte del corpo. Sempre per rifarmi ad esperienze dirette, mi piace raccontare la storia di una donna di sessant’anni che si presentò da me perché desiderava correggere un evidente cedimento e svuotamento del seno, causati dalle gravidanze tanti anni prima. Nei colloqui che avemmo, la signora mi raccontò che coltivava questo desiderio da molti anni, ma prima c’erano i figli da accudire, quindi le sue disponibilità economiche non le permettevano di affrontare la spesa dell’intervento. Ora, in pensione, aveva pensato che poteva finalmente farsi questo regalo. Di fatto per lei iniziava una nuova vita e voleva affrontarla sentendosi meglio con se stessa, accettando di più il suo corpo”.

 

Sono numerose le persone che si rivolgono alla chirurgia estetica tra i quaranta e i cinquanta anni, periodo in cui facilmente si cade nella celebre crisi di mezza età. “La donna – sintetizza Fabjan – regge, come si suol dire, tre angoli del focolare: partorisce, cura i figli, lavora in casa e fuori. Poi un giorno, all’improvviso, i figli diventano autonomi, le colleghe di lavoro sono più giovani, si fa un bilancio della propria vita e ci si domanda quanto dei sogni di gioventù si è davvero realizzato. Oggettivamente la vita a quest’età è diversa, perché diversi sono gli obiettivi e gli impegni della quotidianità. Scatta così una profonda crisi d’identità, le cui domande cruciali sono: chi sono ora? dove sto andando? Inizia allora un lungo lavoro di ricerca dentro se stessi”. Non è un caso che proprio in questo periodo spesso le persone scoprano per la prima volta la loro spiritualità. E in questo cammino, che mira a raggiungere una piena consapevolezza di se stessi, che l’individuo punta ad armonizzare la propria interezza, fatta di anima e di corpo. In tale contesto, allora, l’attenzione al proprio aspetto fisico acquista un valore positivo.

 

Tra i fattori da prendere in considerazione, sia da parte del professionista che da parte del potenziale paziente, rientra l’oggettività del problema. “Non è raro – conferma Fabjan – il caso in cui un uomo o una donna ritengano di avere, per esempio, un naso molto grande e in disarmonia col volto. Ma spesso ciò non è vero: lo specchio riflette non l’immagine oggettiva ma quella che noi vogliamo vedere”. È chiaro che il vedersi e, soprattutto, il sentirsi brutti trovano la loro origine in quelle profondità dell’animo che temiamo a tal punto da non volerle affrontare, cosicché cerchiamo di ridurle a un qualcosa di oggettivo e da noi più facilmente controllabile, come appunto ciò che di noi appare. “Un uomo – rivela lo specialista – voleva cambiare il suo naso perché, secondo lui, era il motivo per cui da più di due anni non aveva una donna. Di fatto, però, il primo cambiamento vero doveva avvenire dentro di lui, doveva imparare ad andare incontro al mondo. Il naso corretto poteva solo sostenerlo in questa apertura agli altri, ma certo non avrebbe fatto cadere automaticamente tutte le donne ai suoi piedi!”.

 

Infine un’ultima storia. Una donna di settant’anni era rimasta vedova. A causa del dolore per la perdita del compagno aveva perso in poco tempo molti chili. A quest’età il dimagrimento eccessivo ha come conseguenza una pelle rugosa e cadente, trasformazione particolarmente evidente sul volto. Ma questa donna voleva vivere ancora: aveva amato suo marito, molto, ma non voleva che la sua vita finisse con la morte del suo compagno. Così in questo progetto, in questo caparbio attaccamento alla vita, voleva sentirsi di nuovo bella per poi riaprirsi al mondo e ad una vita sociale soddisfacente. “A due mesi dall’intervento – racconta Fabjan – la signora tornò da me e mi disse che le avevo cambiato la vita: ma era stata lei ad aver voluto scommettere ancora su se stessa”.

 

L’intervento di chirurgia estetica si differenzia dalle altre operazioni perché non è necessario e rientra quindi nel libero arbitrio della persona. Si tratta pur sempre di un’operazione: anestesia, bisturi, giorni di degenza in ospedale, assenza dal lavoro. Allora prima di agire sotto l’impulso di un pensiero che, come un battito d’ali attraversa la nostra mente, è bene pensarci e informarsi da professionisti di comprovata esperienza che non vedano solo il nostro corpo ma anche la nostra persona, la nostra anima.

Tiziana Benedetti

 


In collaborazione con Help! 

 

 


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