Congiuntivite: quali i pericoli per l’occhio?
La primavera è arrivata portandosi dietro, come ogni anno, le tipiche allergie di stagione che colpiscono almeno il 15% della popolazione. Tra i fattori scatenanti dell’allergia si possono
ricordare diverse piante, erbe, cereali, muffe, polveri, peli di animale, alcuni alimenti, detersivi, veleni d’insetti e coloranti. Molti i sintomi più comuni tra cui anche gli occhi gonfi e lacrimanti tipici della congiuntivite, ma attenzione, non sempre la causa va attribuita all’allergia… Su questo problema abbiamo fatto alcune domande al dottor Fabio Baccara, dell’Unità Operativa di Oculistica della Casa di Cura Salus di Trieste.
Che cos’è la congiuntivite?
“La congiuntivite è un’infiammazione della membrana trasparente che ricopre la parte interna delle palpebre ed una piccola parte del globo oculare. La malattia è molto comune, assai fastidiosa ma raramente pericolosa: in particolare, non provoca danni alla vista. Trattandosi spesso di una malattia contagiosa, deve essere diagnosticata e trattata tempestivamente, soprattutto nei bambini più piccoli che vengono facilmente colpiti da congiuntiviti virali o batteriche. Una forma particolarmente contagiosa, frequente negli asili e nelle prime classi elementari, prende il nome di cheratocongiuntivite epidemica”.
Quali sono le cause?
“Le principali sono le infezioni da virus o batteri e le allergie. Meno frequentemente può essere responsabile un trauma, provocato per esempio da raggi ultravioletti o da vapori di sostanze chimiche venuti a contatto con gli occhi”.
Come si riconoscono le forme infettive?
“Generalmente le congiuntiviti causate da un’infezione virale o batterica sono collegate ai raffreddori o al mal di gola. I segni ed i sintomi più frequenti della congiuntivite sono: occhi arrossati, prurito, lacrimazione, sensazione di corpo estraneo o di “sabbia” negli occhi, fastidio alla vista e ipersensibilità alla luce, secrezione acquosa o di muco-pus, appiccicosa, di colore bianco o giallo-grigiastro che, durante la notte, tende a consolidarsi in piccole croste agli angoli degli occhi. Le forme infettive possono colpire uno o entrambi gli occhi, mentre la forma allergica, invece, di solito colpisce entrambi gli occhi”.
Chi colpisce in prevalenza?
“Le forme virali colpiscono più frequentemente i bambini e sono altamente contagiose, quelle batteriche interessano prevalentemente i soggetti anziani e sono meno facilmente trasmissibili. Il contagio solitamente avviene dal contatto diretto con biancheria infetta o con acqua contaminata (per esempio, in piscina). Nel 2% dei neonati vi è il rischio di una pericolosa infezione degli occhi al momento della nascita, chiamata oftalmia neonatorum, causata da microbi presenti nel canale del parto. Per questo motivo gli occhi dei bambini, subito dopo la nascita, vengono protetti da un unguento a base di antibiotici”.
Esistono anche forme allergiche?
“Circa il 15-20% della popolazione mondiale soffre di problemi legati all’allergia oculare. La congiuntivite allergica è la forma più comune di allergia oculare. La forma stagionale, acuta, rappresenta circa il 90% di tutte le allergie oculari. È presente in primavera ed estate ed è causata prevalentemente dall’esposizione ai pollini ed alle graminacee. La forma perenne, cronica, persiste durante il corso di tutto l’anno. Questa variante è scatenata per lo più dal contatto con allergeni presenti costantemente nell’ambiente domestico come pelo di animali o polveri di varia origine (sensibilità agli acari maggiore). Il sintomo predominante della congiuntivite allergica è un moderato prurito oculare e perioculare, ma possono essere presenti anche rossore, bruciore ed eccessiva lacrimazione. La congiuntivite allergica acuta può essere scatenata anche dall’assunzione di farmaci, dall’uso di soluzioni per lenti a contatto o da prodotti cosmetici”.
Può verificarsi più volte nel corso dell’anno?
“Nelle forme infettive ben guarite è difficile che la sintomatologia si ripresenti. I soggetti allergici, al contrario, sono soggetti a più episodi nel corso dell’anno non essendo sempre possibile evitare il contatto con le sostanze irritanti. Esistono anche forme croniche di congiuntivite che tuttavia sono generalmente associate ad altre malattie che abbiano colpito l’occhio”.
La congiuntivite può portare a complicanze gravi per la vista?
“La congiuntivite è una malattia che tende a risolversi anche da sola e non danneggia la vista, salvo i casi fortunatamente rari, provocati per esempio dai microbi responsabili di gonorrea o meningite, in cui l’infiammazione si estende alla cornea (ossia la membrana che ricopre la parte centrale dell’occhio) o alla parte interna dell’occhio. La durata media varia da pochi giorni ad oltre un mese come nel caso delle congiuntiviti virali epidemiche da adenovirus”.
Quando bisogna rivolgersi allo specialista?
“È bene consultare il medico se la situazione non migliora dopo 3 giorni, se il dolore aumenta e l’occhio diventa sempre più rosso, se c’è un offuscamento della vista o se compare febbre”.
Come ci si cura?
“La congiuntivite virale è altamente contagiosa. Il paziente deve essere avvisato di lavarsi bene le mani dopo aver toccato gli occhi o le secrezioni nasali, per evitare di contagiare l’occhio non infetto, e di evitare di condividere asciugamani o cuscini. Gli occhi devono essere continuamente puliti dalle secrezioni e non bendati. La congiuntivite virale è autolimitantesi poiché dura una settimana nei casi lievi, e fino a quattro settimane nei casi gravi. Se la congiuntivite è provocata specificatamente da un virus, nessuna terapia è necessaria o disponibile. Se le caratteristiche cliniche sono compatibili con un’infezione batterica, il paziente deve essere sottoposto a terapia antibiotica locale. Congiuntiviti gravi con visione ridotta da infiammazione corneale o cicatrici possono richiedere la somministrazione di corticosteroidi topici. Comunque, il cortisone può aggravare un’infezione da herpes virus simplex, portando anche a ulcerazioni e perforazione corneale. L’uso a lungo termine dei corticosteroidi può inoltre portare al glaucoma e ad una possibile cataratta. Il loro uso deve essere perciò iniziato e monitorato dall’oftalmologo”.
Silvia Stern
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