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Le protesi acustiche

 |  Redazione Sconfini

A fronte di una crescente e preoccupante frequenza di persone, non solo anziane, che denunciano ipoacusie di vario tipo, si assiste ad una sottovalutazione delle conseguenze che tale condizione, se pregressa e non affrontata tempestivamente, può costituire sul soggetto stesso e a livello sociale.

 

Il soggetto che presenta un deficit uditivo progressivo si isola socialmente, mentre il più delle volte basterebbe un'adeguata protesizzazione acustica per migliorarne la qualità della vita e dei rapporti quotidiani. I problemi uditivi sono più vistosi degli apparecchi che li correggono: chiunque può notare gli atteggiamenti tipici di chi sente male, l'espressione ansiosa per non aver capito, la mano dietro l'orecchio, le risposte sbagliate. Viceversa, nessuno si accorge dei dispositivi miniaturizzati nascosti nell'orecchio, dietro il padiglione auricolare o nell'asta di normali occhiali.

 

Per rendere chiaro il concetto di tempestività dell'utilizzo della protesi, banalmente si potrebbe affermare che l'uso appropriato è quello che si basa sull'udito che rimane e non su quello che manca: più ampio è il residuo uditivo, migliori saranno i risultati. E per protesi acustiche s'intendono tutti i dispositivi che la tecnologia mette a disposizione per aiutare chi ha sordità organiche di entità tale da limitare la vita di relazione. Per saperne di più siamo andati a sentire il dottor Stefano Rigo, specialista otorinolaringoiatra.

 

Perché è così impopolare l'uso corretto di una protesi acustica seppure almeno il 60% delle sordità ne avrebbe giovamento?

"Numerosi sono i fattori che condizionano l'accettazione di una protesi acustica nell'adulto: fra questi il grado di sordità, le abitudini sociali e non ultime, personali ma molto diffuse, delle ragioni psicologiche ed estetiche. La necessità di adottare un ausilio protesico è avvertita dal paziente quando la sordità è oramai molto avanzata e penalizza decisamente il rapporto sociale. Viene di solito "accettata" se la motivazione è forte. Al contrario degli occhiali, assunti a oggetto di status symbol, la protesi acustica riflette socialmente più una menomazione che la risoluzione della stessa e condanna il soggetto ad una condizione di anzianità. Un'altra ragione del suo poco utilizzo è l'effetto scoraggiante del "sentito dire", magari  testimoniato da un conoscente o da un familiare deluso, quando invece il vantaggio funzionale è soggettivo perché dipende dalle caratteristiche del grado e del tipo di sordità, dall'accuratezza della protesizzazione, dall'adattamento oltre che dall'aspettativa del paziente. Oggi la tecnologia offre una gamma molto vasta di validi apparecchi programmabili e flessibili alle esigenze dei pazienti".

 

Quando un paziente si accorge di non sentire bene, il primo passo, oltre ad ammettere senza remore il problema, qual è?

"Si deve rivolgere ad un professionista, allo specialista otorinolaringoiatra, che a seguito di un'accurata diagnosi, discriminando fra tipo di sordità (trasmissiva o percettiva) e grado, valuterà il paziente ed illustrerà che cosa si può ottenere, i limiti esistenti, le difficoltà, le aspettative. Per raggiungere un reale vantaggio, la programmazione e la scelta di una protesi acustica dipende in parte dalle caratteristiche della sordità e molto dalle esigenze e dalle motivazioni del paziente: occorre riconoscere che in un'esigua percentuale di casi, la protesizzazione può fallire miseramente. Una volta individuata la possibilità di successo, l'otorino indirizzerà il paziente verso un competente tecnico protesista col quale ha necessariamente un rapporto consolidato di stima e fiducia reciproca, a garanzia di una professionalità plurima e collaborativa, vantaggiosa per il paziente e utente. Insieme si giungerà a formulare una proposta di apparecchio protesico (fra una vasta gamma di modelli e aziende fornitrici) che si provvederà a settare, ovvero a ottimizzare attraverso il computer in base alla curva audiometria. Questi passaggi fanno parte di un iter e di una programmazione che, se rispettati, sono una garanzia per le esigenze di adeguatezza della protesi del paziente".

 

Esiste una vasta gamma di modelli, aziende fornitrici, materiali e tecnologie all'avanguardia. Quali sono le protesi più affidabili ed efficaci? La resa è legata anche al costo?

"Sul mercato è reperibile una scelta molto vasta di strumenti di grande tecnologia, che coprono quasi tutte le esigenze. Volendo classificare le diverse tipologie, fra le protesi acustiche tradizionalmente analogiche e quelle di ultima generazione a tecnologia digitale, una prima valutazione oggettiva è che le prime (costituite da un'unità amplificante ormai obsoleta) hanno grossi limiti e che l'uso rimane ormai ristretto a pochi casi di sordità dove il contenimento dei costi rimane l'esigenza primaria. La tecnologia digitale ha rivoluzionato l'approccio alle esigenze del paziente: tale protesi, un vero e proprio computer acustico miniaturizzato delle dimensioni di un fagiolo, può infatti adattarsi in modo raffinato garantendo una buona qualità di riproduzione vocale e sonora. La tecnologia digitale però richiede grandi investimenti e la sua applicazione richiede una profonda preparazione tecnica del personale, senza la quale si rischierebbe di vanificare le potenzialità offerte dalla tecnologia. Questi fattori incidono sul costo complessivo della protesi acustica, che è compreso fra un minimo di circa 900 euro e un tetto di 4.000-5.000 euro. Ma la scelta del modello è sempre secondaria alla tipologia e al grado (lieve, medio, grave o profondo) della sordità: ad esempio, in presenza di una sordità severa non si deve abdicare ad esigenze meramente estetiche, cedendo all'opzione di una protesi magari microscopica ma alla fine inefficace".

 

In ogni fase della programmazione ha grande importanza la collaborazione tra medico e audioprotesista, che seguono insieme l'applicazione e la verifica dell'adattamento a quello che effettivamente è un corpo estraneo che viene introdotto nel condotto uditivo e col quale il paziente deve convivere, traendo vantaggi superiori ai disagi.

"è una fase delicatissima quella che segue alla consegna dell'apparecchio. Ogni protesi acustica è fatta su misura rispetto al condotto uditivo del paziente, sulla base di un calco di cera; se endoauricolare deve aderire perfettamente alle pareti del canale uditivo. I materiali sono sempre più compatibili, ma la sensazione di "corpo estraneo" non si può eliminare completamente. Per qualcuno è insopportabile e, quando la motivazione personale non è sufficiente a superare il disagio, può essere la causa di un utilizzo parziale o limitato o del totale insuccesso. In alcuni casi, ad una riuscita fase di adattamento fa seguito una gestione complessivamente insufficiente della protesi dal punto di vista della manutenzione igienica: si forma un accumulo di cerume nel canale uditivo ed il conseguente "tappo" produce un fastidiosissimo e caratteristico fischio, pregiudicandone l'uso. Questi inconvenienti sembrerebbero essere limitati nei nuovi modelli retroauricolari dotati di un microscopico ombrellino (open fitting) che va introdotto nel condotto uditivo. L'apparecchio acustico, inoltre, va utilizzato in modo graduale, e la resa è massima quando vi è una voce viva in un ambiente silente. La fase di adattamento è variabile da individuo ad individuo e necessita di frequenti controlli e correzioni del settaggio dell'apparecchio. Per il paziente anziano, la fase di adattamento è più prolungata ed hanno grande importanza le sue capacità di percezione e di discriminazione delle parole".

 

Per quanto riguarda i diversi modelli esistenti (endoauricolare, retroauricolare, ad occhiale), se ne può indicare un utilizzo di massima, fermo restando la soggettività della scelta?

"Quelli retroauricolari si posizionano dietro il padiglione auricolare e trasmettono i suoni al timpano attraverso un tubicino collegato ad una chiocciola di gomma realizzata su misura del condotto uditivo; sono adatti per perdite uditive gravi e severe di tipo percettivo o medie trasmissive. A differenza di questi, quelli endoauricolari possono essere impiegati in tutte le sordità di lieve e media entità con esclusione delle più profonde, sono di costituzione meno robusta e la raffinata tecnologia li rende soggetti a una manutenzione periodica; inoltre, il processo di adattamento si deve preventivamente considerare più lungo e richiede una collaborazione attiva del paziente. Infine, la protesi ad occhiale, indicata per la sordità trasmissiva, sfrutta invece le vibrazioni sonore, captandole e trasmettendole attraverso l'osso alla coclea".

 

 

NOTIZIE UTILI 

Iter burocratico per il contributo del SSN all'acquisto di una protesi acustica.

 

Per potersi avvalere del contributo per la protesi acustica da parte del SSN si deve essere invalidi civili per sordità. La condizione per essere giudicato invalido civile per sordità è che venga diagnosticata una sordità sonora, all'orecchio migliore, di 195 dB alla sommatoria delle seguenti tre frequenze: 500, 1.000 e 2.000 Hz. Chi non è in possesso di tale certificato di invalidità deve farne richiesta presso il competente ufficio Invalidi Civili ritirando l'apposito modulo per la domanda. Alla domanda di deve allegare:

1) certificato originale del medico curante che elenchi tutte le patologie;

2) fotocopia della carta d'identità non scaduta fronte e retro, oppure certificato di residenza in carta semplice;

3) fotocopia di tutte le documentazioni mediche (cartelle cliniche, esami audiometrici, accertamenti diagnostici, relazioni specialistiche, ecc.) che comprovino le patologie dichiarate dal medico di fiducia (questa documentazione va consegnata al suddetto Ufficio).

N.B.: l'ipoacusia deve essere menzionata nell'iscrizione certificata.

Successivamente:

1) dal medico di famiglia farsi prescrivere la richiesta di visita specialistica dall'otorino e l'esame audiometrico "per la fornitura di protesi acustica";

2) dal medico otorino della Ass farsi prescrivere sul modulo apposito le eventuali protesi acustiche e auricolari su misura;

3) con questi moduli presentarsi alla ditta di protesi più vicina, dove sarà compilato il preventivo da presentare alla Asl competente.

 

Ignazia Zanzi

 

 

 

 

 


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