Influenza suina. I vaccini sono utili o inutili?
Il grande mistero sanitario del decennio è sicuramente la cosiddetta influenza suina, poi ribattezzata per evitare contraccolpi nel mercato del consumo di carne di maiale, in modo più tecnico A/H1N1. Attorno a questa misteriosa forma influenzale, obiettivamente non troppo virulenta si è scatenato un pandemonio. Tra i complottisti che sostengono che l'influenza sia stata creata in laboratorio per consentire alle case farmaceutiche di vendere successivamente i vaccini ai governi di mezzo mondo a prezzi esorbitanti e i catastrofisti che credono ancora che questa influenza serva addirittura a limitare la popolazione della Terra quasi si trattasse di fare selezione naturale, prevale tra gli esperti la teoria secondo cui si tratta di una influenza stagionale destinata a passare senza lasciare tracce indelebili.
Ma l'argomento del giorno non è tanto l'insensato e ondivago comportamento di tanti governi e europei (e quello italiano spicca per la scarsa chiarezza) che un giorno dicono di stare calmi e il giorno dopo parlano di influenza killer prima, il terzo giorno sciorinano le decine di morti per la suina, il quarto si precipitano ad affermare che sono già a disposizione un numero mai preciso di vaccini (ma comunque a carico dei contribuenti) e il quinto affermano che l'influenza è molto meno violenta del previsto.
Ma che cavolo sta succedendo? E' possibile che non ci sia omogeneità nelle decisioni da prendere? Eppure l'argomento è scientifico al punto da dover trovare tutti daccordo.
L'argomento del giorno è rappresentato dal tema dei vaccini: innanzitutto, quali e quanti sono? E' vero che sono inefficaci oltre che abbastanza aggressivi per l'organismo perché il virus muta molto velocemente? A queste domande ancora non c'è una risposta medica e politica univoca.
Nel frattempo si scopre che in Francia un gruppo di cittadini ha deciso di denunciare al tribunale di Grenoble la campagna di vaccinazione lanciata dal governo francese che è, a loro dire, "un vero e proprio tentativo di avvelenamento della popolazione". Un terzo dei medici ha rifiutato il vaccino contestandone l'efficacia e il Governo è stato accusato di eccessivi allarmismi. E' possibile che i nostri cugini transalpini facciano nascere un collettivo d'opposizione alla vaccinazione.
Il panico che alcuni media stanno spargendo a piene mani anche in Italia sembra, come in Francia, mirato più che a spiegare la scarsa pericolosità della suina e sottolineare i casi limite per spingere l'opinione pubblica ad accettare la vaccinazione di massa. I morti erano quasi tutti affetti da altre gravissime patologie e ogni influenza causa alcuni morti (percentuali millesimali) anche tra individui apparentemente sani.
Altro motivo che sembra spingere verso un allarmismo immotivato (se non per far vendere i vaccini alle multinazionali farmaceutiche) è la modalità della conta dei morti. Fino all'anno scorso il rapporto non era morti/ammalati ma era morti/popolazione. Quindi il calcolo era questo: quanti morti ci sono stati da ottobre a marzo? 100. Quanti morti da aprile a settembre? 98. Bene, allora vuol dire che 2 sono morti per colpa dell'influenza stagionale. Il dato era poco scientifico ovviamente, ma a nessuno importava più di tanto perché l'influenza c'è sempre stata e non ha mai allarmato la popolazione più di tanto. Quest'anno per la suina, guarda caso, viene fatto il calcolo morti/ammalati e quindi la cifra oltre a essere in proporzione più alta non è neppure rapportabile alle cifre dell'influenza stagionale.
Da qualche mese però ci si è messi a contare con lo stesso parametro anche i morti che avevano contratto l'influenza stagionale e si è visto che nell'emisfero australe (dove l'inverno è appena finito) i morti di stagionale sono 13 su 100.000 persone mentre i morti di A/H1N1 sono 1 su 100.000. Addirittura 13 volte di meno!
---
Ti è piaciuta la notizia? Clicca qui e vota OK (in alto a sinistra). Grazie
Foto tratta da wikimedia commons