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Grexit: dopo l'imbarazzante silenzio Renzi parla come un nuovo Pétain

 |  Giuseppe Morea

Nella tarda primavera del 1940 la Francia visse la sua disfatta politico-militare quando la sua linea Maginot e la diplomazia di appeasement verso la Germania nazista (e l'Italia fascista) crollarono di colpo con la conquista di Parigi da parte dell'esercito del Terzo Reich.

Il 16 giugno, Philippe Pétain fu nominato presidente del Consiglio dal presidente della Repubblica. Il 22 giugno firmò l'armistizio con i tedeschi sancendo la divisione della Francia in due parti: a nord pieno controllo tedesco, a sud una "zone libre" amministrata dallo stesso Pétain con sede a Vichy. Il politico francese diede vita così ad un umiliante stato satellite della Germania, diventando l'emblema del collaborazionismo dei primi anni '40 di molti politici e funzionari ufficialmente non nazifascisti. Dopo circa due anni di vassallaggio, Pétain lasciò il ruolo di Capo del Governo a Philippe Laval, personaggio ancora più vicino ai nazisti. "Da quando gli Stati Uniti sono entrati in guerra, l'unica Francia che conosco stava dalla parte dei tedeschi" disse Franklin Delano Roosevelt in un colloquio con Churchill.

Anche se fortunatamente la stiamo vivendo in assenza di plateali spargimenti di sangue, invasioni e bombardamenti, anche l'Europa del 2015 sta vivendo un dramma (anche se forse sarebbe meglio dire dracma) simile con la Grecia. Ci sono i "Paesi creditori", in pratica degli usurai, che hanno fatto indebitare e ora pretendono la resa senza condizioni della "cicala" Grecia. C'è un governo (Tsipras) che ha chiesto al popolo sovrano di scegliere cosa fare: accettare la resa e lo svuotamento del Paese o avventurarsi in terre inesplorate con l'uscita dall'Euro e conseguente avvicinamento all'orbita BRICS e in particolare alla Russia?

E come in ogni guerra esplicita o implicita non poteva mancare il Pétain di turno che prende le sembianze del nostro mirabolante Matteo Renzi, il quale, invece di supportare la causa greca quantomeno per motivi di approssimazione geografica ed economica (dopo la Grecia sarà il turno del Portogallo e infine di Spagna e Italia), ha ben deciso di allinearsi per di più dopo due giorni di desolante e imbarazzante silenzio, alle posizioni tedesche. In un'intervista al Sole24Ore Renzi taccia Tsipras di pensare di "essere il più furbo di tutti, essere cioè quello che le regole non le rispetta", si schiera apertamente dalla parte della Merkel "dare la colpa alla Germania è un comodo alibi" e propina menzogne con una facilità disarmante "non è che abbiamo tolto le baby pensioni agli italiani per lasciarle ai greci eh" peraltro senza che l'intervistatore appuntasse "veramente non abbiamo tolto neppure una baby pensione, anzi per lasciarle intatte così come quelle cosiddette d'oro facciamo andare gli altri in pensione a 70 anni".

Ma d'altro canto ogni nazione ha i leader che si merita: e noi abbiamo il nuovo Pétain, piegato a 90° alle esigenze della Germania.


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