Disastro Calciopoli: la montagna che ha partorito un topolino (infografica)
Dopo quasi 9 anni si è concluso ieri il processo di Napoli denominato Calciopoli.
Nel 2006, quando scoppiò il caso, il bombardamento mediatico guidato dalle testate romane e milanesi (Repubblica e Gazzetta dello Sport in prima fila) a riguardo fu senza precedenti e sembrava che il calcio italiano dovesse ripartire, dopo una piallata vigorosa, da nuove basi etiche e morali.
L'inchiesta fu condotta male, anzi malissimo, per molti motivi (in parte specificati in questo articolo). Il principale è da rintracciare nella selettività unidirezionale di chi ha condotto le immagini: unico obiettivo dichiarato era quello di eliminare dal calcio italiano Luciano Moggi. Per raggiungere questo nobile fine, però, furono fatte nel vero senso della parola carte false: video di sorteggi scomparsi e trasformati in frame manipolati, telefonate sparite, ricorso a intercettazioni illegali, indagini oltre confine senza rogatorie e con buona parte degli accusatori oggi sotto inchiesta, report dei Carabinieri dimenticati in qualche cassetto (leggasi l'incredibile storia delle intercettazioni dai baffi gialli rossi).
Insomma, un'inchiesta disastrosa fin da subito. Moggi, uno che bastava guardarlo in faccia per sbatterlo in galera ma che con le prove emerse sembrava poco più di uno scolaretto birbante e millantatore, si è battuto come un leone sollevando polveroni nei momenti opportuni, accendendo i riflettori su fatti che non riguardavano direttamente il suo processo (ma quello sportivo sì, eccome), riuscendo nell'obiettivo di accendere i tifosi e scatenare una guerra di campanile tra bande sportivamente rivali.
E i risultati conclusivi infatti, non solo sono miserrimi sul piano penale, ma porteranno a un altro lungo e sanguinoso strascico in sede sportiva. Per la cronaca la Juventus, giudicata estranea ai fatti fin dalla sentenza di primo grado, chiederà danni per 400 milioni alla FIGC, la revisione delle sentenze del tribunale sportivo ai sensi dell'art. 39 del CGS e di conseguenza la restituzione dei due scudetti sottratti (di cui uno indegnamente consegnato all'Inter terza classificata nel 2004/05 da Guido Rossi allora commissario della FIGC, interista ed ex membro del cda della società nerazzurra). Le possibilità di riuscita dell'affondo bianconero sono buone.
Nell'infografica qui sopra abbiamo cercato di ricostruire, nonostante la grande difficoltà nel trovare all'interno delle motivazioni di primo e secondo grado, le sorti delle decine di imputati che nel 2006 finirono sulla graticola. Secondo la nostra ricostruzione, per gran parte dei 46 indagati in varie tranche del processo il destino giudiziario è stato benevolo: 32 assoluzioni (quasi tutti gli arbitri), 13 prescrizioni (tra cui quella più pesante è quella dell'associazione a delinquere di Moggi, assolto però dai capi di imputazione di frode sportiva) e 1 solo condannato: l'arbitro Massimo De Santis.
Beh, direte voi, sarà stato dimostrato che De Santis ha pilotato le partite che ha arbitrato con la Juve favorendola spudoratamente. Invece, ironia della sorte, De Santis dovrebbe essere stato condannato (ma siamo in attesa delle motivazioni della sentenza) per Fiorentina-Bologna 1-0 e Lecce-Parma 3-3.
Capite il perché del ricorso della Juve e perché questa storia non finirà mai?
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