Il vero desiderio (malcelato) dei tedeschi: prendersi il 15% della ricchezza italiana
Quella dei tedeschi per la ricchezza delle famiglia italiane sta diventando un mania. Sembra in tutto e per tutto una moderna rivisitazione della teoria dell'invidia del pene di freudiana memoria.
Se lo scandaloso accordo per evitare il default di Cipro, che sembra in queste ore vacillare, dovesse andare in porto, si romperebbe l'ultimo argine alla rapina legalizzata delle ricchezze dei cittadini italiani e più in generale dei paesi del Mediterraneo. Qualora infatti alla finanza europea fosse arrogato il diritto (sotto la copertura di una tassa) di prelevare dal 6,75% al 10% dai conti dei cittadini di un paese europeo come Cipro allora l'operazione si potrebbe ripetere su vasta scala andando a dissanguare il pesce grande. Si chiami esso Grecia, Spagna o Italia poco importa.
Il livello patologico di questi tentativi che acquistano corpo giorno dopo giorno viene servito dal capo degli analisti della tedesca Commerzbank, Jorg Kramer. Si tratta di una figura di alto profilo in quella banca privata, fortunatamente senza alcun potere decisionale sulle politiche europee, ma indicativo dell'aria che tira laddove il potere finanziario si è ormai concentrato ovvero in Germania.
Kramer spiega: "I patrimoni finanziari degli italiani corrispondono al 173% del Pil e sono molto superiori a quelli tedeschi che corrispondono al 124%. Per questo sarebbe utile applicare in Italia una patrimoniale, una tassa del 15% sui patrimoni basterebbe ad abbassare il debito pubblico italiano sotto la soglia critica del 100% del Pil". Capito? Il 15% dei nostri soldi depositati su conti correnti, fondi comuni, depositi postali, azioni e Bot.
Ora, evidentemente al signor Kramer sfugge il leggerissimo impatto recessivo che avrebbe una tassa simile che, sommando la perdita di circa il 20% del valore degli immobili significherebbe far tornare indietro l'Italia di almeno 40 anni in termini di valore patrimoniale della sua ricchezza. Ma la domanda cui rispondere veramente è da estrapolarsi dalla dichiarazione dell'analista tedesco: a chi sarebbe utile una patrimoniale in Italia?
Di certo non all'Italia che può farcela da sola semplicemente riducendo la spesa pubblica, la corruzione, gli sprechi e rilanciando il mercato interno delle fasce medie e medio basse del Paese con i tradizionali mezzi che la politica economica ha messo in campo più volte nell'ultimo secolo e che in parte la Germania stessa utilizza ancora oggi: deficit spending, salario orario minimo garantito per legge per qualsiasi tipo di lavoro richiesto, deburocratizzazione, crediti alle imprese, reddito minimo garantito, agevolazioni sui beni di prima necessità, ripristino del diritto all'abitazione popolare, tassazione al 50% dei capitali scudati al 5%, pagamento fatture arretrate da parte della P.A. e così via. In 8/12 mesi, qualora si accompagnassero questi dispositivi a una seria lotta all'evasione e alla corruzione, il Paese si rialzerebbe e riprenderebbe a viaggiare più speditamente dei tedeschi che nonostante i tentativi di affossarci ancora ci invidiano i risparmi (che nonostante gli sforzi sono ancora superiori a quelli tedeschi) che le lungimiranti famiglie italiane hanno messo da parte generazione dopo generazione.
Ironia della sorte, la Kommerzbank (seconda banca tedesca) del signor Kramer, forse anche per merito dei suoi analisti, nel 2008 era praticamente fallita. Poi nel 2009 fu salvata dal governo tedesco che ne ha in mano ancora il 25%. Ecco il motivo per non prendere sottogamba le parole di Kramer.
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