Renzi: dal Daspo per i corrotti al salvataggio di Azzolini
Incalzato dagli eventi relativi agli scandali Mose ed Expo, il premier Renzi fino a qualche mese fa rilanciava a reti unificate "ci vuole il Daspo per i corrotti".
I sani di mente, conoscendolo, sapevano che era una fregnaccia. Ma gli elettori del Pd riescono a superare qualsiasi balla e qualsiasi mistificazione renziana come fossero dei berlusconiani della prima ora. Già in marzo si capiva che Renzi mentiva, infatti il senatore Enrico Cappelletti (M5S) tentò di inserire nel ddl anticorruzione un emendamento che tenesse lontani dalla "cosa pubblica" politici e imprenditori condannati per tangenti.
Risultato: proposta bocciata in modo compatto dall'intero Pd. "Tutti si sono messi a ridere e nessuno ha risposto", racconterà l'ingenuo Cappelletti.
Ieri, con la solita "prova di coscienza" benedetta da Renzi stesso (che diede indicazioni chiare e opposte nel caso di Genovese) il Pd fa in modo che il senatore Antonio Azzolini si salvi dagli arresti domiciliari chiesti dai giudici in merito al crac della Casa di Cura Divina Provvidenza. Al momento sono in arresto diverse persone accusate a vario titolo, come Azzolini, di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta e altri reati tra cui falso in bilancio, assunzioni clientelari, spreco di denaro pubblico e consulenze d'oro. Tra queste, ci sono anche due suore.
Azzolini però no, lui è diverso. NCD aveva minacciato di far mancare i numeri al Governo quindi per buona pace dei manovratori renziani Azzolini poverino è vittima di fumus persecutionis.
In effetti il buon politico pugliese non è nuovo a vicende di cronaca giudiziaria: nel 2013 è stato accusato di associazione a delinquere, abuso d'ufficio, reati ambientali, truffa e falso (presunta maxifrode da 150milioni di euro) in merito alla costruzione del nuovo porto di Molfetta (città di cui fu sindaco). L'accusa sostiene che in qualità di primo cittadino fosse a conoscenza della presenza di ordigni militari inesplosi ma face finta di non saperlo per far lievitare i costi a causa della necessaria bonifica.
Nel dicembre 2014, Palazzo Madama, ha ostacolato proprio le indagini sul crac della Divina Provvidenza negando l'autorizzazione all'uso delle intercettazioni telefoniche del senatore: Pd, Fi, Lega Nord e Ncd furono compatti.
La Procura di Trani chiedeva i domiciliari per evitare il possibile inquinamento delle prove, dal momento che Azzolini gode di una fitta rete di contatti e clientele, in grado di garantirgli manipolazione di documenti, eliminazione di prove, minacce a testimoni ecc.
Ora, il senatore famoso per aver detto a una suora "qui comando io e se non fate come dico io vi piscio in bocca", è tornato immacolato e lindo come un giglio di campo grazie a 189 senatori.
Un altro grande successo per il rottamatore che voleva dare il Daspo per i corrotti ma che poi fa salvare dai suoi sodali un siffatto personaggio.
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