Beppe Grillo candidato alla guida del Pd: il giallo della tessera
Il momento è storico. Ma come al solito (ricordiamoci che siamo in Italia) potrebbe rivelarsi un palloncino in grado di sgonfiarsi in pochi giorni. Beppe Grillo lancia la sua candidatura alla guida del Partito Democratico. Il contenitore di bianchi e rossi, sedicente riformista, è diventato così ufficialmente terra di conquista proprio dal movimento che la politica "ufficiale" ha sempre definito antipolitica.
Ebbene, non solo si sbagliavano di grosso (Il Pd che fa politica è un ossimoro) ma ora Troia, in senso figurato ma non solo, potrebbe essere conquistata da un'orda selvaggia e incazzatissima di una generazione senza speranze, né futuro, povera economicamente, con pochissimi punti di riferimento e appigli, diretta verso una vecchiaia che si annuncia come ricca di sofferenza e caratterizzata da un vuoto di prospettive ma prodiga di povertà.
Beppe Grillo ne rappresenta un'aspirazione forse troppo carica di entusiasmo, ma certamente rappresenta per questa generazione altamente scolarizzata e precarizzata le aspirazioni di una rottura definitiva con il passato. Il Pd, vittima delle sue stesse correnti si vede eccezionalmente spezzettato tra la corrente agnostica di Marino, quella margheritiana di Franceschini e quella rossa di Bersani-D'Alema.
L'elettorato è spaccato, confuso, arrabbiato, incapace di capire i silenzi di un partito che avrebbe avuto vita facile a cacciare Berlusconi che frequenta minorenni, che organizza festini con prostitute, che riceve ordini e minacce dalla Mafia, ma che invece è stato zitto, complice attivo (o meglio, passivo) di questa notte della democrazia.
L'elettorato del Pd non è come quello del Pdl: tende ad avere buona memoria e a non fidarsi delle televisioni. Per questo le tre candidature "ufficiali" rischiano di consegnare il Pd al quarto incomodo e la nomenklatura questo fatto lo capisce benissimo. E infatti si stanno (scusate il termine colorito) letteralmente cagando addosso!
La dimostrazione è nelle parole di Fassino: "Grillo non è iscritto al Pd e lo ha attaccato di continuo. La sua candidatura è un boutade un po' provocatoria e non c'è alcuna ragione per considerarla una cosa seria. Bisogna vedere se noi accettiamo la sua iscrizione al partito e non penso che si possa accettare. Per correre per la segreteria non basta l'iscrizione, perchè qualsiasi associazione al mondo non accetta chi aderisce in modo strumentale ma ritiene che ogni adesione debba essere vera e sincera ai valori e allo finalità del Partito. Per me la cosa finisce qua".
Il Partito Democratico, quindi, per il momento si difende a suon di carte bollate minacciando di non dare la tessera a Grillo. Ma come la prenderebbero le migliaia di fan dell'ex comico? Il Pd perderebbe il suffisso "Democratico" e resterebbe Partito, proseguendo ininterrottamente la sua discesa verso il 15%.
Un altro indizio del fatto che nel Pd i vertici hanno il latte alle ginocchia è nell'aumento E-S-P-O-N-E-N-Z-I-A-L-E di troll che commentano il post dell'autocandidatura di Grillo sul suo blog. La percentuale di lettori che si dichiara contraria alla mossa del capopolo grillino, pur essendo inferiore alla percentuale degli entusiasti, è sospettosamente alta. Di certo è in atto una mossa da parte della nomenklatura del Pd per placare il consenso di Grillo. La tv lo sbeffeggerà, lo ignorerà e lo ostacolerà, i giornali fanno altrettanto, nel web (unico strumento democratico) sarà possibile boicottarne un po' la campagna elettorale.
Ricordiamoci che stiamo parlando del Partito che annovera tra i suoi dirigenti romani uno stupratore seriale, per di più con dei precedenti inquietanti conosciuti al tempo della sua nomina! Come giustificare allora un "NO" a Grillo?
Grillo ha i numeri per farcela, qualora gli dessero la tessera, perché alle primarie potrebbero votare anche i non iscritti: e allora alla "corrente" grillina nel Pd (che già esiste) si sommerebbero decine migliaia di elettori di Italia dei Valori e probabilmente parecchi comunisti.
Non si può però nascondere un possibile risvolto autoconservativo tipico di questa classe dirigente: pur di non perdere il Pd e battere Grillo l'élite democratica potrebbe decidere di far convergere tutte le preferenze su un candidato e potrebbe addirittura chiedere il supporto mediatico a Berlusconi, che ha trovato in questo Pd un complice così servile da non poter essere abbandonato.
Se come negli Usa, il web dovesse risultare decisivo per un'elezione politica anche in Italia, avremmo forse trovato il nuovo Obama? Se solo Debora Serracchiani non si fosse già spesa per Franceschini...