Mari-o-monti
Passata la sbornia per la liberazione italiana dal regimetto berlusconiano è tempo di confrontarsi con scenari completamente diversi.
Via a nani, ballerine e amici di mafiosi e dentro i cosiddetti tecnici, che poi almeno nei ministeri chiave (Economia, Sviluppo Economico, Trasporti, Istruzione, Lavoro, Welfare) sono banchieri, amici di banchieri, camerieri di banchieri.
Il comune denominatore tra i due governi è che il tutto è avvenuto all'insaputa (locuzione ormai celeberrima) del popolo sovrano.
Con i berluschini prima grazie all'opera persuasiva della televisione e della stampa di regime oltre che alla disinformazione e alla demonizzazione dell'avversario, condite in tutte le maniere.
Con il governo tecnico di Monti oggi (che per qualche settimana merita comunque un'apertura di credito per la caratura di alcuni neo-ministri) grazie alle appena bisbigliate decisioni a porte chiuse prese in queste febbrili giornate.
Il neo governo sembra più che altro una riproposizione in scala di una BankItalia. Tutte le banche, non contente di aver prodotto il debito che sta strangolando il Paese con la complicità di una classe politica di mentecatti, hanno avuto la loro percentuale nel board governativo.
Troviamo una potente presenza di Intesa San Paolo, che piazza il suo amministratore delegato Corrado Passera (Sviluppo economico e Trasporti) e la vicepresidente del consiglio di Sorveglianza Elsa Fornero (Lavoro e Welfare).
Anche Unicredit, per via traversa, è nel board con il suo ex membro del Cda di Unicredit Private Bank Francesco Profumo. Ma c'è anche Piero Gnudi (Turismo e Sport) attuale consigliere di amministrazione di Unicredit.
Il profilo medio dei ministri sembra stellare. Solo che siamo abituati a Brunettolo, Gasparri, Tremonti, Brambilla e Mara Carfagna. I paragoni sono troppo facili.
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