La rivoluzione viola. Il No Berlusconi Day
E' accaduto spesso, nella storia dei paesi occidentali ma non solo, che le rivoluzioni culturali e politiche più dirompenti siano state associate ad un colore. Senza stare a scomodare le tantissime rivoluzioni rosse (per la maggior parte fallimentari) sparse a macchia di leopardo in tutto il globo nel XX secolo, recentemente è finita male la rivoluzione verde in Iran e non sta godendo di buona salute la rivoluzione arancione in Ucraina di un paio di anni fa. A richiedere una rivoluzione "colorata" o forcaiola è comunque quasi sempre un paese in difficoltà, ridotto allo stremo e governato tirannicamente. E' questa allora la molla che ha suggerito al crescente popolo del web italiano di promuovere il No B. Day, la manifestazione di piazza per chiedere le dimissioni del premier Silvio Berlusconi. Stavolta la rivoluzione sarà di colore viola. Il viola non rappresenta nessun colore politico e, nonostante la presenza e l'appoggio di Italia dei Valori e dei comunisti, gli organizzatori chiedono di bandire tutti i simboli di partito e le relative bandiere. Ognuno deve indossare qualcosa di viola, il colore del lutto, ma anche quello dell'energia vitale e dell'autoaffermazione. L’appuntamento sarà per il 5 dicembre a Roma per il corteo che partirà da Piazza della Repubblica alle 14.00 e giungerà a Piazza del Popolo. In serata diversi artisti si esibiranno in piazza San Giovanni
I fan delle diverse pagine su Facebook che hanno aderito alla manifestazione sono quasi 300.000. Senza dubbio sarà la più grande manifestazione politica nata e incubata dal web, ma riuscirà ad ottenere qualcosa? Senza un'azione ad oltranza i risultati saranno sicuramente modesti e Berlusconi, che mai si è curato di governare il dissenso continuando a puntare solo sui suoi elettori/ammiratori con le sue invettive e i suoi richiami a complotti comunisti e ad un greve vittimismo, si farà solo una bella risata continuando a guardare dall'alto al basso i suoi sudditi, mentre si prepara a varare nuove leggi che gli permettano di evitare di finire in galera.
Perdendo l'appoggio del Partito Democratico, le cui strategie di opposizione risultano sempre più incomprensibili, la piazza ha perso un possibile sostegno degli aderenti al partito di Bersani, ma ciò non toglie un ragionamento di fondo: le rivoluzioni, a meno che non siano sanguinarie, non si fanno in un giorno, ma sono il compimento di un percorso culturale di un intero popolo. La "rivoluzione viola" sarà un tassello (non il primo, non l'ultimo) di una rivoluzione lunga (e per questo più duratura) che forse si chiamerà viola ugualmente, ma che non si potrà completare il 5 dicembre.
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