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Il senatore Pdl Di Girolamo è uomo della 'ndragheta. E ha pure falsificato le elezioni!

 |  Redazione Sconfini
nicola_girolamoE' spaventosa la ricostruzione che Il Fatto Quotidiano delinea nell'affrontare l'inchiesta giudiziaria che sta coinvolgendo il senatore del Pdl eletto all'estero Nicola Paolo Di Girolamo, sul quale pende un mandato d'arresto da parte della Procura di Roma, ma che probabilmente la farà franca in virtù della solidarietà parlamentare che ne proibirà la cattura. A prescindere dai dettagli giudiziari della vicenda, è il contorno attorno cui nasce, si concretizza e ha successo l'operazione della 'ndrangheta che ha portato Di Girolamo a Palazzo Madama.

Le intercettazioni telefoniche inchiodano infatti il senatore berlusconiano ad una realtà da brividi. L'uomo sarebbe infatti uno "schiavo" del boss della 'ndrangheta Gennaro Mokbel, legato ad Antonio D'Inzillo considerato l'omicida di Enrico De Pedis il boss della Magliana, che avrebbe fatto convergere i voti di Isola Capo Rizzuto su Di Gerolamo.

Nelle intercettazioni tra Mokbel e Di Gerolamo emerge chiaramente il rapporto servile del senatore rispetto al boss malavitoso, che lo ha aiutato ad essere eletto:

1° aprile 2008: "M’hai scassato il cazzo, te lo dico papale papale a Nicò. Se t’è venuta la candidite Nicò e se t’è venuta già a’ senatorite è un problema tuo, però sta’ attento che ultimamente te ne sei uscito tre volte che io sono stato zitto ma oggi mo’ m’hai riempito proprio le palle Nicò. Capito? A ’n’ altro je davo ‘na capocciata ma a te siccome te voglio bene, Nicò, abbozzo ‘na volta, due, tre volte. Mo basta".

Dopo le elezioni Mokbel è ancora più duro con il suo servo, che si scusa dicendo: "Io ho sbagliato" ma a Mokbel non basta: "Non me ne frega un cazzo. A me di quello che dici tu...per me Nicò puoi pure diventà presidente della Repubblica, per me sei sempre il portiere mio, per me tu sei sempre il portiere no, nel senso che tu sei uno schiavo mio, tu conti sempre come il portiere, capito Nicò. Però ricordate, io per i soldi nun me ne frega un cazzo del potere, però ricordate Nicola che per le sfumature me faccio ammazzà e faccio del male".

Il faccendiere rinfacciava al senatore i suoi debiti: "Ti è piaciuto sentirti qualche cosa e mo ricordate che devi pagà tutte le cambiali che so state aperte e in più devi pagà lo scotto sulla tua vita Nicò perché tu una vita nun ce l’avrai più". Mokbel rivendica il ruolo di motore e di cassa del movimento politico del quale Di Girolamo è soltanto la faccia: "Io sono sette mesi che sono murato qua dentro e calcola che il 70% dei soldi tirati fuori qua li ho tirati fuori io, io sto zitto e muto e tiro fuori. Ma che me voi dì...Io c’ho cinquant’anni Nicò". Il senatore prova a ribattere “e pure io Gennaro” e Mokbel: "Eh, ma i cinquant’anni mia nun so’ i tua". E il senatore che si ricorda con chi ha a che fare: "Quello sicuramente".

Dalle intercettazioni emerge anche che Di Girolamo si è recato in Germania assieme agli esponenti della cosca Arena della famiglia di Isola Capo Rizzuto per procurare voti come scrive il gip "avvalendosi della capacità di intimidazione e dell’operatività della cosca mafiosa reperivano voti presso gli immigrati calabresi in particolare nel distretto di Stoccarda e Francoforte. Dove grazie al supporto del mafioso Franco Pugliese, riciclatore dei beni della famiglia Arena difesa dall’avvocato Colosimo ora latitante, reperivano le schede elettorali in bianco inviate agli elettori residenti all’estero provvedendo al riempimento inserendovi abusivamente il nominativo Di Girolamo Nicola Paolo". Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, sulla base di indagini ancora segrete aveva inviato parte degli atti alla Giunta per le elezioni che si era convinta della irregolarità proponendo all’Aula di dichiararlo decaduto dal suo seggio senatoriale.

Ma l’aula lo ha salvato. Toccanti le parole del senatore Cuffaro condannato in Appello a 7 anni per aver favorito Cosa Nostra durante la discussione: "Onorevoli colleghi, mettetevi una mano sulla coscienza! Se votate per la decadenza quest’uomo sarà arrestato!".

Di Girolamo continua così a svolgere la sua attività parlamentare anche come membro della III Commissione Affari esteri nonostante già nel 2008 sia stato raggiunto da una richiesta di arresto per aver falsificato la sua residenza. Scommettiamo che continuerà a legiferare per conto della 'ndrangheta?

Mica possiamo mandarlo in galera un siffatto lord. Una mano sulla coscienza signori senatori. Eh!

Di Girolamo nega di aver mai avuto rapporti con la 'ndrangheta. Peccato però che L'Espresso l'abbia immediatamente smascherato pubblicando queste foto che lo ritraggono con due boss malavitosi in occasione di una delle feste per la campagna elettora.

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