Sta passando un po' sottotraccia una notizia che certamente finirà sui libri di storia del futuro. Il 28 ottobre i pm saliranno al Quirinale per ascoltare come testimone il presidente Napolitano in merito all'inchiesta sulla trattativa Stato-Mafia.
Evidentemente all'italiano medio sfugge l'estrema gravità dell'evento. Innanzitutto il solo fatto che la massima carica dello Stato sia ascoltata perché si presume la sappia lunga sugli accordi presi da pezzi dello Stato con Cosa Nostra in un periodo drammatico per la storia del Paese è roba da cadere dalla sedia.
Poi l'inoppugnabile verità che descrive un Napolitano che ha fatto di tutto per non venir ascoltato dagli inquirenti.
Infine, cosa più grave tra tutte, come prescritto dalla legge (art.111 Cost; art. 178 e 502 c.p.p).gli imputati hanno diritto a presenziare all'interrogatorio anche se in videoconferenza e a fare domande ai testimoni! Significa che Riina e Bagarella, mafiosi ergastolani imputati anche in questo processo possono non solo presenziare in videoconferenza ma anche porre domande al Presidente.
Roba da fantascienza: Riina che chiede spiegazioni per qualche "vuoto di memoria" di Napolitano, Bagarella che punzecchia con domande sibilline la massima carica dello Stato. D'altronde in uno Stato alla rovescia come è l'Italia è normale non stupirsi di nulla.
A meno che l'ottantanovenne Re Giorgio non decida risparmiare questa umiliazione all'intero Paese dimettendosi prima del 28 ottobre.
Sempre nella speranza che il patto del Nazareno non ci riservi altre sgradite sorprese per il Quirinale.
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Aggiornamento delle 10.40 del 9 ottobre: La Corte d'Assise di Palermo, smentendo la Procura, ha detto no alla presenza anche in videoconferenza degli imputati Riina e Bagarella oltre che dell'ex ministro Mancino alla deposizione di Napolitano. Ora Riina e Bagarella potranno chiedere l'annullamento del processo in caso di condanna in Cassazione.
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