Ecco perché l'Italicum è peggio della legge Acerbo
Ci risiamo. Esattamente 90 anni dopo le prime elezioni politiche che anche grazie alla legge Acerbo spalancarono le porte alla dittatura fascista, l'Italia sprofonda nuovamente nel tranello autoritario.
Capofila del colpo di mano anche se probabilmente è solo un prestanome di interessi di protagonisti incofessabili è Matteo Renzi, forte dello scudo dell'incredibile 40% ottenuto alle ultime europee.
Ma veniamo alla legge Acerbo, il meccanismo elettorale che il fascismo impose nel 1923 in vista delle elezioni del 1924 a colpi di fiducia. Esistono legami "filosofici" e "meccanici" inquietanti con l'Italicum voluto da Renzi e compagnia. L'obiettivo oggi come allora è quello di silenziare le opposizioni, eliminare i piccoli partiti attaccabrighe, manipolare la proporzionalità e di fatto eliminare la possibilità che nuove formazioni politiche entrino alla Camera.
Per farlo fu stabilito che il partito che avesse superato il quorum del 25% avrebbe preso i 2/3 dei seggi.
Vi era un unico collegio nazionale suddiviso in 16 circoscrizioni ed era possibile il voto di preferenza all'interno di lunghi listoni elettorali. Tuttavia, la lista più che avrebbe superato il 25% dei voti avrebbe automaticamente eletto tutti i suoi candidati.
Oggi come allora si opposero a questa deriva fascista di ultradestra soltanto le compagini di sinistra (socialisti, comunisti, sinistra liberale e popolari di don Sturzo) significativamente minoranza nel Pd del 2014.
Il meccanismo truffaldino delle coalizioni che portano voti al partito principale prima di sfaldarsi o di ergersi a stampella del governo (tipo Sel) ancora non è stato istituzionalizzato ma Mussolini trovò una soluzione assolutamente identica negli effetti: con una lista fascista "bis" rosicchiò alle opposizioni altri 19 seggi oltre ai 2/3 garantiti dalla schiacciante vittoria elettorale (60% dei voti) del PNF.
Dettaglio storico fondamentale: non esisteva in sostanza il bicameralismo perfetto, pertanto Mussolini in assenza del Senato eletto su base regionale e quindi con eventuali maggioranze più risicate, riuscì ad imporre la sua dittatura forte di una maggioranza schiacciante nell'unica assemblea rappresentativa senza formalmente ledere la legalità. C'era il Senato del Regno, certo, ma guarda caso i membri erano nominati a vita dal Re e, successivamente, anche dai presidenti del Consiglio. Durante il ventennio tuttavia, il suo peso divenne sempre più marginale. Altra inquietantissima analogia con l'Italicum.
Guarda caso l'operazione che il pensiero renzusconiano vuole portare avanti a testa basa: l'eliminazione del Senato come organo elettivo e legiferante.
Si dirà: beh il premio del 67% dei seggi con la legge Acerbo veniva dato al partito che superava il 25%, ora il limite è più alto e il premio più basso. Tuttavia, il premio va alla coalizione e in caso di accozzaglia di partiti civetta che non superano il quorum un partito col 20% (o anche meno) dei voti potrebbe avere in mano la maggioranza parlamentare, il governo, il CSM, l'elezione del Presidente della Repubblica. Esattamente quello per cui fu concepita la legge Acerbo.
Almeno Mussolini prese il 60%. Più dei voti presi da Renzi e dal suo padre putativo Berlusconi messi insieme.
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