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Senza il M5S Berlusconi sarebbe ancora senatore

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Trovare la radice delle cause di un evento storico è sempre impresa difficile.

 La prima guerra mondiale scoppiò per l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando nel 1914 ma in realtà gli eserciti stavano da tempo ammassando uomini, mezzi e munizioni in zone strategiche perché il vecchio equilibrio era comunque destinato a rompersi e un nuovo assetto andava trovato in Europa. Una qualsiasi scintilla avrebbe comunque prima o poi fatto scoppiare le ostilità.

La seconda guerra mondiale iniziò ufficialmente con l'invasione tedesca della Polonia, ma da almeno 2 anni le diplomazie stavano vanamente tentando di procrastinare l'avvio di un lungo periodo bellico che cambiò per sempre gli equilibri mondiali e che era nella natura dell'ideologia nazista e pertanto non estirpabile alla fine degli anni '30. Anche in quel caso la guerra sarebbe scoppiata comunque (Sudeti? Invasione del Belgio? Annessione della Norvegia? Attacco alla Francia? Operazione Barbarossa? Attacco aereo a Coventry?).

La guerra della legalità in Italia, apertasi in epoca craxiana e non ancora finita, ha vissuto un climax narrativo e storiografico nella giornata di ieri. L'espulsione del pregiudicato Berlusconi dal Senato è un grandissimo colpo a effetto del fronte dei legalitari e degli onesti, i quali hanno ottenuto un risultato che comunque sarebbe inevitabilmente giunto entro poche settimane con la definizione dell'interdizione dai pubblici uffici dell'evasore fiscale. E' la Storia, quella con la S maiuscola che l'avrebbe richiesto. Quella Storia che lentamente ma inesorabilmente sta facendo nuovamente pendere in molti Paesi occidentali il peso a favore del popolo anziché a favore delle lobby e delle oligarchie corrotte di cui Berlusconi è solo uno, il più esposto e pittoresco, dei rappresentanti.

La Storia, sempre quella con la S maiuscola, ci dice anche che per una volta la Politica si è ripresa in mano le redini della narrazione storiografica anticipando con coraggio una decisione che in altri tempi (fino all'inizio del 2013) non avrebbe mai e poi mai preso.

Il motore di questo coraggio è rappresentato dal Movimento 5 Stelle senza i cui senatori mai Berlusconi sarebbe stato messo con le spalle al muro in commissione, nella giunta per le elezioni e a Palazzo Madama. Il Pd ancora scioccato e debolissimo per aver piegato la schiena in occasione della rielezione di Napolitano (con annesso incarico al nipote di Gianni Letta e tradimento a Prodi) non poteva permettersi di perdere anche questa occasione e per mero calcolo di sopravvivenza si è accodato alle richieste dei pentastellati.

Non bisogna dimenticare infatti che nell'ordine:

1) Alla vigilia della condanna in Appello ma dopo quella in primo grado il Pd attraverso Violante dichiarò: "Per tre o quattro volte nelle passate legislature il centrosinistra ha votato in un certo modo contro l'ineleggibilità. Se non ci sono fatti nuovi non vedo perché dovremmo cambiare questa scelta".

2) Ancora prima della condanna in Cassazione il Pd attraverso Speranza si è detto favorevole all'eleggibilità di Berlusconi nonostante la legge 361 del '57.

3) Dopo la condanna il Pd non ha opposto resistenze mentre si trattava di trovare il modo di consentire l'agibilità politica a Berlusconi.

4) Il Pd si è prodigato anche per mezzo dei saggi di Napolitano per sondare la possibilità di concedere la grazia a Berlusconi.

5) Il Pd ha tentato di far votare la decadenza con voto segreto (confidando negli impallinatori di Prodi che poi sono gli amici di Berlusconi) dovendo poi far marcia indietro per le incredibili pressioni del suo elettorato.

6) Costituzionalisti di dubbia fama anche di area Pd hanno messo in discussione la costituzionalità della legge Severino.

7) Il Pd ha rinviato il voto in giunta per molte settimane regalando a Berlusconi oltre 3 mesi di impunità con la scusa della stabilità dell'esecutivo.

8) Il Pd non ha fatto in 20 anni un discorso come quello di Paola Taverna. Non ne ha il coraggio, perché se fosse dipeso dalla sua classe dirigente Berlusconi sarebbe ancora al suo posto.

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