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Topolò: ospite d'arte estivo senza confini

 |  Redazione Sconfini

Avvolto da un’oscurità squarciata da calde luci domestiche il minuscolo paese di Topolò, una cinquantina di abitanti in tutto, ci aspetta  sereno e bellissimo nella sua rinnovata veste di ospite d’arte estivo. Ci siamo andati la sera, proprio per questa strana magia che incanta chiunque venga a visitarlo.

Questo splendido agglomerato di case abbarbicato sulle montagne vicino al confine sloveno si sarebbe forse completamente spopolato nel tempo, non fosse stata per l’iniziativa di un paio di persone. Moreno Miorelli e Donatella Ruttar, con il benestare degli abitanti, hanno pensato di aprire il paese all’arte e di convertirlo in un laboratorio. Vita e arte, residenti e artisti interagiscono, diventando l’uno la quotidianità dell’altro.Topolò

Ogni luglio, da una decina d’anni, artisti da tutto il mondo arrivano e scambiano le loro energie con la magia di questi luoghi. Visibili e invisibili installazioni a cielo aperto parlano tra le antiche case di pietra e le minuscole ed erte viuzze in ciottolato. Non ci sono hotel fra questi boschi delle Valli del Natisone; le famiglie rimaste affittano le loro case ai visitatori che decidono di immergersi in quest’atmosfera, e le aprono gratuitamente agli artisti.

Veniamo quassù anche durante il resto dell’anno, ma la notte estiva è particolare, frammentata dal chiacchiericcio di qualche persona che si gode il fresco nelle minuscole terrazze o verdi verande. Le fontane sparse fra le casupole rinfrescano e dissetano piacevolmente. Il tempo si dilata e si ha la fortuna di ascoltare il silenzio. Ad una certa ora è impossibile non fermarsi a parlare con chi ti sta casa Topolòaccanto e che magari t’invita a bere un bicchiere di vino fatto con l’uva del vigneto dietro casa o ti offre il caffè proprio lì, in quella casetta con la porta aperta: “tanto, chi vuoi che rubi o faccia qualcosa di male, siamo solo noi quattro gatti!”.

“Siamo un paese di emigranti da generazioni – mi dice un vecchio signore che abita a Torino da quando aveva cinque anni – ossia da quando negli anni del dopoguerra lo stato italiano offriva lavoro nelle miniere di carbone del Belgio”. Per chi era idoneo fisicamente, l’emigrazione era anche un’alternativa alla leva militare. Molti di quegli uomini, successivamente raggiunti da moglie e figli, hanno preferito continuare a vivere all’estero, o a Torino e Milano. Le famiglie si riuniscono nuovamente durante le vacanze, e molte case sono abitate solo per l’occasione. Sono rimasti per lo più gli anziani, mentre figli e nipoti abitano nei dintorni di Cividale o di Udine, rientrando i fine settimana.

Topolove – Topolò in italiano – ha, grazie o a causa del suo isolamento, una bellezza che si respira. “Un tempo – ci dice una signora con la quale ci siamo fermati un po’ a parlare – non c’erano i confini e noi andavamo a piedi per le valli (ora slovene); era più comodo che dalla parte italiana”. Qui la gente è bilingue, parla il Beneciansco, un dialetto sloveno, e ogni tanto fra fonemi per noi incomprensibili sisentieri topolò capta un “allora” o un “perciò” in italiano.

“È dura la vita di montagna” – afferma ancora il vecchio signore di Torino. Egli, infatti, ricorda bene quando ancora tutti i prati, ora incolti, producevano (con duro lavoro…) frutta e verdura sufficiente a sfamare la famiglia e, al limite, a vendere qualcosa al paese vicino: Clodig, “a un’ora e mezza di camminata da Topolò con le gerle in spalla”. E sì, perché la strada asfaltata che abbiamo percorso anche noi, l’unica, è stata fatta negli anni ’50; prima di allora era un semplice sentiero bianco.

Topolò è da vedere e da vivere con semplicità e rispetto, in qualsiasi stagione, con i suoi boschi verdi, le lucciole e le stradine con l’erbetta ribelle fra i sassi. Se poi vi prendesse una certa frenesia da movimento, vi segnalo che vicino alla chiesetta del paese iniziano anche due brevi sentieri, uno da 1 ora (fino a Polava) e l’altro da 1 ora e mezza circa (fino a Luicco). Armatevi dei vostri soliti scarponi e di uno zainetto, e buona escursione. Per gli esploratori più esperti e temerari anche l’inverno può essere una stimolante avventura… Fateci sapere!

 

Ivana Macor

  


In collaborazione con Help!

 

  


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