Cosa viene riportato sulle etichette sulle bottiglie di vino o di olio?
Partendo dal vino, spicca per importanza nel primo impatto nei confronti del consumatore la forma della bottiglia. Per motivi legati alla tradizione, molto raramente è possibile imbattersi in bottiglie dalle forme originali. A parte le “recenti” versioni in cartone, su tutti gli scaffali dominano le sempreverdi renane e bordolesi, la cui unica differenza sta nel loro essere più o meno slanciate. Decisamente più variegati, invece, i contenitori dell’olio. Le forme delle bottiglie possono essere classiche, a base quadrata, molto tozze o molto slanciate, asimmetriche e persino in scatole di cartone.
Un elemento unisce però tutte le bottiglie di entrambi i prodotti: il loro essere scure (solitamente verde). Questa scelta è funzionale al fatto che il liquido, se esposto alla luce e ai raggi ultravioletti, tende a perdere la sua naturale colorazione. In un solo caso si può (soprattutto per l’olio) utilizzare delle bottiglie perfettamente trasparenti, ma in quel caso il prodotto deve essere protetto dalla luce da una confezione di cartone.
A caratterizzare un produttore o determinati tipi di vino e olio c’è, come si accennava all’inizio, l’etichetta. Essa è, in virtù dello studio grafico che c’è alle sue spalle, uno strumento di marketing ma è soprattutto una carta d’identità del prodotto contenuto nella bottiglia.
Soprattutto le etichette delle bottiglie di vino sono ricchissime di informazioni utili (ed obbligatoriamente stampate dai produttori) per il consumatore. Sono infatti obbligatoriamente riportati su tutte le etichette i dati sul produttore, sul tipo di prodotto (vino da tavola, IGT, DOC o DOCG), sul tipo di vino (bianco, rosso, rosato, varietà), sulla quantità del prodotto (la tipica bottiglia contiene 0,75 litri), sulla gradazione alcolica, sull’annata della vendemmia, sulla località in cui il vino è prodotto ed imbottigliato, sul lotto (il codice del recipiente originario che ha contenuto il vino), e di recente è stata obbligatoriamente inserita la dicitura “contiene solfiti” (quasi sempre presenti) che sono dei comuni conservanti. Infine c’è per obbligo anche il pittogramma o la dicitura “non disperdere nell’ambiente”.
Appena un po’ meno articolati gli obblighi di informazione sulle etichette delle bottiglie d’olio. Esse devono riportare il nome del produttore, il pittogramma o la dicitura “non disperdere nell’ambiente”, la data di scadenza, la località da cui proviene il prodotto, il tipo di estrazione se è avvenuta con mezzi meccanici o meno (in alternativa l’estrazione è avvenuta attraverso mezzi chimici), la quantità del contenuto e se si tratta di olio extravergine d’oliva (percentuale d’acidità inferiore allo 0,8%).
Il contenitore dell’olio, oltre ad avere forme molto variegate, ha anche una capienza davvero molto variabile. Fino a qualche tempo fa erano molto diffuse le lattine da 5 litri, mentre oggi fanno capolino, soprattutto sugli scaffali diversi dalla grande distribuzione, le bottiglie formato mignon che, dopo aver superato le classiche bottiglie a base quadrata da un litro, contengono appena 0,25 litri: praticamente un bicchiere. Esse solitamente, al litro, costano di più dal momento che se non altro il costo della bottiglia incide sul prezzo finale, ma ciò che conta di più è la domanda: è vero che in bottiglia piccola c’è l’olio buono? La premessa è che le bottiglie molto piccole provengono prevalentemente da piccoli o piccolissimi produttori, in grado di imbottigliare pochi ettolitri d’olio all’anno. Molto spesso l’olio di grande qualità, va detto, è prodotto da piccoli produttori, ma questa è una norma che ha le sue belle eccezioni.
G.M.