Un taglio, a volte, salva la vita
La salute e la vita di una pianta dipendono anche dalla cura con cui viene seguita nel suo processo di crescita e d’invecchiamento. Per saperne di più su questo tema abbiamo intervistato Andrea Biro Zoltan, titolare della ditta di giardinaggio L’idea verde.
Innanzitutto, cos’è la potatura?
In poche parole, il taglio dei rami.
Per quale motivo è necessaria?
Perché nella pianta con i rami troppo lunghi s’innesca un procedimento di potatura fisiologica, ossia i rami più esterni si seccano e cadono da soli. La pianta farebbe comunque da sola ciò che le serve.
Ma l’uso più frequente della potatura è quello ornamentale…
Certamente. Se, per esempio, abbiamo delle rose e vogliamo che fioriscano di più, allora dobbiamo potarle in una certa maniera. Per quanto riguarda gli arbusti, quelli a forma di cespuglio vengono potati per permettere loro una fioritura più copiosa.
Nelle città, invece, molti si lamentano quando gli alberi ornamentali vengono potati o addirittura abbattuti. Hanno ragione?
Potare un albero vuol dire togliergli energia. D’altra parte, però, nelle città la pianta già vive in un contesto ostico, innaturale ed estraneo, fatto di cemento, terreni troppo calcarei, poca circolazione d’ossigeno e d’acqua nella pianta.
E poi c’è l’inquinamento…
Anche, ma non è la sofferenza principale. Sono le dimensioni troppo grandi che possono, a volte, creare dei problemi. Un platano di trenta metri soffre tanto in una via del centro dove passano le auto quanto in un’isola pedonale. In un giardino pubblico, dove viceversa gli spazi sono più ampi, l’habitat è migliore.
Perché c’è più ossigeno?
Non solo. Le radici dell’albero sono ampie almeno tanto quanto la proiezione della chioma sul suolo: due chiome molto vicine soffrono poco, ma due radici che s’intersecano si fanno del male perché si sottraggono a vicenda le risorse idriche e alimentari.
Il taglio, quindi, dà respiro alla pianta?
Sì, ma è necessario non potare troppo in una sola volta. Il taglio dei rami destabilizza la proporzione delle dimensioni tra chioma e radici, innescando processi degenerativi dei tessuti in eccesso. Per questo motivo, è necessario potare poche volte e bene, piuttosto che ritoccare più volte.
Quale sarebbe l’arco di tempo ideale tra due potature?
Ogni 3-5 anni per le piante giovani: così poi, crescendo, si adattano a questo ritmo. Viceversa, le piante più anziane, come le persone, faticano ad abituarsi.
Ci sono anche dei problemi di equilibrio?
Sono poco rilevanti. Nonostante molta gente ne sia spaventata, un albero inclinato non cadrà mai perché le radici si sono sviluppate in direzione contraria all’inclinazione per mantenere salda quella posizione. Pertanto, salvo radici rotte, cavità nel tronco malato, cedimenti del terreno o fattori atmosferici imprevedibili, la pianta è sempre saldamente bilanciata.
Quando, invece, bisogna abbatterla?
Nel momento in cui rischia di cadere perché secca, malata o, peggio ancora, quando può contagiarne altre limitrofe.
Come si riconosce questo rischio?
Notando la presenza di cavità, marcescenze sul tronco o un’eccessiva secchezza nella corteccia che blocca la circolazione della linfa. Una pianta secca può spezzarsi anche con un colpo di vento…
I licheni sono un sintomo di cattiva salute?
In quei casi il tronco è già stato divorato all’interno. Il fungo nasce e si nutre dentro al tronco. Il fiore del fungo esce dal tronco quando dentro non ha più di che nutrirsi, seminando nei paraggi le sue spore per proteggere la sopravvivenza della sua specie. In sintesi, contagia le piante vicine.
Il fungo è generalmente maligno?
No, anzi. Biologicamente il fungo è assimilabile ad uno spazzino, che pulisce la pianta mangiandone le cellule morte. Ce ne sono alcuni, però, che si sono viceversa specializzati nell’aggredire la pianta viva per raggiungere le parti secche; poi, da lì, ripartono nuovamente verso l’esterno mangiandosi via via tutta la pianta e seminando spore maligne.
E la parte interna della pianta che fine fa?
Si degrada a tal punto che la pianta non è più in grado di reggersi.
Come si fa a capire a che grado di avanzamento è arrivato il fungo?
Dipende dalla pianta. Per esempio, i funghi dentro l’ippocastano crescono tanto velocemente che è impossibile rilevarne la presenza in tempo utile. Addirittura, gli ippocastani cadono spesso a sorpresa, proprio perché dall’esterno sembrano sani mentre l’interno del tronco è stato divorato dai funghi.
Ci sono altre specie in tal senso simili?
Una volta mi è capitato di abbattere, con pochi colpi, un’acacia che quand’è caduta a terra si è aperta in due, frantumandosi all’istante perché dentro era marcia.
Le sue foglie erano verdi?
Sì, ma ciò non vuol dir nulla. Il tronco, infatti, può esser consumato all’interno, ma la linfa e i sali minerali scorrono lungo gli strati esterni del tronco e possono arrivare nei rami o nelle foglie anche se l’interno del tronco è marcio o cavo.
Pertanto, se si toglie la corteccia a un tronco, la pianta muore subito?
Esattamente. Di conseguenza, la pianta può essere marcia dentro e priva di un qualsiasi apparato radicale e sfoggiare viceversa un apparato aereo bello vivo. In sostanza, basta una radice piccola per alimentare tutto un albero, ma se poi il tronco è cavo, manca il sostegno fisico e la pianta può venire giù da un momento all’altro.
In inverno questo succede più spesso?
Nella nostra regione sicuramente. A Trieste la Bora riesce anche a spezzare gli alberi più secchi. Ma d’altra parte la pianta stessa, quando cresce esposta al vento, tende a rinforzarsi: ecco perché a Udine, per esempio, un vento più debole è comunque in grado di far venire giù un albero, mentre a Trieste i tronchi resistono a velocità superiori.
Ci sono, viceversa, casi in cui si tende a tagliare l’albero senza senso?
Penso subito ai cedri, a cui si suole tagliare la punta perché la si vede ondeggiare. Ovviamente si taglia la parte più alta perché è quella che oscilla in misura maggiore e che pertanto spaventa di più, ma in realtà questo è solo un sintomo di sana elasticità. Se un tronco è elastico regge al vento. Se è rigido, prima o poi si spezza.
Quali sono, in conclusione, le preoccupazioni meno fondate?
Più l’albero è grande, più ampi sono gli ondeggi della chioma quando il vento soffia. Questo movimento spesso spaventa chi abita là vicino. Ma nessuno si rende conto che se l’albero è grande vuol dire che per tanti anni ha resistito al vento, e dunque non c’è il minimo rischio che si spezzi.
W.S.