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Impariamo a difendere la nostra pelle

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In dermatologia le malattie allergiche più conosciute sono l’orticaria e la dermatite atopica, che spesso colpiscono più persone della stessa famiglia.

La dermatite allergica da contatto non presenta correlazioni familiari così strette; nella pratica medica è frequente l’osservazione di quadri di dermatite da contatto (DAC) che compaiono in seguito a cause di natura chimica, chimica-fisica o biologica. La dermatite allergica da contatto è una manifestazione cutanea del sistema immunitario: verso cosa si scatena l’infiammazione? è contagiosa? Per rispondere a queste e ad altre domande sull’argomento abbiamo sentito la dottoressa Majda Cossutta, specialista dermatologa.

 

Ci sono soggetti predisposti o condizioni che rendono la pelle più sensibile?

“Molti ricercatori sono concordi nell’affermare che è in atto nei Paesi occidentali una vera e propria epidemia di malattie allergiche, che però non sono contagiose. Si parla di stile di vita occidentale che porta gli immigrati a soffrire delle allergie già dopo tre anni di permanenza in Europa. Chi ha la pelle danneggiata da detersivi o saponi aggressivi, è più facile che sviluppi dermatiti allergiche da contatto; però sempre più spesso troviamo persone che all’improvviso accusano prurito e cute arrossata dopo un contatto con profumi, tessuti di colori particolari o anche l’ingestione di cibi ricchi di certi metalli”.

 

Qual è in genere il fattore scatenante?

“Guardando la lista delle sostanze che vengono prese in considerazione nell’esecuzione del patch-test standard, che è il test diagnostico per individuare la causa delle dermatiti da contatto, vi troviamo sostanze molto diverse tra di loro. Si va dal nickel, cromo, cobalto, oro, che sono metalli, ai vari conservanti per creme, e poi farmaci, gomme, resine apprettanti, formaldeide ed estratti di piante come la Primina e il balsamo del Perù. I grossi centri allergologici hanno a disposizione circa 3.000 sostanze diverse da testare in caso di particolari allergie professionali”.

 

Che tipo di reazione viene scatenata?

“Nella dermatite da contatto abbiamo una reazione allergica cellulo-mediata di tipo ritardato. Non si tratta di un effetto immediato come nell’orticaria, dove bastano pochi secondi per vedere nascere e svilupparsi il pomfo, ma a volte passano anche giorni dal contatto. Nell’esecuzione del patch-test i cerotti con le sostanze vengono lasciati a contatto con la cute del paziente per 48 ore; le letture della risposta in vivo vengono poi eseguite nelle giornate successive. Soprattutto le persone anziane possono avere delle reazioni ritardate che compaiono a distanza di 7 giorni dall’applicazione dei test”.

 

Quali manifestazioni cliniche sono presenti, e solo nelle zone di contatto?

“Per definizione, nella dermatite da contatto è la zona di contatto con la sostanza in causa che è teatro della sintomatologia dove di volta in volta possono prevalere l’eritema piuttosto che le vescicole o bolle, o semplicemente la zona è cronicamente pruriginosa. Nel caso di allergie ai metalli, ci possono essere anche manifestazioni a distanza dopo un’ingestione di alimenti particolarmente ricchi di queste sostanze. Spesso anche il tubo digerente può essere interessato con strane diarree, dolori gastrici dopo l’ingestione di particolari alimenti”.

 

Quali sono le terapie per eliminare la DAC?

“L’unica terapia veramente risolutiva è eliminare dall’uso quotidiano le sostanze che abbiamo individuato come causa della DAC, cosa non sempre facile da realizzare. Una dieta ad hoc va seguita solo in particolari casi di allergie molto intense. È attualmente allo studio un vaccino orale per diminuire la sintomatologia da allergia al nickel, che è una delle allergie più frequenti. Quello che ho spesso notato nei pazienti è che a volte le allergie cambiano: 10 o 15 anni fa il paziente era magari allergico alla gomma, poi con il pensionamento, non essendo più a contatto con gomme, al patch-test eseguito in questo momento risulta piuttosto allergico al balsamo del Perù. Il soggetto è sempre allergico, però il suo organismo ha cambiato bersaglio. Lo stimolo continuo, ripetuto con certe sostanze allergogene scatena la reazione che poi si mantiene per parecchio tempo, esaurendosi se il contatto con quelle sostanze non avviene più. Per certi allergeni professionali è relativamente facile evitare il contatto, molto più difficile invece per il nickel che è presente in tantissimi alimenti molto comuni nella nostra dieta”.

 

Gli allergeni da contatto sono sempre più numerosi. Il loro numero è destinato ad aumentare?

“Penso di sì. L’introduzione di sempre nuovi materiali nei tessuti, nuovi alimenti, nuovi conservanti e additivi sicuramente ci farà scoprire nuovi allergeni”.

 

Quali sono i principali allergeni da contatto?

“Secondo le statistiche dell’ospedale belga di Louven, il 36% dei loro patch-test positivi era verso il nickel, 16,7% verso il cobalto, 15,8% verso i profumi, 13,2% verso il balsamo del Perù, 11,0% verso il cromo, 10,4% verso la parafenilendiamina, 8,9% verso la colofonia; spesso, inoltre, i test mostrano positività multiple a più sostanze”.

Ignazia Zanzi

  

 
In collaborazione con Help!

 

 


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