L'ipertensione arteriosa
Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte in Italia e nei paesi industrializzati. Solo nella nostra regione ogni anno 3.000 persone perdono la vita per questo motivo.
In quest’occasione, con il dottor Claudio Pandullo, cardiologo presso il Centro Cardiovascolare dell’Azienda dei Servizi Sanitari n. 1, approfondiremo meglio i seguenti aspetti del discorso sulla pressione arteriosa: come si valuta e come si cura.
Domanda: Cos’è la pressione arteriosa?
Risposta: La pressione arteriosa è la pressione che è necessaria al sangue per scorrere nelle arterie e portare ossigeno ai tessuti del nostro corpo.
D: Perché è importante conoscere i valori della pressione arteriosa?
R: L’ipertensione arteriosa è uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo delle malattie cardiovascolari. Questa condizione, infatti, aumenta il rischio di una persona di andare incontro a malattie quali l’infarto miocardico, l’ictus, lo scompenso cardiaco, e le malattie delle arterie in genere. L’incidenza dell’ipertensione arteriosa è strettamente collegata con l’età.
D: Quali sono i valori normali della pressione arteriosa?
R: Nel 2003 la Società Europea per lo studio dell’Ipertensione e la Società Europea di Cardiologia hanno definito i valori normali della pressione arteriosa, considerando come ottimale un valore di pressione sistolica (la massima) inferiore a 120 mm di mercurio e la diastolica (la minima) inferiore a 80 mm di mercurio, mentre sono definiti normali valori di pressione sistolica fra 120-129 e diastolica fra 80-84. È da sfatare, quindi, una volta per tutte, l’antica diceria che la pressione arteriosa normale è 100 più l’età del paziente, affermazione che non ha mai trovato nessuna giustificazione.
D: Chi è più a rischio di sviluppare l’ipertensione arteriosa?
R: Anche per l’ipertensione arteriosa sono stati identificati dei fattori predisponenti: fra questi, la familiarità per ipertensione arteriosa, l’aumentare dell’età, il fumo di sigaretta, il colesterolo elevato e, spesso correlato a questo, l’obesità. Quindi, molti di questi fattori sono modificabili: sigaretta, fumo, colesterolo e peso eccessivo. Spesso basta impostare uno stile di vita più sano, ad esempio smettere di fumare, per controllare la pressione arteriosa, senza ricorrere a farmaci.
D: Quali danni provoca la pressione arteriosa elevata?
R: L’ipertensione arteriosa provoca danni nei cosiddetti organi bersaglio, ossia gli organi più sensibili alla pressione elevata. Questi sono il cuore, le arterie, soprattutto quelle del cervello, ed il rene; tutti organi fondamentali per la vita. Inoltre, può provocare, come già ricordato, l’infarto, lo scompenso del cuore, l’insufficienza renale (con il rischio della dialisi), l’ictus, l’aneurisma dei grossi vasi (l’aorta).
D: Come si misura la pressione arteriosa?
R: La prima misurazione della pressione arteriosa è stata opera di un italiano, Scipione Riva Rocci, documentata in una pubblicazione del 1896. Questo ricercatore ha messo a punto lo strumento che con solamente poche modificazioni utilizziamo tuttora, ossia lo sfigmomanometro, l’apparecchio della pressione arteriosa che tutti conosciamo. Assieme al sistema tradizionale che vede l’impiego dello sfigmomanometro e dello stetoscopio, negli ultimi decenni sono divenuti molto popolari gli apparecchi che attuano una misurazione automatica della pressione arteriosa: il principio è lo stesso, solo che la rilevazione delle pulsazioni, che generalmente viene valutata con lo stetoscopio, viene rilevata da un sistema elettronico. Il vantaggio di questi sistemi automatici è quello di essere molto semplici da utilizzare, e di dare una lettura dei valori pressori estremamente precisa. Tuttavia, bisogna ricordare che questi sistemi automatici garantiscono una corretta misurazione solamente se il ritmo cardiaco è perfettamente regolare. Infatti, in presenza di una variazione del ritmo cardiaco, un’aritmia, questi sistemi risultano poco attendibili, e quindi non sono da consigliare in caso di disturbi del ritmo cardiaco, spesso comuni nei pazienti anziani. Recentemente la Società Europea di Ipertensione ha sottoposto i più popolari apparecchi per la misurazione della pressione ad un’attenta valutazione.
D: Un discorso a parte meritano gli apparecchi di misurazione al polso…
R: Questi apparecchi, recentemente messi in commercio, non offrono le stesse garanzie di quelli tradizionali da braccio, e pertanto non vanno consigliati come primo sistema di misurazione. Del tutto sconsigliabili sono i misuratori da applicare al dito, sistemi che attualmente non hanno ancora avuto una valutazione scientifica.
D: Quando misurare la pressione arteriosa?
R: Le regole sono semplici, ma devono venire rispettate con scrupolo per ottenere dei valori della pressione arteriosa che siano corretti e quindi validi:
1. Misurare la pressione dopo 5 minuti di riposo in posizione seduta.
2. Mantenere il braccio su cui si applica il manicotto dell’apparecchio della pressione a livello del cuore.
3. Effettuare inizialmente 4 misurazioni al giorno, 2 alla mattina e 2 al pomeriggio, per 3 giorni alla settimana.
4. Riportare i valori rilevati su un diario indicando data ed ora.
5. Ricordarsi che le dimensioni del bracciale devono essere adeguate alle dimensioni del braccio del paziente; questo vale soprattutto per i pazienti obesi che devono utilizzare bracciali particolari più larghi.
D: L’automisurazione della pressione arteriosa è quindi molto semplice, richiede solo un minimo addestramento e può essere insegnata ed eseguita da chiunque…
R: Tuttavia, prima di cominciare bisogna tenere conto di alcuni problemi che emergono con l’automisurazione:
1. Innanzitutto assicurarsi che l’apparecchio che utilizziamo sia preciso.
2. Evitare gli errori della misurazione, ricordandosi per esempio che i sistemi automatici sono inattendibili in caso di alterazioni del regolare ritmo cardiaco.
3. Evitare la “nevrotizzazione” della misurazione della pressione ossia la tendenza a misurare ossessivamente la pressione.
L’automisurazione della pressione arteriosa ha il vantaggio di evitare il fenomeno della “ipertensione arteriosa da camice bianco” ossia l’aumento della pressione arteriosa quando viene rilevata da un medico per emozione da parte del paziente. L’autorilevazione evita questo problema che è più frequente di quanto si creda: è presente anche nelle persone apparentemente più stabili dal punto di vista emotivo, e può talora far porre false diagnosi di ipertensione arteriosa e iniziare trattamenti farmacologici spesso inutili.
D: Come si cura l’ipertensione arteriosa?
R: La cura della ipertensione arteriosa dura a lungo nel tempo, richiede costanza ed attenzione da parte del soggetto interessato e spesso deve essere modificata o potenziata. Il paziente deve sempre attenersi rigorosamente alle prescrizioni (orario, dose dei farmaci). Bisogna assolutamente evitare l’autoterapia, con l’assunzione di farmaci consigliati e forniti da parenti o amici, e la sospensione del trattamento. Esistono attualmente numerosi trattamenti farmacologici tutti estremamente efficaci e gravati da scarsi effetti collaterali. Tuttavia, prima di iniziare un qualsiasi trattamento farmacologico è opportuno modificare lo stile di vita, abolendo quei fattori che maggiormente favoriscono lo sviluppo dell’ipertensione arteriosa (fumo, colesterolo elevato, obesità) ed integrando questo stile di vita più sano con un aumento dell’attività fisica (30-40 minuti ogni 2 o 3 giorni contribuiscono ad una normalizzazione dei valori pressori anche senza ricorrere ai farmaci).
D: Cosa rischia una persona con l’ipertensione arteriosa?
R: Una persona con l’ipertensione arteriosa, se normalizza i valori con un adeguato stile di vita e seguendo le indicazioni e le terapie prescritte, ha lo stesso rischio di un paziente che non ha l’ipertensione arteriosa. Quindi, esistono poche regole per valutare e trattare l’ipertensione arteriosa, regole che tuttavia devono essere seguite puntualmente per evitare i danni che tale malattia, se non curata, provoca.
Silvia Stern