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L’ipertrofia prostatica benigna

 |  Redazione Sconfini

 

Una luce verde potentissima prodotta dalle super frequenze di un laser detto KTP: è il principio della nuova tecnica contro l’ipertrofia prostatica benigna, una patologia cronica della

ghiandola che colpisce una percentuale alta di uomini oltre i cinquant’anni, destinata ad aumentare in modo esponenziale per il progressivo allungamento della vita.

 

Una metodica, la PVP (Photoselective Vaporization of the Prostate) ideata in America dal professor Reza S. Malek della Mayo Clinic di Rochester, nel Minnesota, approvata dalla FDA americana nel 2001 e applicata con successo anche in Italia in molti centri. “Pratico da oltre un anno e mezzo questa innovativa tecnica per l’ipertrofia prostatica benigna, applicabile ad un’ampia fascia di pazienti – afferma il dottor Franco Lugnani, chirurgo urologo alla Casa di Cura Salus di Trieste – in quanto meno invasiva della tecnica chirurgica tradizionale, ed estremamente efficace grazie all’affinità biologica della luce laser con il sangue. Contrariamente ad altri laser con diverse frequenze più affini all’acqua, la compatibilità della luce verde del laser KTP con il sangue fa sì che oltre a incidere e trasformare in gas il tessuto, favorisce il coagulo impedendo il sanguinamento”.

 

La prostata è una ghiandola maschile situata a “manicotto” attorno all’uretra, che con la sua funzione secretoria contribuisce alla produzione e alla vitalità del liquido seminale. È soggetta a diverse patologie, e fra queste frequentemente all’ingrossamento di volume, che può anche essere notevole rendendo difficoltosa la minzione per la compressione dell’uretra che ne deriva.

 

Il decadimento funzionale della prostata è un evento caratteristico dell’età avanzata che si manifesta dopo i 50-60 aaltnni (si calcola che riguardi il 70% degli uomini oltre quest’età e l’80% dopo gli 80 anni), ma non infrequentemente anche molto prima. Ai primi sintomi (difficoltà alla minzione, impossibilità a svuotare la vescica, ritenzione urinaria) la diagnosi di ipertrofia prostatica benigna avviene dopo una visita specialistica attraverso l’esplorazione rettale e l’ecografia prostatica coadiuvate dal dosaggio ematico di una sostanza prodotta dalla prostata, il PSA (Antigene Prostatico Specifico).

 

“L’approccio a questo problema – sottolinea Lugnani – può essere quello chirurgico, che tradizionalmente tende a risolvere l’ostruzione mediante l’asportazione di quella parte della ghiandola che crescendo ostruisce il canale urinario. Questo per ripristinare un’efficace minzione. Sono interventi che pur senza essere tanto gravi come quello radicale, demolitivo, ampio e rischioso che si esegue quando vi è un tumore maligno, restano pur sempre un tipo di chirurgia invasiva con i suoi rischi non trascurabili”. “Dopo un intervento di questo tipo infatti – continua – non sono infrequenti problemi all’apparato urinario di carattere infettivo e sessuale. D’altra parte l’approccio farmacologico, in una fase iniziale e precoce, quando efficace e possibile (che risponde ad una logica conservativa dell’organo), non annulla del tutto ogni rischio per il paziente, sottoponendolo per tutta la vita ad una terapia con conseguenti effetti collaterali”.

 

Contrariamente alle tecniche tradizionali, la fotovaporizzazione selettiva della prostata con laser a luce verde di alta potenza concilia in modo efficace la necessità di ristabilire la funzionalità della minzione utile con un intervento mininvasivo a basso impatto. “Si esegue in anestesia spinale o generale – spiega Lugnani – introducendo attraverso l’uretra con l’endoscopio la fibra laser che scalda a centinaia di gradi la parte di ghiandola prostatica in eccedenza, vaporizza letteralmente il tessuto ipertrofico e coagula la superficie. In meno di un’ora si porta a termine un intervento risolutivo per l’ostruzione che impediva la normale minzione, senza sanguinamento e necessità di trasfusioni, con minori complicanze postoperatorie, ripresa della normale attività quotidiana in tempi molto brevi, anche in pazienti con ritenzione cronica completa in età molto avanzata o in condizioni generali non ottimali”.

 

A fronte di risultati incoraggianti su questa tecnica ormai collaudata e sicura, la Società Italiana di Urologia (SIU) lancia un avvertimento perché in Italia vari medici spacciano per interventi con tecnica laser operazioni che utilizzano invece la classica resezione endoscopica.

 

“È con grande soddisfazione umana e professionale che – conclude Lugnani – posso affermare che questa pratica ha risolto positivamente, con risultati definitivi e duraturi nel tempo, i problemi di casi molto diversificati. Si potrà progressivamente applicare questa tecnica laser ad un numero crescente di pazienti fino a sostituire la tecnica chirurgica tradizionale, come sostiene il professor Gordon Muir di Londra, uno dei maggiori esperti europei di questa tecnica. Questo è l’obiettivo che ci si prefigge, collaborando costantemente con gli specialisti europei più accreditati, per garantire un metodo sicuro ed efficace, diffusamente applicabile nel futuro più prossimo”.

Ignazia Zanzi

 


In collaborazione con Help!

 

 


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