L'orribile fotomontaggio del Bayern Monaco ci spiega perché i tedeschi sono ancora pericolosi
Stasera si gioca Bayern Monaco - Juventus, ottavo di finale della Champions League, il torneo di calcio riservato ai migliori club europei più importante del mondo.
Da qualche anno i guru della comunicazione ufficiale e non ufficiale delle principali squadre sportive, traendo spunto da una tradizione iniziata alcuni anni prima negli Stati Uniti, si divertono a creare fotomontaggi o a rielaborare immagini in chiave eroico-retorica, sarcastica, comica o ironica. Si tratta di un modo nuovo per alimentare il tifo, focalizzare l'attenzione su un evento facendogli pubblicità, rinfocolare polemiche tra bande di tifosi contrapposte. Anche questo è un pezzo del puzzle del grande spettacolo di massa che il calcio rappresenta in Europa.
Sulla pagina Facebook ufficiale della società tedesca è apparsa proprio il giorno della partita un'immagine che da un lato è comprensibile pienamente solo dagli addetti ai lavori, dall'altro ci deve interrogare sulla scarsa conoscenza e sulla debole sensibilità delle giovani generazioni teutoniche alla violenza cui hanno contribuito a scatenare la generazione dei loro nonni.
Uno degli slogan dei tifosi juventini è "fino alla fine" (#finoallafineforzajuventus o #finoallafine per capirlo) e i tedeschi lo hanno ripreso per far capire che la "fine" (dei sogni di gloria dei bianconeri) arriverà stasera all'Allianz Arena, stadio dei padroni di casa. "QUI E' LA FINE" scritta in grande nel cielo che sovrasta un enorme Neuer (il portiere del Bayern) il quale a sua volta sbuca minaccioso e giganteso dallo stadio. Fin qui tutto normale. Non troppo originale ma certamente di effetto.
Poi però arriva il disastro: sotto lo stadio che ci ha messo questo grafico della società? Un binario ferroviario che arriva al capolinea e riporta il segnale "FINO ALLA FINE" con una croce rossa sopra. E' esattamente l'immagine che nell'immaginario collettivo accompagna gli studenti dell'ultimo anno delle scuole superiori di tutta Europa alla scoperta dei campi di concentramento, del genocidio di ebrei, disabili, neri, zingari, malati, storpi e omosessuali tentato e in parte purtroppo riuscito dalla follia nazista. Assieme al cancello con la scritta "Arbeit macht frei" quella del binario è un'immagine tristissima, che evoca ricordi desolanti per il Vecchio Continente e che naturalmente non dovrebbero essere accostati a una partita di calcio.
Solo un errore? No. Un grafico che utilizza quell'immagine ha poche possibilità per giustificarla. E una è peggio dell'altra.
Potrebbe dire di non riconoscere l'immagine del binario morto come un simbolo dei campi di concentramento. E questo sarebbe gravissimo perché vuol dire che le giovani generazioni tedesche non sono istruite a cosa hanno combinato i loro nonni e bisnonni.
Oppure potrebbe in qualche modo tentare di giustificare l'ardita similitudine con l'odio (sportivo) che si prova verso un avversario temuto. Il che spiegherebbe, quale genesi dell'intuizione, anche il bianconero delle divise della Juventus così drammaticamente simili ai "pigiami" numerati che i detenuti dei campi di concentramento era obbligati dai nazisti a indossare.
Non istruiti o geneticamente predisposti al nazismo cambia poco. Il ruolo egemone nell'Europa odierna della Germania sta già devastando gli anelli più deboli del continente (Grecia in primis) come accaduto alla regione dei Sudeti e poi a tutti gli stati confinanti a est e a ovest con la Germania tra la fine degli anni '30 e i primi anni '40 del secolo scorso. Se le nuove generazioni non hanno la sensibilità di fermarsi vuol dire che sono ancora potenzialmente pericolosi.