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Le mani di Berlusconi sulla rete, unico mezzo di informazione di massa ostile

 |  Redazione Sconfini

Riceviamo e pubblichiamo

Osserva argutamente Angelo Bonelli, vicepresidente dei Verdi, che tra i paradossali risvolti del decreto-tv che il Governo si appresta a far entrare in vigore bypassando ancora una volta il Parlamento, dove si equipara qualsiasi trasmissione di immagini, dunque anche il Web e il suo sharing orizzontale, ai “servizi media-audiovisivi” e alla carta stampata (imponendo così un regime di controllo economico-legislativo allo scopo di spazzare via ob-legis la libertà orizzontale della “mass self-communication”): “Con il decreto sulla Tv chi possiede un collegamento ad internet rischia di dover pagare il canone. Le norme presentate dal governo sono scandalose e non degne di un paese civile”. Eh già.

Il decreto D’Alia, il famigerato 50bis, al confronto era acquetta fresca, per di più sottoposta al giudizio della Magistratura (troppo rossa per collaborare). Lì si censuravano reati d’opinione, qui si nega la libertà di condividere senza pagare contenuti video in sharing, qualunque ne sia la fonte e la produzione. Inutile dire che YouTube, il maggiore mezzo di informazione alternativa, sarebbe il primo a farne le spese, con i Blogger, i Vlogger, i web-journalist e tutti coloro che non sono attualmente soggetti al controllo del Governo per la pubblicazione. Se chiunque pubblica immagini, deve pagare come un’emittente, va da sé che la censura economica farà molte più vittime di quella etico-morale. E’ evidente che questa mossa non è che il risvolto in sede Pubblica della battaglia già ingaggiata contro Google e YouTube da Mediaset in sede privata. L’unico alveo in cui il controllo da parte dell’unico Attore del mondo della Comunicazione in Italia è ancora scarso e minoritario, è Internet. Con questa legge, molto più diabolica di quanto non appaia a prima vista, si pareggiano i conti. Ovvero, si riporterebbe la Rete nel Dominio Incontrastato che il Premier, nel privato come nel pubblico, esercita sul mercato della Comunicazione, sul quale, va riconosciuto, da pioniere, da oltre venticinque anni ha incominciato una Guerra di Potere lungimirante e capillare per il controllo totale del Paese, delle sue Leggi e del suo Mercato.

Le opposizioni sono insorte, parte delle lobby PDL pure, ma seppure il Governo potrà essere costretto a correggere in parte questa censura economica formulata in maniera così massimalista ed evidente, il massimo che si può sperare, non esistendo un dibattito parlamentare sui decreti legge, che verranno inserite comunque di straforo alcune norme di vincolo, com’è stato fatto finora realtivamente alle riforme istituzionali e costituzionali. La procedura è semplice: si boccia (da parte della stessa Maggioranza) il mega-decreto, si emenda con l’opposizione, e qua e là passa, per piccoli gradi, una serie di modifiche apparentemente innocue se prese di per sé, ma che a poco a poco smontano l’assetto precedente. La stratregia del Ragno è molto meno naif di quanto non sembri. Siamo nel SUK DELLA LEGALITA’. Il venditore spara il suo prezzo iperbolico sapendo che qualcuno si opporrà al ribasso (meglio se una spalla, qualcuno amico), disposto fin dal principio bismarckianamente a “cedere” in parte, per conservare la sostanza della truffaldina transazione. Ancora una volta, dunque le sorti comuni potranno decidersi solo in seno alla battaglia istituzionale tra Legislatore e Magistratura. Uno schifo, da paese del Terzo Mondo quale l’Italia ormai, sul piano culturale e legislativo, è ed è considerato dagli altri paesi, UE e USA in primis.

Questioni di stile: la Cina, dotandosi di Hacker-007, contrasta in modo spionistico le opposizioni orizzontali sul Web (e Google si ribella), nella retrograda Italia, a meno di una lobby-action di chi ha interessi forti nella Rete da barattare con il Governo Fai Da Te, bastano delle leggi ispirate a principi demenziali che in nessun altro Paese nessuno oserebbe formulare (a parte forse in Iran), per mettere in scacco una già esautorata lotta parlamentare sui principi del Legislatore.

Giuseppe Giulietti di Articolo 21 (tra i maggiori attori dell’iniziativa sulla Libertà di informazione di Ottobre) ha annunciato che proporrà in Rete un “Giù le mani dal Web” Day. Ma lo fa dalla posizione dei giornalisti professionisti, difendendo (seppure in maniera sacrosanta) la libertà di un settore di investimenti e professionalità che è da sempre obiettivo della Guerra mediatica del Governo.
Ma a questo punto, la reazione degli attori della “mass self-communication”, per difendere i principi dell’intoccabilità dell'orizzontalità dello sharing, unica valvola di democrazia rimasta ai cittadini in un paese ingessato e imbavagliato sul piano delle comunicazioni, non può farsi attendere.

Vi invito a “fare rete”, e a diffondere questa nota quanto potete, e a coinvolgermi nelle eventuali iniziative di protesta, da portare avanti con i mezzi e la fantasia specifica del Web, insieme, contro questa logica legislativa che tende a distruggere ogni singola libertà espressiva dei cittadini, che si sono svincolati dal dominio dei mass media convenzionali e perfino delle organizzazioni politiche verticali. Non lasciamo che tutto questo si riduca solo a una manifestazione fuori del Web. Sforziamoci di dimostrare l’essenzialità del ruolo della comunicazione orizzontale, tiriamo fuori idee, siamo una Rete creativa, che surclassa in cultura e fantasia l’orrendo piattume grigio di questa classe politico-gestionale, che ci sta destinando al Terzo Mondo Culturale.

Serafino

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