Il topolino sdentato
Probabilmente è stata una riunione dall'altissimo contenuto politico. Peccato che però abbia partorito solo un topolino sdentato e paralitico. I due grandi giuristi Bossi e Berlusconi si sono trovati ad Arcore per decidere come segare la carriera politica al nemico Fini. Dopo gli inutili tentativi e gli affondi della stampa di regime, BB tentano la carta Napolitano.
Gli esimi costituzionalisti hanno partorito un comunicato nel quale si sottolinea la gravità della posizione politica di Fini (che parla nientemeno di legalità), la sua incompatibilità nella maggioranza (per ovvi motivi sempre di legalità) e per questo si chiede al Presidente della Repubblica di farlo dimettere. Come i bambini viziati.
Peccato che la richiesta sia ridicola e criminale. Napolitano infatti non ha nessunissima possibilità di "sfiduciare" il presidente di una Camera.
Lo dice la Costituzione.
Art.64: "Ciascuna Camera elegge tra i suoi componenti il Presidente e l'Ufficio di Presidenza".
Art. 66: "Ciascuna Camera giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità".
Art. 68: "I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni".
Ergo: nessuno, a parte la Camera dei Deputati che ha eletto Fini, e solo se sono sopraggiunte cause di ineleggibilità, può sollevare dall'incarico il presidente della Camera. Il caso in questione però non consente margini di trattativa o interpretazione poiché Fini viene messo alla gogna solo per le opinioni espresse ed esse non possono essere oggetto di giudizio da parte di nessuno.
Il presidente della Repubblica farebbe bene a rispondere a Bossi nel linguaggio più appropriato al personaggio: con un rutto o con un'educata e padanissima alzata di dito medio.
Oltretutto, parentesi storica non irrilevante, quella di avere i presidenti delle due Camere provenienti o scelti tra le file dell'opposizione era un'usanza di fair play democratico che è andata avanti dal 1948 al 1994. A cambiare questa regola non scritta e a far eleggere politici della maggioranza (Carlo Scognamiglio e Irene Pivetti) fu proprio Berlusconi.
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Fonte dell'immagine: la Rete