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Le donne percepiscono nei baci una maggior intimità che non nell’atto sessuale vero e proprio.

Straziami, ma di baci saziami

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Con ventiquattromila baci, felici corrono le ore… Con ventiquattromila baci tu mi hai portato alla follia… Adriano Celentano.

 

Forse Celentano può sembrare un po’ esagerato ma l’inebriante stordimento che un bacio spesso porta con sé ispirava già duemila anni fa i versi dei grandi poeti latini, primo fra tutti Catullo che, nel suo carme V, suggeriva: “Dammi mille baci, poi altri cento, / poi di seguito mille, poi di nuovo altri cento. / Quando poi ne avremo dati migliaia, / confonderemo le somme, per non sapere, / e perché nessun malvagio ci invidi, / sapendo che esiste un dono così grande di baci”. Sì, perché nonostante tutte le esagerazioni e le grossolane volgarità in balia delle quali siamo costantemente abbandonati, pare che il bacio abbia resistito all’usura delle mode e al degrado del tempo mantenendo inalterate le sue qualità, la sua forza, i suoi appassionati, a volte strazianti significati, i suoi intensi valori. D’altra parte nessun altro comportamento sembra poter significare con tanta semplicità un ventaglio così ampio di emozioni e sentimenti che spaziano dalla tenerezza all’amore, dal suggello di un’alleanza al tradimento, dalla confidenza alla passione, dalla sensualità all’economica e lapidaria conclusione di comunicazioni epistolari o telefoniche (“baci”). Secondo biologi e antropologi le origini del bacio si confondono con quelle dell’umanità, da quando cioè le mamme, iLe donne percepiscono nei baci una maggior intimità che non nell’atto sessuale vero e proprio.n assenza di pappe e di omogeneizzati, svezzavano i loro piccoli masticando il cibo e facendolo scivolare nella loro cavità orale in piccoli pezzi con un “bocca a bocca” che implicava una notevole quantità di pressioni reciproche della lingua e delle labbra, un po’ come continuano a fare alcune specie animali. Ancora nell’egiziano antico, ad esempio, i verbi “baciare” e “mangiare” si esprimevano con il medesimo vocabolo. Fin dai primi mesi di vita, inoltre, il bambino prova l’istinto di portare alla bocca tutto ciò che gli piace o che attrae la sua attenzione e la bocca costituisce la sua principale fonte di piacere: sarebbe proprio il riflesso innato del succhiare a costituire la premessa ontogenetica del bacio. Gli amanti che si esplorano reciprocamente la bocca con le labbra e con la lingua, ritroverebbero quindi un appagamento arcaico e la sensazione di gratificazione e di fiducia della primitiva nutrizione rafforzando nel contempo la loro intimità e il loro vincolo affettivo. In ambito psicologico è stato invece Sigmund Freud a teorizzare che il primo organo che si presenta come zona erogena ed avanza alla psiche una richiesta libidica è, fin dalla nascita, la bocca, intravedendo nell’erotismo orale la fase costitutiva dello sviluppo sessuale e ritenendo che il contatto con il seno materno, con tutte le piacevoli sensazioni di calore, nutrimento, contenimento, appagamento ad esso collegate, sia da considerare come la prima soddisfazione sessuale della vita. Il bacio, quindi, come desiderio di incorporare e di essere incorporati legato ad esperienze precocissime; il bacio come meccanismo di adattamento per entrare in contatto e riconoscere persone con odori e sapori simili ai nostri, che hanno quindi geni simili ai nostri e che possono dunque assicurare la riproduzione della specie; il bacio come “interruttore” che fa scattare la scintilla o, al contrario, scoraggia l’accoppiamento tra persone incompatibili. Ma anche il bacio come emozione intensa, come scarico delle tensioni muscolari, come preliminare erotico. Quando due persone si baciano, specie se lo fanno per la prima volta, scatenano una vera tempesta fisica ed emotiva: si risvegliano i sensi, si accende il desiderio, si attiva la sudorazione, si alzano pressione e ritmo cardiaco. Tutto questo grazie a una molecola, la feniletilamina, che agisce sul comportamento amoroso regolando la produzione di due ormoni: la dopamina, un neurotrasmettitore che genera sensazioni gratificanti e piacevoli, e la noradrenalina che provoca eccitazione ed euforia. In genere un bacio segna l’inizio di un rapporto sentimentale ed infatti il primo bacio, che spesso coincide con il primo amore, non si scorda mai. Quel primo bacio in cui, come scrive Honoré de Balzac ne La pelle di zigrino, “due anime si impadroniscono una dell’altra”. Infatti, in presenza di un’emozione particolarmente forte, fra le cellule del sistema nervoso si innesca un meccanismo di memorizzazione speciale che non si limita a creare delle connessioni temporanee tra i neuroni ma li scolpisce per la vita. Le ricerche nel campo delle neuroscienze hanno evidenziato che ricordare un avvenimento significa riattivare i gruppi di neuroni che sono associati ai suoni, agli odori, alle immagini di quel particolare momento. Questo normalmente. Ma recenti studi condotti dall’Università dell’Alabama hanno dimostrato che nell’attimo che precede il primo bacio il DNA dei neuroni dell’ippocampo, l’area del cervello che regola i processi di memorizzazione, si “accorge” che qualcosa di straordinario sta per avere luogo e intima alle sue cellule di bloccare quel ricordo fra i gioielli da conservare in cassaforte. In altre parole il DNA delle cellule dell’ippocampo funge da semaforo: attiva la produzione delle proteine che potenziano la memorizzazione e, attraverso un processo detto di “metilazione”, spegne completamente i geni preposti a sintetizzare le proteine che inibiscono la memorizzazione grazie ad una piccola molecola la quale, agganciandosi ai geni da disattivare, ne impedisce ogni funzionamento. Così, mentre il bacio si consuma, il meccanismo di potenziamento della memoria non trova ostacoli sulla sua strada e può marciare a pieno regime… Il ricordo non si perderà più! Ed è proprio così. Sono innumerevoli le sensazioni (e i turbamenti) che procurano i baci, ma di certo nessuna eguaglia quella del primo bacio che, come scrive Jean Paul ispirato da Rousseau, è unico: “Il primo bacio è uno solo; il secondo non c’è; poi, solo ultimi”. E di “ultimi”, stando alle statistiche, ce ne sarebbero altri trentamila circa nella vita di un individuo, con qualche differenza, manco a dirlo, tra maschi e femmine. Secondo Ingelore Ebberfeld, ricercatrice e sessuologa di Brema, infatti, le donne danno una grande importanza ai baci mentre gli uomini potrebbero benissimo farne a meno. Secondo i dati della studiosa, a dichiarare di baciare volentieri è il 56% delle donne contro il 44% degli uomini. La ricerca ha evidenziato anche che le donne percepiscono nei baci una maggior intimità che non nell’atto sessuale vero e proprio, mentre due terzi dei maschi si dichiara in disaccordo con tale posizione, sottolineando inoltre che il 9,7% delle donne e il 10,9% degli uomini ha ammesso di non baciare mai durante i rapporti sessuali. I dati sono confermati anche da una ricerca della New York University di Albany i cui risultati hanno confermato “scientificamente” quello che le donne di tutto il pianeta imparano già da bambine. Baciarsi all’inizio di una relazione e continuare a farlo anche quando il rapporto è maturo o di vecchia data, è fondamentale per le femmine mentre lo è molto meno per i maschi, in genere meno selettivi nella scelta della compagna e più ansiosi di passare subito oltre mettendo da parte romanticismi superflui e noiosi per giungere in tempi utili a traguardi più concreti. Sugli effetti benefici e terapeutici del bacio sono invece tutti d’accordo. Un bacio lungo e appassionato abbassa non solo la pressione sanguigna ma anche i valori di colesterolo nel sangue, riducendo il rischio d’infarto. Baciare rinforza il sistema immunitario: in ogni bacio viene liberata una gran quantità di batteri presenti nella saliva che, trasmessi da un partner all’altro, favoriscono la produzione di anticorpi. Il bacio, poi, agisce da antidepressivo naturale nonché da antidolorifico. Quando due labbra si accostano appassionatamente l’una all’altra, infatti, il cervello libera endorfine, sostanze endogene dotate di proprietà euforizzanti ed analgesiche. Del resto il mondo delle favole, retroterra culturale che ci accompagna nelle prime fasi della nostra evoluzione esistenziale, abbonda di situazioni in cui ai baci è conferito un potere di guarigione. Basti pensare a Biancaneve o a La bella addormentata nel bosco, ottimi esempi di baci che annullano malefici e stregonerie. Baci che guariscono, che risvegliano dal sonno mortale, cFilippo Nicolinihe rianimano. Un po’ quello che succede ai bambini che, quando si fanno male, chiedono alla mamma di soffiare sulla ferita o di baciarla perché il dolore passi. Quel bacio che allevia la sofferenza e rincuora il bambino ha un evidente potere risanante, innegabilmente simbolico, per chi lo riceve. Purtroppo, però, a gettare qualche ombra sui poteri taumaturgici dei baci è arrivato l’AIDS. Con il diffondersi della malattia, infatti, si è molto discusso per capire se il bacio profondo potesse essere considerato un comportamento “a rischio”. In un primo momento si escluse completamente la possibilità partendo dal presupposto che il virus dell’HIV si trasmettesse esclusivamente attraverso il sangue e non attraverso la saliva. In un secondo momento, intorno al 2000, il prof. Montagnier ipotizzò invece che le ghiandole salivari potessero contenere componenti virali trasmissibili al partner anche con un bacio sollevando non poche preoccupazioni. Successive ricerche hanno smentito sostanzialmente queste posizioni stabilendo che il bacio di per sé non rappresenta un veicolo di contagio, specificando che non si può tuttavia escludere che un tale evento possa verificarsi, anche se con basso rischio, in presenza di lesioni sanguinanti del cavo orale e di contemporanee lesioni orali del partner. Per concludere, riportando il discorso su un tema più consono alle caratteristiche del bacio, quello della dolcezza, vorrei citare la notizia di un bacio da Guinness dei primati. Si tratta del “Bacione”, versione extra-large del famosissimo cioccolatino, presentato all’ultima edizione della manifestazione Eurochocolate di Perugia. Realizzato con 3.500 chili di cioccolato fondente e centinaia di migliaia di nocciole per un totale di 5.980 chilogrammi di peso, ha una circonferenza di oltre 7 metri e un’altezza di 2,15 metri. Il pensiero all’interno dei 35 mq di stagnola serviti per incartarlo provo a metterlo io… “You must remember this, a kiss is just a kiss”, ammoniva il ritornello dell’indimenticabile Casablanca facendo capire che la relazione tra Humphrey Bogart e Ingrid Bergman non sarebbe andata lontano. Ma un bacio, come abbiamo visto, non è mai solo un bacio. Sicuramente, quali che siano le sue origini, quando non sentiamo più il desiderio di unire le nostre labbra con quelle della persona amata, vuol dire che il legame è incrinato. dott. Filippo Nicolini, psicologo BACI DA RECORD Gli specialisti segnalano che un bacio profondo coinvolge oltre 30 muscoli, di cui 17 per la sola lingua, fa bruciare poco più di 6 calorie al minuto, mette in moto 9 milligrammi di acqua, 0,18 di sostanze organiche, 0,7 di materie grasse, 0,45 di sale, centinaia di batteri e milioni di germi. Il record del bacio più lungo appartiene ad un trentenne italiano la cui performance è durata 31 ore 18 minuti e 32 secondi, mentre quello del bacio collettivo più numeroso è stato stabilito a Tuzla, in Bosnia, dove qualche mese fa quasi 7.000 coppie si sono baciate simultaneamente. Da primato è anche il bacio per beneficenza dato da George Clooney alla moglie di un facoltoso produttore statunitense per la modica cifra di 375.000 dollari. In ambito cinematografico il primo bacio del grande schermo è apparso nel 1896 in un film intitolato La vedova Jones, sebbene il primo vero bacio “hollywoodiano” può essere considerato quello tra Warren Betty e Natalie Wood ne La febbre del sangue. Quanto alla durata, si contendono il record del bacio più lungo quello tra Regis Toomey e Natalie Wood in Benvenuti al reggimento e quello, forse più famoso, in Notorius, tra Ingrid Bergman e Cary Grant. VIETATO BACIARSI? Le prime descrizioni del bacio profondo, quello che comunemente viene detto “alla francese” (ma che in altri Paesi europei si chiama “alla fiorentina!”) ci arrivano da Aristofane che nella commedia Le nuvole parla di katàglossos (da katà = profondo e glossa = lingua). I latini invece distinguevano il basium, di cui parla Catullo, l’osculum (bacio fra amici) e il suavium, più propriamente il bacio fra amanti. Non stupisce che questo tipo di bacio abbia trovato poi nel Medioevo grossa opposizione da parte della morale religiosa che lo giudicava peccaminoso anche nei rapporti coniugali. Lascia invece più perplessi che negli Stati Uniti, con pudore di stampo tipicamente vittoriano, certi Stati vietino di baciare una donna nel “giorno del Signore”. Ma non basta… Nel Maryland non è permesso un bacio in pubblico che duri più di un secondo; nello Iowa, invece, vengono autorizzati cinque minuti mentre nel Rhode Island solo tre. E nel Wisconsin il bacio con la lingua è addirittura vietato formalmente dalla legge! In collaborazione con Help!

Le donne percepiscono nei baci una maggior intimità che non nell’atto sessuale vero e proprio.

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