Il taglio di un diamante
Per taglio non si deve intendere soltanto la forma di taglio: non si deve pensare che il taglio rotondo a brillante sia uguale per ogni gemma perché il tagliatore, in base alle caratteristiche del grezzo che ha di fronte, deciderà se tagliarlo nel modo ottimale, magari sacrificando peso alla pietra finita, o se tagliarlo in modo tale da ottenere una gemma con una caratura superiore, rinunciando alle proporzioni ideali e quindi alla sua massima brillantezza.
Indipendentemente dalla caratura, dalla purezza e dal colore di un diamante, soltanto un taglio a regola d’arte può rivelarne la compiuta bellezza.
I tagliatori di diamanti sono fra gli artigiani più abili e richiesti. È il loro lavoro a trasformare un ciottolo diafano nella più brillante di tutte le gemme.
Solo un taglio “perfetto” permette al diamante di riflettere tutta la luce che riceve.
- Se un diamante è tagliato secondo le giuste proporzioni, la luce riflessa dalle facce interne del padiglione fuoriesce totalmente dalla tavola superiore e quindi brilla uniformemente su tutta la superficie.
- Se il padiglione è troppo profondo, parte della luce si disperde attraverso le facce contrapposte e il diamante brilla solo nella parte centrale.
- Se il padiglione è troppo piatto, la luce viene deviata fuori dal diamante prima che possa essere riflessa, e quindi la gemma brilla solo nella parte periferica.
Da ciò si deduce che la qualità di un diamante non si giudica esclusivamente dalle caratteristiche di peso, colorazione e purezza, che quasi tutti conoscono, ma viene classificata secondo normative internazionali tenendo conto anche del taglio, che diventa primario nella scelta dell’acquisto di un diamante, e qualsiasi gioielliere competente in ambito gemmologico lo potrà confermare.
L.R.