Le regole dell’usato sicuro
Ma dato che l’acquisto di un’automobile è spessissimo una scelta che deve essere ben ponderata, il nostro acquirente modello decide di farsi un bel giro tra i principali concessionari della sua città, finché non trova proprio quel modello dell’automobile X. Immatricolata 3 anni fa, della cilindrata e del colore voluto: costa 14.000 euro. Un bel risparmio, comunque, rispetto al nuovo. Ma perché questa differenza rispetto all’usato acquistabile privatamente?
1) Revisione e tagliando. Ecco il primo valore aggiunto che soltanto i migliori concessionari possono garantire. Acquistare da un privato, infatti, non fornisce alcuna garanzia di qualità sulla meccanica e sulla situazione del motore del veicolo. Nel momento in cui si effettua il passaggio di proprietà, il discorso è chiuso e il vecchio proprietario non ha alcun onere verso l’acquirente.
2) Garanzia. Ciò c’introduce ad un altro importante punto a favore delle concessionarie: esse sono obbligate dalla legge n. 24 del 23 marzo 2002, relativa ai beni usati, a dare come minimo 12 mesi di garanzia sull’acquisto della vettura. Diffidate, quindi, di un’auto usata priva di garanzia! È fuorilegge. Naturalmente questa legge non si applica ai passaggi di proprietà tra privati, ma solo per gli operatori professionali del settore.
3) Manutenzione. Su una vettura usata, poi, la concessionaria, per poter dare la garanzia di dodici mesi, deve mettere in atto una serie di lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria: si pensi, ad esempio, ai pneumatici usurati da sostituire, al lavaggio sterilizzante da fare agli interni, o ai lavori da fare sulla carrozzeria per poterla rendere perfetta.
Sono tutti questi passaggi obbligatori per la concessionaria a far inevitabilmente cambiare il prezzo. A questi interventi che hanno un costo materiale, si aggiunge un’altra variabile di cui pochi si rendono conto: se un concessionario acquista la vettura da rivendere, anziché venir delegato da una semplice procura a vendere, allora incide moltissimo il fattore tempo. Se la vettura non viene venduta presto si deprezza e anche di molto, soprattutto se “scatta” l’anno successivo oppure se il modello si appresta ad uscire dal mercato. I “saldi di fine modello”, in questo caso, rendono i modelli usati praticamente invendibili.
La somma di queste variabili costituisce le cosiddette spese di gestione: esse rappresentano la differenza tra il valore medio di mercato per le compravendite tra privati e il prezzo d’acquisto dell’usato presso i concessionari. Esse hanno un’incidenza incredibilmente varia da modello a modello, o addirittura da cilindrata a cilindrata anche dello stesso modello. Si va da meno del 10% a quasi il 50% del valore dell’automobile (anche in funzione dell’anno e del valore residuo dell’usato).
Una volta, per calcolare queste spese di gestione esistevano dei libretti, gli Eurotax, che i concessionari avevano in una doppia colorazione, giallo per le vendite e blu per gli acquisti. Oggi l’informatica è entrata anche in un settore così “materiale”, e pressoché tutti i concessionari si sono dotati di un software (il più diffuso è l’Infocar della Domus, la casa editrice di Quattroruote, nota rivista leader del settore) in grado di elaborare con estrema precisione i dati relativi al modello in questione.
Giuseppe Morea