Argento, un regalo davvero prezioso
Il rapporto tra uomo e oggetti preziosi è stato molto stretto fin dall’antichità. E anche quello con l’argento non poteva fare differenza. Gli antichi romani, ad esempio, avevano già capito una delle peculiarità chimiche più incredibili dell’argento: la sua capacità di esaltare il profumo ed il gusto delle bevande (e degli alimenti), senza alterarli. Già duemila anni fa, infatti, era d’uso relativamente comune l’inserimento negli otri di vino di alcuni grani d’argento (che poi venivano opportunamente filtrati per non essere ingeriti). In questo modo le caratteristiche gustolfattive del liquido erano esaltate. Ecco perché il tastavino dei sommelier è fatto d’argento, ed ecco perché la posateria migliore è d’argento e non d’oro, ad esempio.
Nel corso dei secoli le case dei nobili si sono riempite di oggetti e suppellettili, anche d’argento, ma nel Medio Evo sono i luoghi e i temi sacri a produrre alcuni tra i capolavori più magniloquenti fatti d’argento. Poi, con l’imborghesimento e la laicizzazione della società, i grandi capolavori d’argento si spostano nelle corti europee e nelle dimore dei nobili.
A capire per primo la possibilità di fare marketing sfruttando la vanità femminile è Cartier, che nella Parigi della seconda metà dell’800, quella che s’invola dopo gli anni bui verso la belle époque, usava regalare alla nobildonna che organizzava una festa mondana un gioiello, sempre elegantissimo e raffinato. Pur raccomandandosi di non dire a nessuna del regalo “fatto per una donna speciale”, in realtà Cartier sapeva benissimo che l’inevitabile e vanesio passaparola femminile sarebbe stato il motore della sua attività. Fu anche per intuizioni come questa che i successori di Cartier, dopo aver aperto gioiellerie anche a New York e a Londra, furono nominati dal futuro re Edoardo VII nel 1902 “Gioielliere dei re, re dei gioiellieri”.
In tempi più recenti la passione per l’argenteria ha perso un po’ di quota, complici i nuovi usi delle famiglie occidentali e di conseguenza la scarsa disponibilità delle donne lavoratrici di lucidare gli oggetti d’argento. Specialmente nelle città, sempre più grandi ed inquinate, il fenomeno era più macroscopico. Perché? Soprattutto nei piani bassi, la concentrazione di zolfo (il peggior nemico dell’argento) era spesso così alta che l’argenteria si anneriva ad una velocità sorprendente.
Ora i nuovi prodotti d’argenteria, non destinati ad entrare a contatto diretto con il cibo, sono però trattati secondo un nuovo metodo d’immersione in saponatura (un liquido chimico derivato del petrolio) in grado di mantenerli bianchi e splendenti per molti anni. Molti ricorrono a prodotti acquistabili al supermercato che, però, presentano molti limiti dal punto di vista operativo. Innanzitutto finiscono presto, puzzano e bisogna armarsi di batuffoli di ovatta o stracci, per tentare di pulire ogni insenatura dell’oggetto, rassegnati che poi non tutte le parti saranno comunque pulite a dovere. Il consiglio allora è quello di recarsi dal gioielliere per acquistare questo tipo di prodotti: al costo di circa 14 euro sono in vendita bottiglie da litro estremamente più efficaci (fetore a parte). Si riempie di liquido una bacinella e s’immerge l’oggetto che si vuole pulire; dopo una decina di secondi lo si toglie dal liquido e si sciacqua molto bene sotto l’acqua corrente. Il liquido poi potrà nuovamente essere travasato nella bottiglia, pronto ad un nuovo uso. Unica raccomandazione è usare guanti di plastica e un grembiule a protezione dei vestiti dal momento che gli acidi che compongono il liquido sono abbastanza corrosivi.
Il trend dell’argenteria del XX secolo e d’inizio del nuovo millennio fa però registrare un altro “caso”, ovvero la commistione di argento con altri materiali, per lo più non nobili. L’oggetto di argento puro, infatti, può apparire molto pesante agli occhi di alcuni acquirenti, ed ecco allora la moda del dettaglio, del raffinato particolare in argento su un oggetto di legno o di vetro. Eccelso maestro dell’arte dell’argenteria in questo campo è Paolo Gasparetti che da Venezia illumina l’Italia e il resto del mondo con le sue creazioni a mano. In particolare, è celebre per la sua tecnica segretissima di saldare, non incollare, l’argento ai vetri di Murano. Come faccia a non rompere il vetro al momento della saldatura è un mistero anche per i suoi amici e colleghi più stretti.
Giuseppe Morea