Gustare un caffè: un istante di vero piacere
Portare alle labbra una tazza di caffè fumante è un gesto comune in molte parti del mondo; ma quali sono le sue origini e la sua storia, e a quali processi lavorativi viene sottoposto per poter essere apprezzato e gustato in tutto il suo aroma?
Sulle sue origini ci sono molte leggende. C’è chi lo vede proveniente dal monastero Chehodet nello Yemen dove un monaco, avendo saputo da un pastore che le sue capre ed i suoi cammelli si mantenevano vivaci anche di notte se mangiavano certe bacche, preparò una bevanda per poter restare sveglio a pregare più a lungo. C’è chi racconta che in Arabia un pastore di nome Kaddi, nel portare al pascolo le sue capre, notò che queste dopo aver mangiato le bacche di una pianta spontanea mostravano segni di eccitamento, e che l’abate Yahia, venuto a conoscenza del fatto, preparò una bevanda amara e ricca di calore che rinvigoriva il corpo liberandolo dal sonno. C’è chi afferma che un immenso incendio si propagò in un vastissimo territorio dell’Abissinia coperto da piante spontanee di caffè, facendo diffondere a decine di chilometri di distanza l’aroma di quella sorta di gigantesca torrefazione naturale. Comunque sia, parecchi viaggiatori testimoniarono che l’uso del caffè era diffusissimo in tutto l’Oriente Islamico alla fine del XVI secolo.
In Occidente il caffè si diffuse attraverso Venezia, dove si pensa sia stata aperta la prima bottega del caffè nel 1640, anche se alcuni ritengono che ne sia stata aperta una precedentemente a Livorno. In ogni caso, il successo fu immediato ed il caffè si diffuse in ogni città italiana.
In tempi più recenti, esattamente nel 1905, Ludwig Roselius, con l’intento di combattere l’eccessivo nervosismo dei forti bevitori di caffè, creò il primo caffè senza caffeina. Da quella data, i continui investimenti in ricerca e tecnologia hanno permesso di giungere a processi sempre più selettivi in grado di decaffeinare il caffè verde senza alterarne la qualità, l’aroma ed il gusto.
G.B.