Ci sono cose che non permettono una seconda chance
Una frase, a volte, sa essere molto più efficace di grandi discorsi, come quella che fa da titolo a questo articolo, pronunciata da Marco Pangos, responsabile dell’unità operativa locale Naso rosso di Trieste, per riassumere in modo opportuno lo spirito che dall’11 febbraio di quest’anno muove, anche nella nostra città, un gruppo di volontari di età compresa tra i 20 e i 35 anni ad operare in alcuni locali pubblici per contrastare la piaga degli incidenti causati dall’abuso di sostanze legali e illegali.
Un’iniziativa cui va il merito non solo di tutelare i giovani, ma soprattutto di promuovere in loro responsabilità e consapevolezza.
A testimoniare l’attualità dell’iniziativa, i recenti dati di un monitoraggio Asaps (Associazione sostenitori amici della polizia stradale) dal quale, purtroppo, è emerso che nei week-end del primo quadrimestre 2010 le persone decedute per incidente stradale sono passate da 353 a 374 (di queste il 36,6% aveva meno di trent’anni), mentre gli incidenti nella fascia oraria 22-6 del mattino sono aumentati del 28,3%.
> IL PROGETTO
“Operazione Naso rosso – spiega Pangos – è un progetto ideato e promosso dal ministro della Gioventù Giorgia Meloni in collaborazione con l’Istituto superiore della Sanità di Roma. Responsabile del progetto è il dottor Piergiorgio Zuccaro, direttore dell’Osservatorio fumo, alcol e droga dell’Iss, mentre la sua attuazione su scala nazionale è stata affidata al Consorzio scuole lavoro, a Modavi onlus ed altri soggetti associativi presenti a livello locale come il nostro, l’associazione Castelli in aria, nata a Trieste nel 2008”.
L’iniziativa prevede la presenza di giovani volontari all’interno dei locali notturni aderenti ogni venerdì/sabato sera e durante le feste comandate, per un totale di cento giorni all’anno. Undici le Province italiane finora aderenti, tra le quali Trieste. “Attualmente – chiarisce Pangos – siamo presenti in tre esercizi: al Grip in via San Giusto semplicemente con del materiale informativo; all’Etnoblog (l’ex ristorante Ausonia, ndr), dove, oltre al materiale informativo, sono presenti pure degli operatori per un’attività di informazione sulle norme stradali vigenti, sugli effetti dell’uso e abuso di sostanze legali e illegali, e per dare la possibilità di effettuare l’alcol test; infine alla discoteca Mandracchio, dove a tutti questi servizi si aggiunge pure quello di accompagnamento a casa degli autisti con un tasso alcolemico superiore ai limiti di legge, grazie a un automezzo fornito dallo stesso ministero”.
> I VOLONTARI
Nella veste di volontari ci sono i componenti dell’associazione Castelli in aria: ventisei giovani di età compresa tra i 20 e i 35 anni, tutti con formazione ed esperienza nel settore socio-educativo, ed ora attivi anche in questo contesto dopo aver frequentato un apposito corso a Roma. “Nella capitale – racconta Felice Sorrentino, vicepresidente dell’associazione – ci hanno fatto vedere dei filmati davvero scioccanti sugli incidenti e le loro conseguenze. Vite spezzate spesso solo perché i giovani si sentono immortali. Gli incidenti stradali per guida sotto effetto di alcolici e sostanze stupefacenti rappresentano la principale causa di morte dei giovani tra i 16 e i 25 anni. Senza dimenticare, in caso di sopravvivenza, le numerose situazioni di danni fisici permanenti. Sicuramente non saremo noi a salvare il mondo, ma essere consapevoli di poter contribuire a salvare la vita anche di un’unica persona, ci dà la voglia di continuare. Se poi si pensa che per ogni persona morta ci sono almeno cinque o sei familiari che ne soffrono, con le conseguenti situazioni di disagio sociale, senza dimenticare gli altri automobilisti eventualmente coinvolti, ecco che pur salvando un unico ragazzo il beneficio si amplia a dismisura”.
“In quanto membri di una società – aggiunge Pangos – il renderci utili mettendosi al servizio del prossimo ci sembra un buon modo per impiegare il nostro tempo, anche perché ci sono certe cose, certi errori, che non ti permettono una seconda chance. Ed è questo che noi cerchiamo di far capire ai giovani”.
> L’APPROCCIO AI GIOVANI
Tra gli obiettivi del progetto, non solo il supporto e l’informazione, ma in particolare la promozione della responsabilità. Responsabilità che va coltivata, col tempo, soprattutto attraverso una grande capacità di relazione. Il principale vantaggio di Naso rosso sta proprio nel fatto che ad avvicinare i giovani siano dei loro coetanei. “I ragazzi – sostiene Sorrentino – sono piuttosto abitudinari e frequentano più o meno sempre gli stessi locali, così, dopo le prime serate e dopo aver capito chi siamo, sono loro stessi a venire da noi, a chiedere informazioni, accogliendo decisamente di buon grado l’iniziativa. In media facciamo circa tre accompagnamenti a week-end. Va detto che i giovani triestini bevono molto, ma sono piuttosto attenti, anche se purtroppo non tanto per coscienza quanto per paura delle sanzioni… Radicare in loro il senso di responsabilità è un lavoro lungo, i cui risultati potranno esser visti, probabilmente, solo in futuro”.
Non sono certo mancate le situazioni di ostilità, magari con iniziali rifiuti nel farsi accompagnare, ma per il momento il bilancio dell’iniziativa sembra più che positivo. Bisogna però attendere i primi dati ufficiali a livello nazionale per capire il reale impatto di questa iniziativa. “Il progetto – precisa Sorrentino – è stato realizzato con la partnership della Fondazione Ania per la sicurezza stradale e la collaborazione della Polizia Stradale, la quale si è impegnata a fare una statistica sul numero di incidenti stradali prima e dopo l’avvio del progetto per verificare la sua effettiva efficacia”.
Un ultimo pensiero va ai gestori e ai dipendenti dei locali, cui spetta il compito di somministrare le bevande alcoliche ai giovani: esiste un modo affinché anche loro possano contribuire alla causa senza risultare noiosi piantagrane agli occhi dei ragazzi? “La cosa migliore – risponde Pangos – è essere acritici e piuttosto stabilire un contatto con loro per riuscire, col tempo, a cercare di trasmettere loro i nostri stessi messaggi. Alla fine, come sempre, alla base di tutto c’è la relazione”.
foto: Marina Vitale