Bambini e vaccini: una scelta difficile
Il tema delle vaccinazioni è uno dei più discussi in campo sanitario: se da un lato sono consigliati dalla maggior parte dei medici, dall'altro assistiamo ad una vera e propria levata di scudi da parte di associazioni che ne denunciano la presunta
nocività. Dal momento che il problema interessa in particolare i bambini, in quanto i primi vaccini vengono somministrati proprio nei primi mesi di vita, siamo andati a sentire il dottor Andrea de Manzini, specialista in pediatria ed in immunologia clinica. Il primo vaccino a cui le nuove generazioni sono sottoposte è l'esavalente, che contiene quattro vaccini obbligatori (per la poliomielite, la difterite, il tetano e l'epatite B) e due facoltativi (per pertosse e meningite da emofilo). Secondo quanto afferma il dottor de Manzini, l'esavalente viene accettato di buon grado dai genitori del Friuli Venezia Giulia perché convinti della sua efficacia. Ma non solo: in molti, nella nostra regione, decidono di sottoporre il proprio figlio anche ad alcuni vaccini non obbligatori, ovvero quelli che vengono consigliati dai medici per evitare di incorrere in altre malattie meno frequenti, sebbene altrettanto gravi. Il vaccino più utilizzato tra quelli non obbligatori è il trivalente che comprende morbillo, rosolia e parotite. Oggi, inoltre, sono in gioco alcuni vaccini che possono o potranno in futuro evitare l'insorgere di alcuni tumori in cui i virus giocano un ruolo rilevante, come quello al fegato o il papilloma virus che colpisce il collo dell'utero.
Dottor de Manzini, che cos'è il vaccino?
"Il vaccino è una sorta di imbroglio all'organismo. Noi presentiamo al nostro corpo una finta malattia, con tutte le caratteristiche di quella vera. L'organismo impara a reagire così da rispondere in modo efficace nel caso in cui venga aggredito realmente. Il vaccino ha dimostrato di essere il secondo gradino in ordine di riduzione della mortalità dopo la potabilizzazione delle acque e prima degli antibiotici".
Sottoponendoci ad un vaccino, quindi, inseriamo nel nostro corpo una malattia...
"Una volta s'inseriva una malattia con le stesse capacità di indurre l'immunità di quella originale, ma più lieve. Adesso le soluzioni sono ancora più sofisticate e molto spesso iniettiamo addirittura una fotografia di quella malattia, così da evitare il più possibile effetti collaterali. In alcuni dei moderni vaccini, in quelli cosiddetti ricombinanti per esempio (a base di antigeni purificati e non di virus o batteri interi), non inseriamo il germe completo ma soltanto alcuni frammenti. Grazie all'ingegneria genetica si è riusciti a far produrre ad alcuni batteri delle molecole che consentono al nostro sistema di difesa di montare una risposta immunologica non minore di quella che verrebbe montata nel caso di contatto con la malattia vera".
Quanti tipi di vaccini ci sono?
"Ce ne sono tanti, ma quelli che vengono somministrati in modo obbligatorio a partire dal compimento del secondo mese di vita sono quattro: quello per la poliomielite (che è stato la grande rivoluzione della politica vaccinale di questo secolo grazie alla quale si è riusciti ad eliminare questa malattia nel nostro Paese), per il tetano, per la difterite (altra malattia che noi pediatri di oggi probabilmente non sappiamo nemmeno più diagnosticare visto che è totalmente scomparsa), e da non molto anche quello per l'epatite B, inserito con la finalità di rendere tutta la popolazione esente da questo virus che può portare all'insorgenza del cancro del fegato. Non sono obbligatori, invece, i vaccini per la pertosse e per la meningite da emofilo, inseriti nell'esavalente. Nonostante siano facoltativi la maggior parte dei genitori li richiedono per i propri figli, perché queste due malattie sono tra le poche che possono mettere un bambino a rischio di vita nel primo anno di età. Inoltre, il fatto di essere riusciti ad inserire più vaccini in un unico, quello esavalente, ha fatto diminuire i costi e i disagi per i piccoli, rendendo il vaccino più efficiente".
Ci sono altri vaccini non obbligatori?
"Certamente, e sono molti. Sono a mio parere tutti consigliabili, anche se va detto che questo porta a dei costi economici non indifferenti, oltre al fastidio per il bambino che deve sottoporsi con molta frequenza a iniezioni per completare tutti i cicli. Quindi vanno pesati costi e benefici".
Quali consiglierebbe nonostante questi inconvenienti?
"Beh, tra i sei mesi di vita e l'anno, consiglierei quello per la meningite da pneumococco (che previene anche le polmoniti) e quello per la meningite da meningococco, che sono patologie prevalenti nei primi tre anni di vita".
Quanto costano?
"Abbastanza, circa 80 euro a dose. Inoltre, la capacità di indurre una buona immunità cresce con l'età del bambino e perciò con l'aumentare dell'età di inizio diminuiscono le dosi necessarie: se lo faccio prima dell'anno di vita, devo sottoporre il bambino a tre dosi di pneumococco e due di meningococco; se lo faccio dopo l'anno, devo fare due dosi da pneumococco e una di meningococco. In ogni caso il costo complessivo si aggira circa sui 400 euro se li paga il paziente. Ma oggi il sistema sanitario li offre a prezzi minori nei consultori".
Sono numerose le associazioni nate con lo scopo di informare la popolazione sui rischi dei vaccini. Quali sono, quindi, gli effetti collaterali?
"I rischi sono davvero bassi. Ci sono effetti legati al vaccino come tale ed effetti legati al fatto che si fa un'iniezione e s'inietta una sostanza estranea. Questi ultimi sono sovrapponibili ai problemi che può dare una puntura di zanzara o il morso di una mosca o l'assunzione di un antibiotico o di un alimento. Quelli legati al vaccino sono per definizione (altrimenti nessuno di noi si sognerebbe di vaccinare) minimi in confronto agli effetti collaterali della malattia selvaggia. Ad esempio, il vecchio vaccino della poliomielite che si usava in Italia (il Sabin) dava effetti collaterali paragonabili alla malattia nella misura di un caso ogni 200 mila dosi. Le cifre parlano chiaro...".
Esistono anche dei vaccini cosiddetti di nicchia. Quali sono?
"Per esempio, c'è quello per l'encefalite da virus delle zecche. Sebbene i casi diagnosticati siano ancora pochi, il vaccino è molto richiesto dal momento che spesso i bambini trascorrono il tempo libero in mezzo ai prati delle nostre zone, notoriamente popolate di zecche. Ed è un vaccino nella prospettiva probabile di una diffusione del virus nelle zecche simile a quella da anni in atto in Austria, dove quasi tutti si vaccinano (ci si vaccina dopo il primo anno di vita)".
Volendo sottoporre un bambino a più vaccini, compresi quelli non obbligatori, quale sarebbe il calendario vaccinale?
"Un bell'impegno! A due mesi l'esavalente (difterite, tetano, pertosse, meningite, epatite e poliomielite), a quattro mesi si ripete, a sei mesi s'inizia il ciclo per la meningite da meningococco e pneumococco (dopo due mesi la seconda dose di pneumococco). Entro l'anno di età si fa di nuovo l'esavalente, dopo l'anno si fa la seconda dose di meningococco e la terza di pneumococco, e subito dopo per morbillo, rosolia e parotite".
Non è esagerato?
"Credo che la cosa migliore sia far scegliere liberamente ai genitori a quali vaccini sottoporre il figlio sulla base anche del proprio stile di vita. Il bambino che non va mai in Carso o in zone a rischio zecca, e quindi non ha occasione di essere morso da una zecca, perché mai dovrebbe sottoporsi all'anti-TBE? In ogni caso l'argomento è molto delicato, anche se credo che il vaccino sia una scelta adeguata ai nostri tempi ed alla nostra attuale situazione sociale e sanitaria. Tutti i vaccini possono avere effetti collaterali (per esempio quello per la pertosse), ma comunque sono sempre pesati rispetto ai problemi che darebbe la malattia vera e propria. Non dimentichiamo poi che un bambino che sta male significa anche una mamma o un papà che non lavora, o una famiglia che non va in vacanza, oppure un papà e una mamma che prendono magari anche loro la malattia. A questo proposito, se mi è consentito mandare un messaggio, ritengo realmente urgente una decisione istituzionale riguardo alle modalità di offerta di una vaccinazione di massa per la varicella negli adolescenti che non l'abbiano ancora fatta: l'attuale situazione è che abbiamo un ottimo vaccino e continuiamo a non usarlo. Dovendo riassumere l'atteggiamento generale nei confronti dei vaccini, ritengo che ci siano in gioco da un lato una scelta razionale che porta a vaccinare il bambino per evitare che incorra nella malattia, dall'altro una scelta irrazionale che impone di non iniettare nel corpo del figlio un qualcosa di estraneo. Anche se non la condivido, è giusto che anche quest'ultima scelta vada rispettata. Il ruolo dei medici è quello di informare, poi la scelta è libera".
Qual è l'atteggiamento dei genitori?
"Laddove si è tolta l'obbligatorietà dei vaccini, i tassi delle vaccinazioni sono rimasti praticamente invariati. A parere mio, è una scelta giusta perché così togliamo alle associazioni anti-vaccino un'arma; loro si battono contro l'obbligatorietà dei vaccini anche in quanto la trovano una scelta illiberale. Oggi anche se molti vaccini non sono obbligatori, la gente ha capito che sono utili".
Cosa succede se un genitore non sottopone il proprio figlio ai vaccini obbligatori?
"Incorre in una multa. La trovo una soluzione assolutamente sbagliata: un vaccino (e quindi la salute di una persona) non può essere barattato con una multa! Rispettiamo ogni singola scelta e cerchiamo di formare i genitori ascoltandoli e mettendoci a loro disposizione".
Com'è diminuita l'incidenza di alcune malattie grazie all'intervento dei vaccini?
"Dovendo fare qualche esempio, posso dire che il vaiolo è scomparso grazie al vaccino, tanto da sospenderne la vaccinazione: oggi non esiste più. Anche quello per la poliomielite è stato un grande successo. Per quest'ultima malattia il vaccino esiste ancora, ed è stato perfezionato: non viene più assunto per via orale, ma viene iniettato intramuscolo per togliere quel po' di tossicità che aveva quello per bocca (il Sabin). Il morbillo fino a venti anni fa si presentava con epidemie massicce, ogni due anni, vuotando intere scuole e uffici; oggi questo non avviene più da noi, grazie ai vaccini. Ora l'obiettivo è quello di creare nuovi vaccini che ne contengano più di uno: per esempio, alle sei vaccinazioni presenti nell'esavalente si sta cercando di aggiungere anche quelle per la meningite da meningococco, da pneumococco, per il rotavirus (che comporta la principale causa di morte per diarrea e disidratazione negli Stati Uniti). A presto avremo il vaccino contro il papilloma virus, che provoca il cancro dell'utero nella donna".
Cosa dire del tanto discusso vaccino per l'influenza?
"A differenza di quello che si dice ogni anno nella stagione dell'influenza, il bambino non ha maggiori rischi rispetto al resto della popolazione. Lo dimostrano i numeri. Questo grazie all'assistenza pediatrica che già da sola fa fronte alle reali complicanze dell'influenza".
Quindi non ha senso vaccinare un bambino per l'influenza?
"Non ha senso se penso allo stress per il bambino: bisogna iniettare una dose più un richiamo, e poi un richiamo ogni anno visto che il virus dell'influenza cambia continuamente. Se poi guardiamo i numeri, vediamo che la probabilità che un bambino vaccinato non incorra nell'influenza è molto bassa. Però ha senso vaccinare perché se vaccino tutti i bambini tolgo un "serbatoio" e quindi faccio girare meno l'influenza... In ogni caso ha più senso vaccinare l'adulto".
E la tanto temuta influenza aviaria?
"Aver paura oggi dell'influenza aviaria significa aver paura che la Luna ti cada in testa. È un problema ancora lontano e quindi c'è tutto il tempo per attrezzarsi al fine di fronteggiarla. Gli organi competenti lo stanno già facendo".
Prima di fare un viaggio, quali sono i vaccini da consigliare?
"è difficile dare una risposta esauriente perché dipende dalla zona che si vuole raggiungere. Di certo, credo che per qualsiasi viaggio da intraprendere sia sensato preventivamente sottoporsi al vaccino per l'epatite A, che tra l'altro costa poco. Solo per dare qualche numero: ogni mille persone in viaggio per un mese, tre si prendono un'epatite A. Per il resto, si deve valutare in base al singolo caso e all'età del bambino".
Silvia Stern