L’anziano e l’alimentazione
è generalmente riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale l’importanza dell’alimentazione corretta e bilanciata nella prevenzione delle malattie e nel mantenimento di un buono stato di salute. Questa regola vale per
tutte le età, ma diventa estremamente importante continuare a rispettarla nell’età anziana.
Le carenze o gli squilibri dei periodi precedenti la vecchiaia sono, per molti studi scientifici, motivo dell’evoluzione del processo d’invecchiamento stesso. Il modo col quale ci si è alimentati nell’età giovanile e matura incide su come si arriva alla terza età, così come l’alimentazione della senescenza condiziona la qualità di vita della longevità.
Nelle persone anziane si riconoscono alcune modificazioni fisiologiche (rallentamento del metabolismo basale, diminuzione della massa muscolare e scheletrica) e fisiche, legate al cambiamento di stile di vita e attività lavorativa. Ne consegue un adeguamento e una riduzione del fabbisogno calorico ed energetico, ma che sottende un giusto apporto di nutrienti.
Sono, invece, molto diffuse fra gli anziani alcune opinioni false e diffuse, generalizzazioni illogiche sul ruolo nocivo di certi alimenti. Per alcuni le carni sono da evitare per salvaguardare reni e cuore, i grassi producono sempre arteriosclerosi. Gli anziani sono portati ad errori dietetici sia in eccesso che in carenza, comunque poco conformi con le indicazioni dell’alimentazione bilanciata. Prende piede in alcuni casi una selezione alimentare monotona, restrittiva, a volte monocibo. Molto spesso tutto è aggravato da una masticazione imperfetta, data da dentatura insufficiente o protesi inadeguata, che induce a ricorrere a cibi troppo cotti, senza sale e senza condimenti, che aggravano l’astenia dell’anziano. In alcuni casi predomina la ricerca del dolce e di zuccheri elaborati a scapito di proteine, calcio e ferro, vitamine; in altri, l’eccesso di frutta, formaggi, uova, pane, pasta e dolci produce disordini del glucosio, diabete, insufficienze cardiovascolari.
Le forme di carenza sono difficili da individuare e possono essere scambiate come sintomi legati all’età. Altri fattori inducono gli anziani a diete carenti: il costo di alcuni alimenti, la difficoltà della preparazione, l’utilizzare alimenti già precotti per molti giorni, l’insufficienza digestiva o pancreatica, deficit enzimatici o accumulo di scorie metaboliche per iperazotemia o iperuricemia.
Nell’anziano con degenerazione cerebrale l’alimentazione può essere molto alterata di pari passo con il modo di assumere correttamente il cibo, masticare, deglutire, mangiare a tavola usando adeguatamente le posate. Sono frequenti i casi in cui l’anziano chiede continuamente di mangiare per problemi della memoria procedurali, ma anche a causa di alterazioni delle funzioni cerebrali che regolano l’assunzione di cibo. In molti casi è importante non costringere l’anziano a seguire un comportamento corretto: potrebbe sentirsi aggredito e reagire con aggressività o confusione. È più utile cercare di distrarlo con altri stimoli, invitandolo a fare altre attività. Il provvedimento di imboccarlo è da prendere il più tardi possibile, soltanto quando la persona abbia perso ogni autonomia nell’alimentarsi da sé e la capacità residua nel farlo.
È essenziale poi l’apporto di acqua, vitamine e sali minerali. Gli anziani sentono meno la sete e si astengono dal bere per paura di incorrere nell’incontinenza urinaria o per timore dell’accumulo di liquidi con l’idea errata che “fa gonfiare”. È necessario bere ogni giorno una buona quantità d’acqua per preservare la funzionalità renale, idratare la pelle e ridurre il rischio di stipsi ammorbidendo le feci. Oltre che con l’acqua, s’introducono liquidi con il consumo di succhi di frutta, tè e caffelatte, tisane, soprattutto nella stagione estiva.
Le ultimissime indicazioni nutrizionali raccomandano di mantenere un peso corporeo stabile, compatibile con età, sesso ed eventuale dispendio di energia per attività fisica. Il dimagrimento eccessivo, oltre a non giustificare una maggiore mobilità per detrimento della massa muscolare, può produrre stanchezza, astenia, inappetenza, depressione, bilancio azotato negativo, riduzione della resistenza immunitaria.
Non solo funzione biologica ma piacere quotidiano: questo dovrebbe significare il mettersi a tavola. Oltre a combinare e a distribuire con equilibrio gli alimenti, è importante approntare le pietanze secondo i gusti e servirle in modo da rendere la tavola attraente. Il momento del pasto deve essere sempre ed ancora un’occasione per assaporare piacere sani e genuini, stimolando il gusto e l’olfatto.
L’alimentazione nell’anziano deve comportare una dieta sobria, in quanto utile, tollerata e ben accetta. Nella gestione della quotidianità della persona anziana, per stabilire una dieta personale si devono valutare le condizioni fisiche, psicologiche, economiche ed ambientali, ma soprattutto bisogna definirla insieme all’anziano, pena il fallimento di qualsiasi consiglio, prescrizione o proposta.
Ignazia Zanzi