Piedi: una pianta spesso trascurata
Il piede, parte estrema dell’arto inferiore, è una robusta e complessa struttura anatomica, capolavoro di ingegneria meccanica, ma perfettibile dal punto di vista evolutivo e funzionale. La perfezione dei piedi e la postura corretta sono
condizioni fortunate, con le imperfezioni poco evidenti si convive per molto. “Le patologie del piede sono molto diffuse, soprattutto nel sesso femminile (per una predisposizione familiare trasmessa da madre a figlia) e nell’anziano. È una parte del corpo ingiustamente trascurata e sottovalutata. La funzionalità compromessa di un piede non può essere compensata dall’altro, come per la mano, e può essere fortemente invalidante e limitante l’autosufficienza”, afferma il dottor Livio Frausin, ortopedico e fisiatra, specialista della Patologia del piede.
“La patologia del piede – continua – interessa più frequentemente la parte dell’avampiede, e quella per la quale c’è maggior ricorso allo specialista è l’alluce valgo, una patologia di tutto il primo raggio, con deviazione del primo dito del piede verso le altre dita, secondaria ad un’alterazione dell’apparato legamentoso. L’articolazione metatarso-falangea appare infiammata e ingrossata. La deformità comporta un danno a cascata sulle altre dita, che s’inarcano, assumono un aspetto a martello o griffe, con grave compromissione e limitazione del movimento e della forza di propulsione. Dall’appoggio anomalo deriva un costante sovraccarico che procura dolorose callosità (ipercheratosi) e arrossamenti per sfregamento contro la scarpa”.
Queste evidenze sono spesso molto dolorose, ma intervenire ripetutamente solo su esse non risolve il problema, che abbisogna di un riequilibrio e una ridistribuzione dell’appoggio del piede con l’adozione di appositi plantari. “Questi ausili ortopedici – conferma Frausin – costruiti ad arte e personalizzati costituiscono un trattamento efficace dal punto di vista tecnico, riducendo sollecitazione e tensioni eccessive. Per i casi più gravi si ricorre all’intervento correttivo chirurgico. La tecnica chirurgica mininvasiva, applicata dal 1997 e quindi supercollaudata, fa sì che il segmento osseo sia spostato, fissato e bloccato in una posizione corretta con un piccolo chiodo, rimosso in fase di medicazione. Il decorso post-operatorio permette un recupero della componente estetica e soprattutto funzionale e una precoce autosufficienza del paziente”.
Quando, invece della deviazione, s’instaura l’artrosi, l’alluce si dice rigido. “L’alluce – spiega lo specialista – appare iperesteso sull’articolazione interfalangea per la mancanza di mobilità dell’articolazione metatarso-falangea perché affetta da artrosi. L’evidenza radiologica mostra le caratteristiche del quadro artrosico, come riduzione della cartilagine e formazione di concrezioni ossee (osteofiti). L’alluce rigido viene trattato con intervento di osteotomia articolare o si può ricorrere a protesi che sostituiscono la cartilagine compromessa”.
La sintomatologia dolorosa della pianta del piede è sempre legata ad artrosi o disordine dell’assetto osseo? “A volte – risponde Frausin – ci si trova di fronte a pazienti che lamentano dolori lancinanti alla pianta del piede, con sensazioni di scossa elettrica, senza evidenti alterazioni artrosiche o dell’assetto osseo. Si tratta in questi casi di un’infiammazione del nervo sensitivo intermetatarsale, fra il 3° e 4° dito o neuroma di Morton. Un piccolo intervento locale permette un recupero quasi immediato della funzionalità e remissione del dolore. Altri casi di dolore legato ad infiammazione possono interessare il tallone. Formazioni a speroni od osteofiti non richiedono necessariamente interventi chirurgici, ma si possono risolvere con talloniere, atte a ridistribuire il carico alleviando il dolore. Infiammazioni, calcificazioni e fenomeni degenerativi del tendine d’Achille, che ne compromettono la resistenza e la funzionalità, sono risolvibili con tecnica chirurgica mininvasiva”.
Si possono prevenire i problemi funzionali? “L’uso di scarpe di buona fattura, comode e contenitive che assicurino un rialzo del tallone di due centimetri, la vigilanza sull’assetto plantare a scopo preventivo sin da bambini, possono rendere manifeste piccole imperfezioni, scongiurarne la cronicizzazione – conclude Frausin – ma non impediscono l’evenienza patologica che ha una componente fortemente congenita”.
I.Z.
Fisiologia e morfologia del piede
Nell’articolata struttura anatomica del piede si possono individuare una parte posteriore, media, anteriore (retropiede, mesopiede, avampiede). Morfologicamente esso presenta una convessità dorsale, mentre la parte inferiore, costituente l’appoggio del piede, presenta una concavità più o meno pronunciata. La parte posteroinferiore, costituita dal voluminoso osso del calcagno, dà inserzione al tendine d’Achille e alla fascia plantare, vasta e robusta formazione tendinea la cui integrità assicura protezione alle delicate strutture ossee, vascolari e nervose del piede e una giusta tensione dell’arco plantare. L’elasticità muscolotendinea e l’innervazione ne fanno modificare la forma adeguandosi al terreno, all’attività e alla calzatura.
Quando il piede presenta un appiattimento costante della pianta, un cedimento e una deformazione della volta, una perdita d’elasticità, si dice piatto. Al contrario, una pianta con arco molto pronunciato, aumento della volta, con riduzione delle distanze degli estremi d’appoggio, è tipica del piede cavo. Queste deformità devono essere diagnosticate precocemente già nei bambini per assicurare una corretta postura, e a scopo preventivo e prospettico per scongiurare danni funzionali, dolori e limitazioni dolorose in età adulta.
Per i problemi più lievi si ricorre a plantari personalizzati, ausili ortopedici ottenuti con l’impiego di baropodometri elettronici d’ultima generazione, che studiando le pressioni plantari e l’analisi del passo, e interfacciandosi con un software, elaborano le informazioni per plantari ad hoc, sottili ed esteticamente accettabili, tecnicamente efficaci e durevoli. Per casi più gravi si ricorre all’intervento chirurgico, che nei bimbi è mininvasivo, e consiste nell’inserimento di endortesi.