Allergie: la stagione calda si avvicina!
Tutte le patologie allergiche sono in aumento e la loro prevalenza è quasi raddoppiata dagli anni ’70 ad oggi. Il quadro sintomatologico più comune è quello della rinite allergica (che interessa il 10-15% dei soggetti) mentre più rara è
l’asma bronchiale (che colpisce il 5-7% dei soggetti). Per quanto riguarda la dermatite atopica, la prevalenza è molto variabile in funzione dell’età: è maggiore nei bambini. L’eczema invece è legato a diversi apteni (antigeni che determinano il fenomeno allergico) e varia in base all’età ed alle eventuali esposizioni al contatto.
La stagione delle pollinosi (fastidioso problema per molti, legato alla diffusione nell’aria dei pollini di determinate specie arboree) sembra essere anno dopo anno anticipata.
Che sia colpa dell’effetto serra o di altri fattori, ciò comunque è un fattore negativo per i soggetti allergici?
“La temperatura – risponde la dottoressa Francesca Larese, responsabile del Centro di alta specializzazione in Allergologia professionale e ambientale presso l’Unità clinico operativa di Medicina del lavoro dell’Ospedale Maggiore di Trieste – influenza la concentrazione di pollini in aria, quindi nelle stagioni più calde e nelle zone più calde le concentrazioni di pollini aumentano. Le primavere precoci inducono quindi un anticipo dei sintomi”.
Cosa c’è alla base dell’allergia, fenomeno tanto in ascesa nell’Occidente, e quanto incidono la familiarità e le abitudini iperigieniste?
“Sappiamo che la predisposizione allergica è determinata geneticamente, quindi una familiarità allergica predice i sintomi. Negli anni più recenti, però, appare molto importante il fatto che il nostro sistema immunitario è sottostimolato per quanto attiene la produzione di anticorpi verso virus, batteri ed elminti (vermi parassiti, ndr), e questo fa deviare il nostro sistema verso la produzione di immunoglobuline IgE che scatenano la reazione infiammatoria”.
L’asma è la forma morbosa più studiata e forse la meglio gestita. Quanta influenza hanno l’inquinamento (le famigerate PM10) e il fumo attivo e passivo?
“Sicuramente l’inquinamento ambientale, ed in particolare le PM10, possono aumentare i sintomi asmatici. Ma negli studi recenti il ruolo dell’inquinamento nell’induzione dell’allergia respiratoria è passato al secondo posto rispetto alla deviazione del sistema immunitario. Tanto è che città più inquinate ma in Paesi più arretrati presentano prevalenze di asma bronchiale più basse rispetto a città più ricche e meno inquinate. È vero però che quando sono già presenti sintomi asmatici l’inquinamento ambientale, il fumo attivo e passivo aumentano la sintomatologia e gli accessi al Pronto soccorso dei soggetti già sintomatici. È buona norma, quindi, per i soggetti asmatici evitare l’esposizione all’inquinamento ambientale e al fumo di sigaretta”.
Quale meccanismo fa di un polline o di un altro allergene (innocuo per un soggetto sano) un fattore dannoso per il corpo?
“Il problema sta nel nostro organismo che “si sbaglia” e riconosce come dannoso qualcosa che di fatto non lo è. Si tratta di reazioni immunologiche verso parti proteiche di polline o altro mediate da immunoglobuline della classe delle IgE”.
Cosa si intende per allergie crociate?
“Sono dovute al fatto che ci sono in natura molti determinanti allergenici comuni a specie diverse: ad esempio, fra gli acari della polvere domestica, fra alcuni pollini, fra i derivati epidermici di animali. Vi sono anche alcuni alimenti che hanno determinanti antigenici comuni ad alcuni pollini e che causano la sindrome orale allergica. Ad esempio chi è allergico ai pollini di betulla e nocciolo può avere prurito in bocca se assume la mela o altra frutta”.
Come si perviene alla diagnosi di queste diverse forme allergiche?
“è molto facile la diagnosi di allergia da inalanti per la quale sono disponibili dei test cutanei (prick test) molto affidabili. Simili test esistono anche per gli alimenti, ma sono meno attendibili. In alternativa possono essere cercate nel siero le IgE specifiche”.
Quali sono le terapie?
“Usualmente il primo intervento è quello di cercare di ridurre l’esposizione all’allergene: ad esempio, è quanto mai opportuno fare la bonifica ambientale per acari della polvere. Poi la terapia è a base di antistaminici per via generale, di cortisonici locali (nasali o bronchiali), di broncodilatatori per l’asma. È possibile fare anche una terapia iposensibilizzante (vaccino) che risulta talvolta efficace ed è utile a prevenire l’evoluzione della rinite verso l’asma”.
L’immunoterapia specifica è complementare alla terapia?
“è uno strumento in più che va iniziato al di fuori del periodo sintomatico”.
Verso quali forme vi sono indicazioni al trattamento?
“Funziona abbastanza bene verso i pollini, un po’ meno per l’allergia agli acari”.
È preventiva, curativa o impedisce l’evoluzione e le complicanze?
“Svolge un’azione di prevenzione e di cura ed evita anche l’evoluzione verso l’asma, ma purtroppo non sempre funziona”.
Cosa induce il vaccino?
“Non si sa con certezza, ma ci sono molte ipotesi. Qualche autore ha misurato anticorpi IgG con effetto bloccante le IgE. In altri studi è emerso il ruolo di alcune linfochine”.
È una terapia per tutti?
“è una terapia personalizzata ed è adatta a tutti, anche se la mia esperienza principale è con adulti. Non può essere fatta nei pazienti con sintomi molto importanti per i quali il vaccino può scatenare reazioni allergiche”.
La prevenzione e l’effetto protettivo sui sistemi respiratorio e immunitario sembra iniziare nella vita intrauterina? Per dare giovamento in futuro al bambino, quali sono le regole per le donne in gravidanza?
“Si consiglia essenzialmente di prolungare l’allattamento al seno, che tende ad evitare la sensibilizzazione precoce dei bambini. Per il resto, le ipotesi sono tante ma le certezze sono ben poche”.
Ignazia Zanzi