Nevi e prevenzione: come effettuare l’autoesame della pelle
I nevi sono delle chiazze pigmentate, di colore bruno o nerastro (talora non pigmentate), che possono essere presenti sulla cute fin dalla nascita (nevi congeniti) oppure comparire successivamente, più spesso nell’età prepuberale (nevi acquisiti). I nevi congeniti vengono distinti a seconda delle loro dimensioni in nevi di piccola taglia (fino a 1,5 cm di diametro), di media taglia (da 1,5 cm fino a 20 cm) e di grande taglia (con più di 20 cm di diametro). I nevi acquisiti sono solitamente di diametro inferiore a 6 mm.
Da tutti i nevi può teoricamente derivare un melanoma, il quale tuttavia può spesso insorgere (in circa la metà dei casi) come tale sulla cute sana normale. I nevi che subiscono modificazioni di colore, dimensioni ed aspetto vanno sottoposti alla valutazione del dermatologo. Va pure segnalato un nevo insorto dopo i 25 anni di età, mentre un nevo comparso dopo i 40 anni è da considerare ad elevato rischio di melanoma. Le modificazioni che un nevo subisce per effetti ormonali in età puberale, in gravidanza, o durante l’assunzione di contraccettivi orali, vanno comunque segnalate, ma per lo più non indicano un’evoluzione maligna del nevo. I comuni nevi rilevati del volto (nevo di Miescher) e del tronco (nevo di Unna) sono delle entità benigne con potenziale degenerativo molto basso.
> Cos’è il nevo displastico?
Il nevo displastico è un nevo benigno, con aspetti che possono far sospettare l’evoluzione verso il melanoma, e che comunque hanno un elevato potenziale evolutivo. L’utilizzo del termine “nevo displastico” è controverso a livello scientifico, così come il suo significato, sia a livello clinico che istologico; tuttavia viene usato nella pratica clinica, per indicarne l’elevato rischio, o la difficoltà anche istologica a distinguerlo dalla forma più iniziale del melanoma (melanoma intraepiteliale o “in situ”).
> Cos’è il melanoma?
Il melanoma è un tumore maligno cutaneo, la cui pericolosità è correlata a fattori intrinseci al melanoma stesso (aggressività biologica), alle dimensioni ed allo spessore. In una prima fase il melanoma cresce molto lentamente ed è interamente contenuto a livello intraepidermico (melanoma “in situ”), e le sue cellule maligne sono paragonabili ai cavalli di un ranch chiuso, dal quale non possono uscire per raggiungere i vasi linfatici e quelli sanguigni. In una seconda fase la crescita avviene sempre in superficie, ma più velocemente ed assume carattere microinvasivo (Superficial Spreading Melanoma – SSM): il melanoma in questo caso presenta di solito un diametro maggiore di 6 mm, e raddoppia di dimensioni in 3-4 mesi. In una fase ulteriore la crescita diventa verticale (melanoma nodulare, melanoma polipoide, melanoma ulcerato) ed il rischio di diffusione della malattia diventa più elevato. In alcuni casi il melanoma può presentare fin dall’inizio una crescita verticale.
> Come si tratta il melanoma?
Il melanoma va trattato chirurgicamente. Nelle forme iniziali si procede di norma ad un’escissione semplice, con una distanza della linea di taglio rispetto al bordo della lesione di circa 10 mm (6 mm nel melanoma “in situ” purché ancora di piccole dimensioni). La cicatrice che ne deriva sarà di dimensioni relativamente limitate, ma sempre nel rispetto della radicalità richiesta per questo tipo di tumore cutaneo. Nel melanoma intraepidermico l’escissione chirurgica adeguata comporta la guarigione pressoché nella totalità dei casi trattati (il ranch chiuso viene facilmente asportato con tutti i suoi cavalli, in quanto si trovano ancora nel suo interno). Nel melanoma SSM la guarigione dopo un intervento chirurgico adeguato è molto elevata. Nel melanoma nodulare, polipoide o ulcerato l’escissione sarà più ampia. Quando lo spessore del melanoma è maggiore o uguale di 1 millimetro, si procederà anche all’asportazione del linfonodo sentinella.
> Cos’è il linfonodo sentinella?
È una tecnica, la quale serve ad individuare il linfonodo che per primo drena dalla sede del melanoma. L’individuazione viene effettuata tramite una sonda, che durante l’intervento consente di individuare una sostanza tracciante (albumina colloidale marcata con il tecnezio) preventivamente iniettata nella sede del melanoma e che da qui si diffonda selettivamente al linfonodo sentinella. È da sottolineare che questa tecnica va usata non in tutti i casi di melanoma cutaneo! E l’indicazione all’utilizzo di questa metodica sarà consigliata dal medico specialista. La diagnosi precoce di melanoma comporta contestualmente un minor utilizzo della tecnica del linfonodo sentinella.
> Qual è il ruolo dell’autoesame della pelle?
L’autoesame della pelle aiuta la diagnosi precoce dei tumori cutanei in generale, con particolare riguardo al melanoma cutaneo. Tramite l’autoesame condotto correttamente si riescono ad individuare piccole neoformazioni brune o nerastre (ma anche scarsamente pigmentate in alcuni casi) che si sono modificate o di recente insorgenza. Esse vanno segnalate al dermatologo preferibilmente entro tre settimane, per la valutazione clinica. Va sottolineato che l’obiettivo dell’autoesame è di individuare e non di diagnosticare i nevi con aspetti o comportamenti sospetti, in modo da consentirne la diagnosi precoce.
I vantaggi della diagnosi precoce dei tumori cutanei e del melanoma sono: effettuare un trattamento chirurgico più semplice e meno invasivo; evitare trattamenti complementari complessi, come ad esempio il linfonodo sentinella; migliorare drasticamente le probabilità di guarigione definitiva.
> A quali soggetti è consigliato effettuare l’autoesame della pelle?
L’autoesame è utile a tutti, soprattutto ai soggetti di pelle bianca (caucasica). In particolare è raccomandato quando ricorrano uno o più elementi di rischio, legati sia al soggetto che all’ambiente. Questi vengono sintetizzati nell’acrostico RISK MM: Red hairs (capelli rossi); Inability to tan (scarsa predisposizione all’abbronzatura); Sunburns history (storia di scottature solari, individuabili per la presenza di lentiggini solari per lo più al dorso); Kindred (familiarità); Moles atypical (nevi atipici); Moles numerous (più di 100 nevi di diametro maggiore ai 2 mm). In questi soggetti l’autoesame dovrebbe avere carattere di periodicità (ogni 3-6 mesi). È opportuno comunque rivolgersi allo specialista per informazioni più dettagliate in proposito. Coloro che hanno avuto un pregresso melanoma presentano un rischio maggiore rispetto alla popolazione normale di sviluppare un altro melanoma.
> Informazioni e suggerimenti pratici sulle neoformazioni cutanee.
È importante segnalare la presenza di una lesione cutanea che non è stata rilevata in precedenza, oppure una neoformazione preesistente, che appare modificata nelle dimensioni, nel colore e nell’aspetto (forma, bordi, asimmetria).
I melanomi sono tumori in genere di colore bruno scuro o nerastro, che tuttavia in alcuni casi (circa il 10%) possono essere privi o con scarso pigmento melanico, assumendo un colore biancastro, roseo o rossiccio, per effetto di un’importante vascolarizzazione nel suo contesto (neo-angiogenesi). Essi si accrescono e si modificano in maniera asimmetrica, con una rapidità variabile, in relazione alle loro caratteristiche biologiche di aggressività (non uguali in tutti i casi) ed alla loro fase di crescita.
È consigliabile coprire con una piccola medicazione la neoformazione così individuata, per proteggerla da eventuali traumi e ferite accidentali, che possono accelerarne l’evoluzione ed aumentarne la pericolosità. Queste precauzioni sono particolarmente raccomandate quando la neoformazione è rilevata, ulcerata o sanguinante.
La neoformazione cutanea a rischio può essere localizzata in qualsiasi parte del corpo, sia in parti facilmente accessibili all’osservazione diretta, sia in altre sedi più difficilmente esplorabili quali il dorso, le piante dei piedi, gli spazi interdigitali, le unghie delle mani e dei piedi, l’area genito-anale, le mucose, le aree coperte dai capelli e dai peli.
Nell’autoesame c’è da tener conto del numero dei nevi del singolo soggetto. Talora infatti i nevi e le altre neoformazioni sono molto numerosi, e questo fatto oltre a costituire un fattore di rischio rende più difficile il riconoscimento del nevo da far esaminare o da tener sotto controllo. Ai fini dell’individuazione accurata del singolo nevo è sicuramente utile avere uno storico fotografico del tronco e degli arti o di altre parti del corpo, a seconda delle necessità.
prof. Giusto Trevisan
Istituto di Clinica Dermatologica dell’Università di Trieste