Obama dilaga, è lui il nuovo presidente degli Stati Uniti
Una vittoria a valanga. Il partito democratico americato si riprende la Casa Bianca dopo 8 anni di governo Bush e lo fa con una vittoria nettissima, destinata senza ombra di dubbio ad entrare nei libri di storia. Gli Stati Uniti hanno scelto, per la prima volta, un presidente afroamericano, l'ormai ex senatore Barack Obama, decretando una sconfitta schiacciante per i repubblicani additati evidentemente come causa principale della rovinosa situazione finanziaria e socio economica attuale nel paese. Nella sua roccaforte di Chicago, davanti a decine di migliaia di sostenitori in tripudio, il neo presidente (che entrerà nella Casa Bianca solo a gennaio) ha tenuto il suo primo discorso da uomo più potente del mondo: riconosce il valore dell'eroe di guerra che ha battuto, John McCain, e ribadisce che "Nulla è impossibile in questo Paese". E poi "Non siamo una collezione di individui. Siamo gli Stati Uniti d'America". Il cambiamento promesso dal democratico deve ancora iniziare, ma intanto il dollaro si rafforza di molto e la fiducia del paese verso il futuro sembra impennarsi dopo lunghe settimane buie. "Yes, we did" Ce l'abbiamo fatta!
Anche al Senato la vittoria dei democratici è nettissima. Obama ha un'ampia maggioranza e potrà disporre di tutti gli strumenti per attivare i punti programmatici che la scarsa liquidità lasciata da Bush gli permetteranno di mettere in pratica. Insomma, il presidente non ha scuse, se non che le casse sono vuote e il paese deve riprendersi dalla crisi.
Anche stati storicamente repubblicani, come l'Indiana hanno "cambiato pelle" per l'occasione e si sono schierati dalla parte di Barack Obama, che a scritinio non ancora concluso ha ampiamente saltato la soglia dei 270 seggi necessari a diventare presidente sfondando oltre quota 350! Una vera e propria valanga di consensi.
Anche in Italia non sono tardate le felicitazioni al nuovo presidente. Il presidente Napolitano parla di "giornata storica", Berlusconi afferma che "Aumenta l'amicizia tra Italia e Usa".
Ma sarà davvero così? Resta infatti una forte perplessità sulla visione di Obama dell'Italia. Quando alcuni mesi fa il senatore dell'Illinois ha fatto un tour in Europa si è ben guardato dal riceve l'applauso della folla a Roma. E' andato prima in Israele, poi a Berlino, Londra e Parigi. Insomma nelle grandi capitali dei grandi paesi dell'Europa Occidentale. In Italia non è venuto. Perché? Perché le nuove basi della diplomazia statunitense non contemplano il nostro Paese?
I motivi, secondo diversi esperti sono due: con grande "lungimiranza", Berlusconi si è schierato dalla parte di McCain e dell'amicone Bush, il vero trombato della consultazione, dicendo che tifava per il repubblicano perché così non sarebbe stato più il leader più anziano del G8. Gli americano hanno scelto invece il più giovane. In secondo luogo, seppur in Italia la cosa viene celata e mascherata dai media, la reputazione, la credibilità e il prestigio del Belpaese sono ai minimi storici. Alcuni americani in un recente sondaggio hanno dichiarato che l'Italia è fuori addirittura dall'Unione Europea e credono che siamo extracomunitari. Quale ignoranza: non sanno che l'Italia è tra i paesi fondatori dell'U.E.? Corruzione, inesistente ricambio generazionale della politica, legge elettorale antidemocratica e criminalità organizzata sono gli ingredienti principali di questa visione. Sulla quale vale la pena di meditare.
Se le cose non cambiano Obama ci considererà (giustamente) meno di molti paesi del cosiddetto terzo mondo, come il suo Kenya. Negli Stati Uniti "the change", il cambiamento a lungo invocato da Barack, è arrivato. E in Italia?