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In linea con la sicurezza

 |  Redazione Sconfini

Gli infortuni sul lavoro sono numerosi. Troppo numerosi. Di fronte a questa realtà, non ci si può non domandare se si fa abbastanza in termini di prevenzione. Molto spesso, infatti, gli incidenti potevano essere evitati. Allora cresce la rabbia per le vite rovinate, se non addirittura perse, a causa della negligenza di chi lavora e di chi supervisiona sulla sicurezza del lavoratore.

 

Certo l’imprevisto è sempre in agguato, ma non è vero che tutto sia imprevedibile: ci sono tanti accorgimenti che si possono prendere per evitare inutili tragedie. In particolare, se pensiamo agli ambienti di lavoro a più alto rischio di incidente, ci si rende conto che nel corso degli anni molte sono state le novità e i passi avanti introdotti, tanto in termini di leggi e regolamenti quanto in ambito di ricerche di materiali utili a realizzare attrezzature adatte a proteggere coloro che operano quotidianamente in situazioni pericolose. Vengono in mente i cantieri edili, quelli navali. Ma non solo.

 

Diversi sono i tipi di danni che si possono subire a seconda dell’ambiente in cui ci si trova a operare: chi utilizza vernici si espone ad inalazioni di sostanze che certo non giovano al proprio corpo, oppure chi lavora in mezzo a rumori assordanti può riportare seri danni all’udito. Si può allora concludere che ogni mestiere mette a rischio in maniera peculiare il lavoratore.

 

Fra le attività di prevenzione dei rischi, una delle più importanti è quella legata all’utilizzo dei Dpi, ovvero dei dispositivi di protezaltione individuale. Imbragature, elmetti, occhiali, guanti e calzature davvero possono salvare la vita.

 

In costante cammino è la ricerca mirata a realizzare materiali che rendano l’attività lavorativa non solo molto più sicura ma anche più confortevole. Per citarne una, le calzature che devono essere indossate in un cantiere hanno due finalità: proteggere il piede sia da un eventuale schiacciamento sia dalla foratura causata da qualcosa di sporgente che si può facilmente calpestare in un cantiere. Ebbene, se fino a poco tempo fa la calzatura in questione veniva realizzata solamente in acciaio, materiale che garantiva la protezione del piede, essendo capace di reggere un peso di 200 chilogrammi su una superficie di 1 cm quadrato, adesso sono sempre più numerose le calzature professionali che vengono fabbricate con il kevlar, un materiale che garantisce la stessa resa, in termini di capacità di reggere il peso, ma che al contempo, grazie alla sua maggior elasticità, offre un comfort maggiore.

 

Sensibili a questo settore merceologico si sono dimostrate anche molte marche provenienti dal mondo dell’abbigliamento sportivo, tant’è che ormai da alcuni anni hanno messo in produzione scarpe capaci di coniugare le esigenze professionali, in termini di protezione, con quelle estetiche. Allora, ancora una volta, ci si domanda perché se sul mercato sono presenti prodotti utili a evitare infortuni, questi con tragica puntualità si verificano?

 

Alessandro De Calò, titolare della Work Line di Monfalcone, azienda che commercializza materiale antinfortunistico, è convinto che alla base ci sia un problema di mentalità: “Nei Paesi nordici, e penso in particolare alla Finlandia, all’interno dei cantieri navali c’è una linea oltre la quale nessuno può passare e che, soprattutto, nessuno pensa di oltrepassare se non adeguatamente protetto”.

 

In Italia, invece, sembra che le cose vadano diversamente e che, ahimè come in molti altri settori, ci facciamo riconoscere per faciloneria o peggio per negligenza. Per esempio, secondo la legge quando un operaio si trova a lavorare sopra i due metri di altezza, è obbligatorio che indossi un’imbragatura e, sebbene sul mercato esistano oggi prodotti per ogni tipo di esigenza e facili da indossare, molto spesso c’è chi sottovaluta il rischio e pensa di poterne fare a meno.

 

Dunque, le leggi ci sono, le attrezzature ci sono, ma cosa si può fare per diffondere un maggior senso di responsabilità tra gli individui? Il libero arbitrio è una ricchezza che, a volte, può divenire insidiosa.

Tiziana Benedetti

 


In collaborazione con Help!

 

 


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