Quell'oscuro rigetto del desiderio
Si dice che il sesso sia la cosa più naturale del mondo. È certamente vero ma questo non significa che sia anche la più semplice. Anzi, la sessualità è spesso intricata e misteriosa tanto da diventare una specie di parafulmine su cui far cadere tutte le contraddizioni, le fragilità, le conflittualità della coppia. Così, se la si perde, può essere molto difficile e faticoso ritrovarla. Anche dopo tanti anni di esperienza clinica resto a volte stupito di quanto il sesso possa farsi carico di tutte le contrarietà e di tutti gli intralci della vita di coppia fino ad essere sacrificato e trasformato in una vera e propria “anoressia sessuale”.
L’astinenza dal sesso era, fino a qualche tempo fa, un territorio tipicamente femminile. Molto comune, tanto da diventare convenzionale, la frase… “scusami amore ma stasera ho l’emicrania”. Purtroppo oggi, con una specie di malinconica nemesi, la situazione si è generalizzata, se non addirittura ribaltata, tanto che le scuse e gli alibi per dribblare le richieste sessuali associano indifferentemente maschi e femmine. E le varianti sono realmente infinite. Uomini e donne, vittime dell’infelicità di amare, si alternano con agilità nei ruoli di chi respinge e di chi, come un implacabile esattore, chiede senza ottenere. Certamente la vita quotidiana è sempre più impegnativa e irta di ostacoli, ed è piuttosto facile ritrovarsi molto stanchi, stressati, depressi o distratti da altre cose. Quel che risulta difficile da comprendere è perché tutti questi tormenti della vita moderna vadano a penalizzare proprio l’intimità che dovrebbe semmai esserne l’antidoto. Viene persino il dubbio che i guai del sesso siano in realtà solo un modo di manifestare altri malesseri più generali.
Eppure, nella nostra vita sempre più frenetica e confusa, l’attività sessuale dovrebbe aver mantenuto la propria primitiva naturalezza… in fondo si fa sesso come lo si faceva due o tremila anni fa. Ma forse è proprio perché rappresenta la parte più arcaica e genuina di noi che la sessualità è diventata il territorio sul quale più facilmente si raccolgono le delusioni e gli insuccessi, le frustrazioni e le angosce, le ansie e i conflitti vecchi e nuovi del tessuto familiare, le aggressività e le afflizioni dell’amore, in pratica ogni e qualsiasi emozione della difficile lotta per la sopravvivenza.
Si possono fare moltissime ipotesi su questa inquietante indifferenza erotica che colpisce tante coppie in modo assolutamente trasversale, giovani o consolidate, intellettuali o voluttuose, con passati lussuriosi o con esistenze trascinate e noiose. L’Aids e le malattie sessualmente trasmesse possono aver riacceso nell’inconscio collettivo certe arcaiche fantasie di colpa e di castigo; Internet e il dilagare della pornografia possono aver sovrastimolato e saturato l’immaginario erotico creando dei modelli stereotipati e soffocanti; i rapporti di coppia, soprattutto per l’evoluzione del ruolo e della consapevolezza femminile, sono diventati più conflittuali ed impegnativi di un tempo; ma, soprattutto, con la caduta di molti divieti il sesso ha perduto un po’ del suo smalto, del suo segreto, del suo fascino trasgressivo.
Cosa si può fare allora per non incorrere in quell’oscuro rigetto del desiderio che affligge ogni giorno di più coppie giovani e meno giovani indipendentemente dall’amore, dall’affettività e dalla complicità che li lega?
Per prima cosa bisogna restituire al sesso ciò che è del sesso. Bisogna cioè stare attenti a non usare erotismo e sensualità per trasmettere cose che con il sesso hanno poca a che fare. Se ci si sente aggressivi verso il proprio partner è meglio confrontarsi in modo aperto piuttosto che aggredirlo e combatterlo indirettamente negandosi a letto. Se ci si sente amareggiati e depressi è inutile e rischioso sperare di affogare i propri dispiaceri costringendosi a rapporti sessuali forzati e privi di motivazione: è inevitabile che il corpo non risponda se le chiamate non usano un codice corretto. E ancora, se qualcosa nel comportamento dell’altro ci ha ferito o amareggiato non è assolutamente il caso di pretendere risarcimenti o di infliggere punizioni sotto le lenzuola. I rancori e le delusioni sono un virus mortale per l’intesa sessuale. Occorre allora convincersi che a certe dinamiche meglio si addicono la parola esplicita, il riferimento chiaro, la luce del sole al contrario del sesso che, se lo si fa al buio, è solo perché non vuole altri pensieri che quelli intimi e segreti che gli competono.
Quando poi nella vita di coppia s’insinua subdola e pervicace la stanchezza amorosa, la svogliatezza e l’inappetenza sessuale, può accadere che entrambi i coniugi, con una sorta di infida connivenza non dichiarata, rimuovano e allontanino il problema come se non esistesse e inizino a vivere nella più totale astinenza sessuale evitando accuratamente di affrontare l’argomento. Si viene così a creare un’invisibile ma resistente barriera emotiva che certo non giova alla qualità del rapporto. Al contrario, in altre coppie, questo disagio può diventare invece un pensiero dominante e ossessivo, un continuo discutere e recriminare al servizio, però, non della chiarezza e della trasparenza ma solamente dei reciproci risentimenti. È abbastanza evidente che in entrambe le situazioni il rapporto sessuale, anche quando viene agito, non ha più giocosità, fantasia, emozione e diventa una sorta di resa dei conti dalla quale entrambi i partner escono sconfitti. A volte ci si mette la massima buona volontà per guarire dal silenzio erotico ma l’impegno non risulta né sufficiente né tantomeno utile.
Il sesso non è un compito didattico nel quale, come diligenti scolari, si ottengono buoni risultati se ci si applica e ci si dà da fare. Dal momento che il desiderio è la chiave indispensabile per raggiungere una buona sessualità, bisogna aver ben chiaro che la sua fonte è il vissuto interiore, che la sua forza è l’immaginazione e la fantasia e che il suo scopo è il piacere sensoriale, sensuale e fisico. Il tipo di impegno necessario per una reale ed efficace “riscossa amorosa” non potrà dunque essere razionale e, per così dire, ragionieristico.
Ciò che serve di fronte ad un prolungato e complice silenzio erotico non è andarne a cercare le cause sotto le lenzuola ma reinventare la propria quotidianità: ossessionati dal tempo che sembra non bastare mai, perseguitati dalla fretta, per pigrizia, per indolenza o per altre oscure resistenze si finisce col non riuscire più ad esprimere la propria sensualità, né affettiva né erotica, nel corso della giornata. Non ci si tocca, non ci si accarezza, non ci si bacia, non ci si fanno confidenze, relegando questi gesti e questi atteggiamenti solo ai momenti dedicati all’intimità e talvolta nemmeno a quelli. Ma così facendo è proprio l’intimità a farne le spese. Si inaridisce, perde energia e vigore, entra in una più o meno profonda latenza e a quel punto diventa impensabile che la si possa rianimare solo nei giorni o nelle ore destinati al contatto sessuale.
Il punto critico verso l’addormentamento dei sensi è proprio quello in cui il quotidiano si trasforma in routine, in un silenzio rotto solo da messaggi negativi e da conflitti generalizzati. Per certi versi la stanchezza all’interno della coppia ricorda la sindrome da burn-out delle professioni sociosanitarie nelle quali ad una fase di attivismo frenetico seguono l’irritazione, il disfattismo ed infine l’indifferenza.
Se questa è l’inesorabile progressione dell’esaurimento del desiderio, diventa allora di vitale importanza imparare a cogliere le avvisaglie che segnalano il pericolo imminente. In particolare il primo segno premonitore della crisi è il venir meno del dialogo. Alla conversazione curiosa, allegra, attiva, subentra il silenzio interrotto solo da comunicazioni “di servizio”. A volte è già la morte del dialogo a sancire la morte del desiderio. Un altro indicatore è dato dal progressivo sostituirsi al senso di complice tolleranza di un feroce e impietoso senso critico. Sul piano fisico invece si assiste ad un progressivo diradamento del contatto affettuoso e di quello eroticamente provocante che spesso si riversa anche nell’intimità traducendosi in rapporti frettolosi con valenza sedativa anziché seduttiva o di meccanico sfogo fisiologico.
Come dicevo all’inizio, la voglia, la motivazione sessuale, la passione sono volatili ed enigmatiche: una volta smarrite non si lasciano riacchiappare facilmente e c’è il rischio che la coppia consideri troppo faticoso rincorrerle e abbandoni la partita. Ma il desiderio è sempre un appello, il bisogno di comunicare e dialogare con un’altra persona. Negarselo potrebbe significare una sorta di autocondanna alla solitudine.
Con il testosterone il piacere è garantito
La scintilla del desiderio sessuale, sia in senso psichico che fisiologico, si accende all’interno del cervello, nel sistema limbico, soprattutto per azione degli androgeni, gli ormoni maschili. E in particolare per effetto del testosterone, l’ormone più potente nel far divampare la passione, tanto nei maschi quanto nelle femmine. Questo influente ormone attiva infatti quei centri cerebrali dai quali dipendono la “voglia fisica”, la ricettività ai segnali sessuali e l’eccitazione mentale, i sogni erotici, le fantasie sessuali ma anche l’intensità della risposta fisica genitale, fino all’orgasmo, che poi rilancia il desiderio stesso. Del resto con il detto “…donna baffuta sempre piaciuta”, l’esperienza popolare del Sud aveva già sottolineato, in modo empirico, la correlazione tra valenza ormonale e vivacità sessuale.
Tuttavia un erotismo focoso non necessita solamente di un alto livello di testosterone, condizione necessaria ma non sufficiente. È necessaria pure una buona motivazione all’erotismo, sensualità, disinibizione e un sano senso del piacere. Anche nella sfera sessuale corpo e psiche devono andare in sintonia ma in rapporto a molti altri fattori di ordine sensoriale, emotivo, immaginativo, situazionale, culturale.
foto: Alexis Fauvet