Napolitano: la toppa è peggio del buco
Il presidente Giorgio Napolitano ha risposto ad alcuni cittadini italiani esterrefatti e furibondi per la firma apposta nottetempo al Decreto salva-liste, che ha permesso alle liste del Pdl di rientrare in corsa nel Lazio e alla lista di Formigoni (per legge comunque ineleggibile) di venir riammessa in Lombardia. E' una buona notizia, almeno in teoria, perché ci fornisce l'idea di trasparenza e di dialogo tra cittadini e istituzioni. Ma la risposta lascia ancora più perplessi e apre la strada a due possibili interpretazioni, molto diverse tra loro: o Napolitano è un politico coerente a se stesso e pertanto comunista al punto da rimpiangere l'Unione Sovietica e il suo dirigismo monopartitico, oppure è una marionetta in mano a Berlusconi che lo ricatta con chissà quali mezzi. Ma analizziamo la risposta del Presidente della Repubblica.
Egregio signor Magni, gentile signora Varenna,
ho letto con attenzione le vostre lettere e desidero, vostro tramite, rispondere con sincera considerazione per tutte le opinioni dei tanti cittadini che in queste ore mi hanno scritto.
Il problema da risolvere era, da qualche giorno, quello di garantire che si andasse dovunque alle elezioni regionali con la piena partecipazione dei diversi schieramenti politici.
1° Nel corso della storia repubblicana è accaduto centinaia di volte che non fossere state ammessi partiti o liste più o meno importanti per vizi di forma, per ritardi nella consegna del materiale, per firme false ecc. Perché mai solo questa volta sarebbe stato obbligatorio garantire la "piena partecipazione dei diversi schieramenti politici". Ciò che afferma Napolitano qui è che il diritto alla partecipazione elettorale non è uguale per tutti. Già questo basterebbe per qualificare la scelta del Presidente. Ma andiamo avanti.
Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati dall'ufficio competente costituito presso la corte d'appello di Milano.
2° Dunque qui l'assunto è che trattandosi della più grande regione italiana e del maggior partito politico di governo occorreva intervenire anche a costo di calpestare qualsiasi regola. Se si fosse trattato del Molise, o della Valle d'Aosta chi se ne sarebbe fregato? Ci sono regioni di serie A e regioni di serie B. Per lo stesso motivo esistono partiti di serie A da tutelare a ogni costo e partiti di serie B. Lo ha detto in questa improvvida frase la presidenza della Repubblica italiana. Che però poi peggiora ancora le cose.
Erano in gioco due interessi o "beni" entrambi meritevoli di tutela: il rispetto delle norme e delle procedure previste dalla legge e il diritto dei cittadini di scegliere col voto tra programmi e schieramenti alternativi. Non si può negare che si tratti di "beni" egualmente preziosi nel nostro Stato di diritto e democratico.
3° Il presidente Napolitano afferma che il rispetto delle norme e delle procedure previste dalla legge è di livello inferiore al diritto dei cittadini di scegliere ovvero, svelando il vero messaggio, il diritto dei partiti (ma solo quelli più importanti) di partecipare alle elezioni anche in assenza di liste correttamente presentate è superiore alle leggi. In perfetto stile Stalin, Napolitano afferma in questo passaggio la supremazia dei partiti sulle regole e le leggi. Certamente è questo il passaggio più pericoloso e insidioso per la qualità della vita democratica in Italia.
Si era nei giorni scorsi espressa preoccupazione anche da parte dei maggiori esponenti dell'opposizione, che avevano dichiarato di non voler vincere - neppure in Lombardia - "per abbandono dell'avversario" o "a tavolino". E si era anche da più parti parlato della necessità di una "soluzione politica": senza peraltro chiarire in che senso ciò andasse inteso.
4° Ma da che preciso momento storico il presidente della Repubblica, che ha doveri esclusivamente di garanzia, per prendere le decisioni più importanti per la vita del Paese prende come spunto delle "preoccupazioni" dei maggiori esponenti dell'opposizione? Come se il loro giudizio potesse travalicare e trascendere una norma incostituzionale! Le riflessio politiche dell'opposizione non possono essere prese nemmeno in considerazione da Napolitano che deve orientarsi eslusivamentecon la Costituzione e le leggi dello Stato.
Una soluzione che fosse cioè "frutto di un accordo", concordata tra maggioranza e opposizioni?
Ora sarebbe stato certamente opportuno ricercare un tale accordo, andandosi al di là delle polemiche su errori e responsabilità dei presentatori delle liste non ammesse e sui fondamenti delle decisioni prese dagli uffici elettorali pronunciatisi in materia. In realtà, sappiamo quanto risultino difficili accordi tra governo, maggioranza e opposizioni anche in casi particolarmente delicati come questo e ancor più in clima elettorale: difficili per tendenze all'autosufficienza e scelte unilaterali da una parte, e per diffidenze di fondo e indisponibilità dall'altra parte.
Ma in ogni caso - questo è il punto che mi preme sottolineare - la "soluzione politica", ovvero l'intesa tra gli schieramenti politici, avrebbe pur sempre dovuto tradursi in soluzione normativa, in un provvedimento legislativo che intervenisse tempestivamente per consentire lo svolgimento delle elezioni regionali con la piena partecipazione dei principali contendenti. E i tempi si erano a tal punto ristretti - dopo i già intervenuti pronunciamenti delle Corti di appello di Roma e Milano - che quel provvedimento non poteva che essere un decreto legge.
5° Ennesima interpretazione allucinante. Al presidente della Repubblica non deve interessare l'accordo eventuale tra gli schieramenti, ma deve decidere solo sulla base della legge e della Costituzione se una legge (o un decreto) frutto di una battaglia parlamentare o di un accordo di tutto l'arco politico sia o meno recepibile dall'ordinamento senza cozzare con norme o principi superiori. Poi la vera ammissione: "i tempi erano ristretti" e già le liste erano state bocciate a Roma e a Milano. Occorreva intervenire prima della definitiva estromissione "a qualunque costo" come direbbe La Russa. Ma la fretta si sa, è sempre cattiva consigliera.
Diversamente dalla bozza di decreto prospettatami dal Governo in un teso incontro giovedì sera, il testo successivamente elaborato dal Ministero dell'interno e dalla Presidenza del consiglio dei ministri non ha presentato a mio avviso evidenti vizi di incostituzionalità.
6° Cosa vuol dire "teso incontro"?. E' forse vero come ha riportato il Messaggero, e come scritto da Bruno Vespa che il Cavaliere ha minacciato Napolitano esortandolo a firmare perché sennò sarebbe andato avanti comunque e gli avrebbe scatenato la piazza contro? Napolitano deve rispondere perché il reato eventualmente imputabile al premier sarebbe di una gravità inaudita.
Né si è indicata da nessuna parte politica quale altra soluzione - comunque inevitabilmente legislativa - potesse essere ancora più esente da vizi e dubbi di quella natura.
7° Ancora più esente da vizi e dubbi di natura costituzionale? E' la definitiva ammissione: Napolitano ha firmato un decreto incostituzionale. Il presidente ha ammesso che non avrebbero fatto mai in tempo ad approvarne uno costituzionale così ha scelto di sua volontà di firmarne uno un po' meno incostituzionale di quanto poteva essere ad una prima stesura.
La vicenda è stata molto spinosa, fonte di gravi contrasti e divisioni, e ha messo in evidenza l'acuirsi non solo di tensioni politiche, ma di serie tensioni istituzionali. E' bene che tutti se ne rendano conto. Io sono deciso a tenere ferma una linea di indipendente e imparziale svolgimento del ruolo, e di rigoroso esercizio delle prerogative, che la Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica, nei limiti segnati dalla stessa Carta e in spirito di leale cooperazione istituzionale. Un effettivo senso di responsabilità dovrebbe consigliare a tutti i soggetti politici e istituzionali di non rivolgersi al Capo dello Stato con aspettative e pretese improprie, e a chi governa di rispettarne costantemente le funzioni e i poteri.
Cordialmente
Giorgio Napolitano
p.s. I cittadini ringraziano. Specialmente quelli che hanno affrontato freddo, vento e pioggia per raccogliere onestamente le firme nei gazebo di tante città italiane.
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