La censura del web in Italia spaventa anche il resto d'Europa
L'intricata matassa di norme, leggi, decreti e leggine che il Parlamento di comune accordo con il Governo italiano stanno tentado di far approvare mirano velatamente a censurare gradualmente, in perfetto stile cinese e cambogiano, l'informazione del web. A macchiarsi finora di questi dispositivi normativi sono stati i vari parlamentari Levi, Cassinelli, D'Alia e Carlucci. Ma altri ne verranno, magari con forme di censura ancora più rigide, forse per attuare una strategia dei "tanti colpevoli, nessun colpevole".
Tuttavia apprendiamo dalla stampa internazionale, grazie alle traduzioni offerte da italiadallestero.info, che le conseguenze di queste norme censorie italiane potrebbero avere ripercussioni anche nel resto d'Europa. E quindi, giustamente, alcuni osservatori iniziano a preoccuparsi seriamente dell'evolversi della situazione.
Alla fine di questo articolo di Antonio José Chinchetru pubblicato da Espana Liberal, dal titolo "Muraglia di merda, con rispetto parlando" l'analisi di come, la preoccupante situazione italiana possa sconfinare e dilagare in Europa.
"Il Senato italiano ha approvato una proposta per conferire al Ministro degli Interni l’autorità di ordinare l’oscuramento dei siti web per “reati di opinione”. Tutto ciò, ovviamente, senza sentenza giudiziaria né altro tipo di intervento da parte dei tribunali.
L’Italia è il paese che ha dato i natali ad alcuni dei maggiori artisti della storia in diverse discipline, come Michelangelo, Verdi o Dante. È stata anche la culla di alcuni dei piatti più popolari in Occidente. Lì ci sono la pizza e le differenti varietà di pasta. Però non è tutto positivo nella Penisola italiana e nelle sue isole. È il luogo di nascita di alcune delle organizzazioni criminali più conosciute, come la camorra siciliana (sic, N.d.T.) e delle ramificazioni di questa struttura conosciuta con il nome di mafia. Infine è famosa la corruzione della sua classe politica, un altro aspetto negativo molto legato al precedente.
La corruzione si estende a buona parte di coloro che si dedicano alla “cosa pubblica”, indipendentemente dal fatto che siano di destra o di sinistra. È, come si suol dire, qualcosa di trasversale. È trasversale anche una caretteristica della quale non si suole parlare ma che è terribile e pericolosamente reale. I politici italiani si stanno dimostrando i peggiori nemici della libertà e probabilmente di tutto il mondo democratico, tra quelli che siedono nel parlamento o nel consiglio dei ministri europei. Si tratta di un dubbio onore difficile da ottenere, ma loro ci sono riusciti.
Già il precedente Governo di sinistra tentò di votare una demenziale regolamentazione delle pagine internet che, per i requisiti richiesti, avrebbe portato alla chiusura della stragrande maggioranza dei siti web (blog e altri) italiani. Si pretendeva che ogni sito avesse come responsabile un giornalista iscritto all’albo - una figura esistente in Italia e felicemente scomparsa in Spagna dopo il franchismo -, che fosse sotto l’ala di un editore e che fosse inoltre registrata nell’equivalente italiano della CMT (Comisión del Mercado de las Telecomunicaciones). Come se non bastasse, si esigeva il pagamento di imposte per avere una pagina web, indipendentemente dal fatto che avesse o meno finalità commerciali.
L’attuale Esecutivo di Berlusconi, o almeno i suoi alleati parlamentari, non sono migliori. L’unica cosa che li differenzia è il fatto di essere meno ambigui quando tentano di limitare la libertà di espressione nella rete. Il Senato italiano ha approvato una proposta del democristiano Giampiero D’Alia per conferire al Ministro degli Interni l’autorità di ordinare ai providers di internet la chiusura dei siti web o dei social network per “reati di opinione” (per esempio inviti a non osservare una legge considerata ingiusta). Tutto questo, ovviamente, senza sentenza giudiziaria né altro tipo di intervento da parte dei tribunali.
Beppe Grillo, autore di un blog molto popolare e critico con il potere indipendentemente da chi lo esercita, ha giustamente denunciato che si vuole costruire uno “Shit Wall”, in riferimento al Golden Wall cinese (sistema con il quale le autorità comuniste limitano e controllano le informazioni accessibili su internet). Ma Grillo non si limita a denunciare. Invita i bloggers di tutto il mondo a partecipare ad una campagna di demolizione del muro cibernetico che si vuole erigere. Dipendiamo molto da questo. Se un solo paese europeo adottasse una legge come questa, tutti gli altri Governi correranno ad imitarla."