Il futuro dell'Italia in mano ai pentiti di mafia e a 300mila cittadini onesti
Come si sveglierà l'Italia domenica 6 dicembre? Sarà ancora la stessa? Il 4 e il 5 dicembre sembrano essere giorni cruciali per il futuro del governo Berlusconi in virtù dei due appuntamenti chiave di questo scorcio del lungo crepuscolo berlusconiano.
Le attese del popolo del web e del sempre più nutrito e numeroso fronte anti B. sono molto elevate ma, pur non avendo questi ultimi tutti i torti, è possibile anzi probabile che i due momenti chiave del 4 e 5 dicembre si risolvano in un nulla di fatto o comunque in un ennesimo prolungamento di una crisi politica e morale del centrodestra di cui il fin troppo chiacchierato fuorionda di Fini rappresenta soltanto la punta dell'iceberg.
Ricapitolando: il 4 dicembre nell'alveo del processo d'appello a Marcello Dell'Utri (condannato a 9 anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa) è prevista la deposizione del pentito di mafia Gaspare Spatuzza che già pochi giorni fa ha fatto sapere molto di quello che dice di conoscere. Spatuzza ha già affermato di essere certo che i fratelli Graviano avevano raggiunto un accordo con Dell'Utri e Berlusconi, i quali sarebbero dietro alle stragi del '92 e '93, e di essere felici nel gennaio del '94 perché in virtù di questo accordi si erano messi "il paese nelle mani". Le rivelazioni sono evidentemente clamorose, ma se Spatuzza non porterà nuovi elementi, i magistrati saranno costretti a sentire i Graviano, i quali sembra in attesa di una mossa da parte del Cavaliere (vogliono un regime carcerario più blando) prima di calare quello che si dice sia il loro asso nella manica. Ne conseguirà una nuova perdita di tempo e un nuovo mezzo buco nell'acqua. Ma quale sarebbe l'asso nella manica dei Graviano? Da più parti (ma sono giunte smentite, anche se confuse) si suppone che più o meno direttamente i due fratelli controllino una quota di Mediaset e/o Fininvest (si vocifera di un 20%). Se Spatuzza o i Graviano saranno in grado di dimostrare questa "rumor" allora sarà scacco al re, che però a quel punto sarà già espatriato.
Il giorno dopo, sabato 5 dicembre, si terrà la grande manifestazione in piazza S. Giovanni (gli organizzatori l'hanno spostata da Piazza del Popolo perché considerata troppo piccola) per chiedere le dimissioni del premier. In arrivo ci sono 4 treni speciali, 700 pullman, un'intera nave dalla Sardegna, migliaia di automobili e migliaia romani e laziali. Sarebbe l'inizio della "rivoluzione viola" che culminerà con gli interventi di Salvatore Borsellino e che tenterà l'impresa di saldare tutte le proteste in questo momento in atto a Roma: i cassaintegrati, gli ex Eutelia, i dipendenti dell'Alcoa, gli operai sardi, i disoccupati, gli agricoltori, gli studenti e gli insegnanti. La piazza non ha mai spaventato Berlusconi, ma stavolta potrebbero esserci i margini per una protesta ad oltranza e questo potrebbe cambiare un po' le carte in tavola. Se verso sera ognuno tornerà a casa sua sarà l'ennesima mobilitazione utile a risvegliare alcune coscienze ma solo una tappa di passaggio prma del rovesciamento del berlusconismo.
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