Verso l'addio al diritto di manifestare in piazza e ad esprimersi su internet
Ancora una volta, purtroppo, ci abbiamo visto giusto. Appena ieri abbiamo ricordato la triste storia del quindicenne Zamboni che, dopo un fallito attentato a Mussolini nel 1926, di cui fu incolpato immediatamente da alcuni squadristi che lo linciarono lasciandolo senza vita a terra, aprì la strada alla conclamazione del durissimo regime fascista: già un mese dopo furono approvate le "Leggi per la difesa dello Stato". Circa 120 deputati dell'opposizione furono dichiarati decaduti, fu istituito il Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato, fu approvata l'istituzione della pena di morte e tutte le pubblicazioni ostili furono sospese. I tempi sono cambiati e occorrono quindi delle operazioni un po' più sottili. Per fortuna a metterci mano è il pregiudicato ministro dell'Interno Maroni (condannato a pene detentive in primo e secondo grado con condanna trasformata in pena pecuniaria in Cassazione) per aver tentato di morsicare la caviglia di un poliziotto, di cui ora paradossalmente è il "capo", e quindi le finezze delle scuola leghista sono sufficientemente grezze da far capire subito cosa accadrà.
"Sono allo studio misure ma non ho intenzione di dire quali: lo dirò prima al Consiglio dei Ministri, essendo misure delicate, che riguardano terreni delicati come la libertà di espressione sul web e quella di manifestazione, ancorchè in luoghi aperti, pubblici" ha dichiarato oggi Maroni.
Non è uno scherzo. Probabilmente da giovedì in Italia sarà sospeso per legge in buona parte il diritto a manifestare in piazza e anche il diritto di esprimere le proprie opinioni su siti e blog.
La "genialità" dell'iniziativa è insita nell'ormai evidente messaggio mediatico di regime secondo cui chi dissente o si oppone al governo è un pericoloso terrorista o quantomeno un istigatore della violenza contro il premier. Se guardiamo con attenzione la tv per qualche giorno senza disintossicarci da essa leggendo le notizie e i commenti sul web tutti, ma proprio tutti, concorderemo con questo assioma. Chi dissente è un terrorista.
Il mini attentato a Berlusconi è quindi la testimonianza più evidente che si è trattato di un clamoroso regalo al suo governo in difficoltà e ormai isolato dalle istituzioni, da una parte di alleati e dagli ex alleati. Ora, grazie allo straordinario sforzo di comunicazione tutt'oggi in atto e in grado di esercitare un'influenza incredibile sulla pubblica opionione i filoberlusconiani hanno una sorta di legittimazione morale ad imporre un regime conclamato.
Il discorso di piazza del Duomo per Berlusconi, prima del lancio del souvenir di Tartaglia, si era rivelato un autentico disastro. I "fan" (incredibile ma i tg e i giornali li chiamano così gli elettori di Berlusconi, come fosse una rockstar o un attore famoso) del Cavaliere erano certamente molto meno di 2.000 al punto che i contestatori si sono potuti avvicinare moltissimo al palco facendo udire fortissima la loro protesta.
Senza quel maledetto lancio del Duomo in minuatura dello psicolabile Tartaglia, sarebbe stato impossibile nasconderla.
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