L’odore dei soldi: che puzza!
È questo il cancro del nostro Paese, perché proprio di cancro si deve parlare se, come notizie di cronaca di questi tempi ci dimostrano, è il motore di ogni bassezza e di ogni immoralità pur da raggiungerne il possesso copioso e con esso il potere vile ed inconsistente di colui che ha. Si badi bene non di colui che vale, e in effetti valgono le apparenze anche di sostanza e quando la cronaca riporta cifre iperboliche sottratte all’economia del Paese, riferendosi agli autori, si vorrebbero corrispondere alla figura quasi romantica dell’uomo con il basco, la mascherina e la pila.
Purtroppo non è così: ai primi interrogatori si presentano uomini in giacca e cravatta dall’aspetto assolutamente insospettabile, dall’espressione impenetrabile e capace di dimostrare una calma impassibile dinnanzi alle prove più schiaccianti, essendo il loro credo (avallato da uno stuolo di abili avvocati) negare sempre e comunque.
A questo punto vi è da chiedersi: cosa sta succedendo al nostro Paese? Di che male soffre? Perché è sommerso da scandali, da pruriginose curiosità sotto le lenzuola? Perché è continuamente nell’occhio del ciclone di scandali in cui vi è la commistione fra malavita, determinate sfere della politica e definiti settori economici e commerciali? Il cittadino a questo punto è smarrito e si chiede a sua volta: ma esiste ancora qualche italiano onesto? Esiste ancora un ceto sociale medio capace di vivere del proprio stipendio e di sapere ancora guardare al futuro con ottimismo concreto, ovverosia quello del fare piccoli passi per raggiungere grandi mete?
Francamente sono tutti quesiti che al momento non trovano la risposta, perché in effetti la puzza, il fetore, i miasmi che per questi fatti il nostro Paese emette, stordiscono e disorientano e, di fatto, non permettono di orientarsi verso la luce.
A peggiorare le cose vi è indubbiamente nel nostro Paese una crisi di offerte istituzionali, soprattutto fra governo e classe giudiziaria, e questo certamente non permette alcun ottimismo considerato che il costante stato di belligeranza fra questi due fondamentali istituzioni del nostro Paese, rende ancora più problematico lo stato delle cose, perché il loro reciproco operare è frastornato da diuturne polemiche tanto sterili quanto veementi, il cui clamore permette a determinati settori sociali silenti, organizzati e “disinvolti” di operare nella massima tranquillità senza curarsi di alcun limite morale, etico, giuridico e legislativo.
Con un quadro come questo ben si comprenderà come l’ottimismo non possa essere presente nell’animo del cittadino onesto, cittadino che, al contrario, portandosi le dita al naso borbotterà: che puzza!