Ironie involontarie: in Afghanistan siamo in una missione di pace che comporta atti di guerra
Grande Ignazio La Russa. Era dai tempi delle sue trasferte a New York (dove diede del pedofilo a un contestatore) e a Barcellona (dove andò a vedere una partita dell'Inter e augurò il cancro ad un giovane italiano che osò sbeffeggiarlo) che non meritava di conquistare un ritaglio nel mare magnum del web. Oggi al Senato il ministro della Difesa si è presentato per spiegare l'importanza fondamentale di dotare gli aerei dei militari italiani attualmente impegnati in Afghanistan di bombe.
Tra le perle memorabili del suo intervento, dopo aver ribadito che la decisione non sarà presa dal Parlamento, ma dal Governo meritano di entrare negli annali della propaganda italiota un paio di frasi degne di menzione:
- ''I nostri militari ripetutamente mi hanno fatto osservare che siamo rimasti l'unico Paese ad avere gli aerei senza il relativo armamento. Insieme a noi c'era la Germania, che ha ritirato i suoi aerei proprio perché in questa fase tattica il Tornado senza armamento è stato ritenuto non più necessario. (...) L'imbarazzo dei nostri militari è dato dal sentirsi in qualche modo di serie B rispetto agli alleati, che ci chiedono perché, pur avendo gli aerei, non li usiamo e li chiediamo a loro''.
Ma cos'è? Un retaggio dell'invidia del pene? Un complesso di inferiorità da reprimere riempiendo di bombe i caccia dell'Aviazione?
E poi ancora: "Quella dei militari italiani in Afghanistan è certamente una missione di pace che, in termini di comunicazione, comporta atti di guerra".
Quindi quando si incontra per strada La Russa, prima di prendersi un "pedofilo" o sentirsi augurare un "cancro" gli si può certamente andare a porgere un cordiale e affettuoso saluto che, in termini di comunicazione comporta un sonoro vaffanculo?
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