Verso il via libera al governo Bersani. Il berluscondalemismo non è morto
Per ora è solo un rumor che viaggia sottotraccia, ma in realtà si sta profilando un clamoroso via libera al governo Bersani.
A favorirlo non sarebbe il Movimento 5 Stelle che ha già ripetuto fino alla nausea che non voterà mai la fiducia al Pd, ma nientemeno che il Pdl. Come? Non presentandosi alle prime sedute parlamentari (Alfano propone l'Aventino: esilarante ma vero).
In teoria per "protesta" contro le toghe rosse che vogliono processare Berlusconi che è asserragliato da giorni nel bunker dorato dell'ospedale con malattie immaginarie. La prossima settimana, si maligna, il medico diramerà un nuovo bollettino secondo cui Berlusconi ha le doglie ed è in travaglio, quindi impossibilitato a presenziare alle prossime udienze (ultima quella per la compravendita del senatore De Gregorio, pagato 3 milioni di euro, per far cadere Prodi nel 2007).
Ma veniamo ai numeri necessari per il via libera al governo Bersani.
Alla Camera, come sappiamo, nessun problema: ampia maggioranza garantita dal Porcellum per la coalizione Pd+Sel.
Al Senato, come è altrettanto risaputo, servono voti, o in alternativa una maggioranza ma solo nel caso i presenti al momento delle votazioni a Palazzo Madama siano il 50% + 1 dei senatori.
Bene, quindi perché il voto di fiducia sia valido servono 158 senatori presenti. Il Pd+Sel ne schiererà 123 favorevoli sicuramente il Movimento 5 Stelle ne porta in aula 54 contrari. Anche al netto delle presenze e dei voti favorevoli o contrari dei montiani (19) la soglia dei 158 votanti sarebbe ampiamente superata.
Ergo, nel caso in cui i senatori del Pdl disertassero l'aula, si potrebbe avere il via libera al governo Bersani che però dovrà sempre fare i conti con i pentastellati (o col Pdl) per varare leggi al Senato.
Il motivo per cui il Pdl potrebbe davvero lasciare il via libera a Bersani è dettato dall'angoscia di Berlusconi di finire condannato in uno dei numerosi processi (alcuni già in Appello) con gravi rischi di perdere altri elettori in caso di elezioni anticipate (in autunno, dal momento che sarebbe quasi impossibile rifarle in estate). Strategia condivisibile dal loro punto di vista: limitare i danni in attesa di tempi migliori (che difficilmente si vedono all'orizzonte). D'altra parte ci sono i neo parlamentari del Pdl che non vogliono saperne di dover tornare al voto con il rischio stavolta di restare fuori.
Si spiegherebbe così anche l'imbarazzante silenzio del Pd in questo momento in cui parlamentari Pdl gridano al golpe, occupano il Palazzo di Giustizia e Berlusconi è rintanato come un latitante qualsiasi in un ospedale. La forma cambia ma l'inciucio Pd-Pdl resta. Il berluscondalemismo non è morto.
Intanto doppia stoccata del M5S al Pd: prima Beppe Grillo chiede a Bersani di firmare la rinuncia ai rimborsi (rinuncia che non ci sarà perché quei soldi se li sono già mangiati) polverizzando il primo degli 8 punti del programma e, soprattutto, si dichiara favorevole attraverso i capigruppo ad applicare la legge e a rendere ineleggibile il concessionario Berlusconi. Gioco, partita, incontro!
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