31 maggio 2013: un trionfante tweet del premier Enrico Letta, bissato dall'entusiasta Nipote di fronte alle telecamere, sembrava finalmente porre fine allo scandalo dei rimborsi elettorali ai partiti di cui siamo costretti a parlare dal lontano 2009.
La data non era casuale. Erano i giorni che precedevano la tornata elettorale delle amministrative in molti Comuni e Regioni che durante il mese di giugno avrebbero rinnovato centinaia di sindaci e molti governatori. Da qui, l'evidente intento propagandistico della mossa, appoggiato dal mainstream di regime, che in realtà altro non era che l'ennesima presa per i fondelli ai cittadini.
In molti abboccarono all'amo e premiarono soprattutto il Pd nelle incipienti consultazioni. Insultare questi allocchi sarebbe inutile oltre che ingiurioso, però vale la pena rinfrescare loro la memoria (dal momento che in molti davvero credono che i rimborsi ai partiti non ci sono più). Ebbene, i rimborsi elettorali sono vivi e lottano insieme a noi, anzi insieme a loro.
Il 25 luglio, i partiti hanno incassato la bellezza di 56,3 milioni di euro con l'eccezione dei 4,2 milioni rifiutati dal M5S.
Si diceva: "beh, l'abolizione ancora non è legge".
Infatti si attendeva settembre per accelerare sulla questione. Tuttavia, mentre la deroga all'art. 138 della Costituzione (con corollario di 40 indegni saggi da resort, in rappresentanza di del 30% circa del corpo elettorale, non eletti da nessuno per riscrivere la Costituzione) è andata spedita come un razzo, stranamente il ddl contenente l'abolizione dei rimborsi ai partiti si è bloccato alla Camera: con oltre 180 voti di differenza il testo è stato fatto tornare in Commissione per "valutare meglio gli emendamenti presentati".
Al ridicolo non c'è mai fine potrebbe pensare un sano di mente. Ma da loro era ovvio aspettarsi questa scelta.
Ciò che risulta ontologicamente e antropologicamente indifendibile è l'elettorato del PD, che ingoia rospi sempre più grandi da 20 anni a questa parte e sembra divertirsi a difendere i suoi dirigenti. Perché se è vero che Berlusconi è un problema che passerà, sarà il berlusconismo la malattia ineliminabile è anche vero che se il PD è incistato con la peggior classe politica mondiale, sono i suoi elettori (a loro volta ormai berlusconizzati) che non possono essere convertiti a un sano modello politico di tipo nordeuropeo.
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