Sesso: la storia è sempre la stessa
Nessun tema come quello della sessualità è stato più presente e discusso nel dibattito culturale, sociale, scientifico, educativo, morale, filosofico, educativo… eppure nessun tema è rimasto, soprattutto nella sua accezione di “piacere”, così oscuro ed enigmatico.
Come recita la sua etimologia, la parola sesso (sexus) rimanda ad una separazione originaria e di conseguenza ad un desiderio condannato incessantemente alla ricerca di una parte perduta. E questa continua, a tratti ossessiva, operazione di ricomposizione simbolica, perennemente oscillante tra le due polarità antinomiche del destino e della scelta, sembra animare tutta la storia dell’umanità.
È veramente stupefacente e suggestivo considerare che se oggi il sesso possiede determinate caratteristiche e peculiarità lo dobbiamo in buona parte ai nostri pelosi antenati di 2-3 milioni di anni fa e più precisamente al momento in cui le femmine divennero ricettive durante tutto l’arco dell’anno e non più esclusivamente nei periodi di “calore” come invece avviene ancora adesso per tutti gli altri mammiferi. La portata di questa trasformazione è assolutamente straordinaria perché proprio in virtù di tale cambiamento l’attività sessuale si fece rapidamente più frequente, l’accoppiamento cessò di essere soltanto un modo per riprodursi e i maschi divennero più attenti e sensibili alle esigenze delle femmine, sebbene molte donne non siano ancor oggi disposte a condividere e sottoscrivere quest’ultima affermazione. Resta il fatto che da quel lontano giorno la storia dell’umanità è stata influenzata, condizionata e perfino modificata dallo sbalorditivo potere del sesso, del corpo femminile, della gelosia, della seduzione, della trasgressione.
“Fare l’amore è bello, restare incinta è sgradevole” recita un’iscrizione su una tavoletta sumerica di oltre duemila anni avanti Cristo, esprimendo in modo chiaro ed esplicito la concezione che Sumeri e Assiro-Babilonesi avevano degli aspetti ludici della sessualità. E si fa ancora più indiscutibile se si aggiunge che il proverbio era pronunciato da una donna e che nel testo originale l’espressione, tradotta con il più accattivante “fare l’amore”, significava letteralmente “essere penetrata”.
A quell’epoca il sesso era spesso assimilato alla religione e al potere, e il luogo più adatto per farlo era il tempio dove centinaia di sacerdotesse della dea babilonese Belit-Ishtar si concedevano ai fedeli. Era sufficiente, ma è naturale, versare un’offerta: l’accoppiamento avveniva nei pressi del tempio, esposti agli sguardi di tutti perché mancava un senso del pudore come alcuni lo intendono oggi, il coito era considerato un gesto sacro e l’orgasmo un modo per avvicinarsi agli dei. Con le dovute cautele, ma una vaga rassomiglianza con certi riti che si perpetuano in molti pubblici locali dei nostri giorni mi pare di percepirla.
Ancora più sorprendente, visto con gli occhi contemporanei della cultura delle pari opportunità e delle rivendicazioni tardo-femministe, è però l’assoluta e a volte molto violenta supremazia maschile nel rapporto tra i sessi che ad esempio ritroviamo nell’usanza babilonese di riunire tutte le più belle ragazze da marito per metterle all’asta dopo averle fatte spogliare. A guardare certe trasmissioni televisive, anche in questo caso, non sembra che siano passati quattro o cinquemila anni… C’era tuttavia un’enorme differenza, che si è persa nel tempo. Era previsto, infatti, che i Babilonesi, prima di acquistare le ragazze, le potessero “provare” sul posto (e fin qui, ahimè, nessuna differenza), ma che il ricavato di tale vendita fosse altresì utilizzato per fornire la dote alle ragazze più brutte e più sfortunate in modo che anch’esse potessero sposarsi.
In Egitto invece l’amore era esaltato con naturalezza, senza pregiudizi e sensi di colpa. La nudità era normale: la gran parte delle donne andava in giro poco vestita o con abiti così trasparenti da lasciare quasi nulla all’immaginazione. Ancora niente di nuovo. Per di più le donne, invece di spogliarsi, come preludio all’atto amoroso, si coprivano: indossavano elaborate parrucche imbevute di essenze profumate, si dipingevano i capezzoli e cospargevano i propri genitali con unguenti e sostanze considerate afrodisiache oppure inscenavano veri e propri striptease nei quali le ballerine rimanevano coperte solamente dai loro tatuaggi o da una sottile cintura di perle.
In una società così organizzata, in cui i rapporti sessuali erano piuttosto facili e frequenti, erano molto diffusi i prodotti afrodisiaci e quelli contraccettivi. Affinché la donna potesse provare un piacere più intenso si consigliava, ad esempio, di ungere, prima del rapporto, il pene del partner con la bava di uno stallone o con una mistura di miele e acacia triturata. Per evitare gravidanze indesiderate, invece, si utilizzavano profilattici ricavati da intestini di animale, oliati e profumati, o cappucci di lino ricamato legati alla base del pene. Attualissimo l’utilizzo del ricamo che, essendo in rilievo, garantiva una stimolazione più piacevole alla donna durante il rapporto.
Anche il piacere a pagamento, così di tendenza in questi giorni come antidoto al logorio della vita moderna, ha origini lontane. Nell’epoca classica, ad Atene fu progettata un’organizzazione tanto articolata da essere presa a modello finanche da Roma. Un motto dell’epoca diceva: “le prostitute son per il piacere sessuale, le etere (che tradotto letteralmente suonerebbe come “le compagne” e indicherebbe le prostitute di lusso, le odierne escort) son per le cure di tutti i giorni e le spose per avere una discendenza legittima”. Nell’ambito di questo programma, che sembra uscito da qualche moderna e illuminata delibera sanitaria, era previsto da parte della città di Atene l’acquisto di centinaia di giovani schiave per i suoi concittadini con l’obiettivo di garantire la castità alle donne libere. E con i profitti tratti dal commercio di queste donne si costruì addirittura un tempio in onore di Afrodite Pandemia, protettrice dell’amore a pagamento. Senza dubbio oggi sarebbe un luogo affollatissimo…
Rimanendo sul tema delle somiglianze va ricordato ancora quanto importante fosse nella vita degli Ateniesi appartenenti alle classi medio-alte il momento del simposio, cioè il banchetto, al termine del quale venivano proposti spesso degli spettacoli “a luci rosse” che traevano ispirazione da scene mitologiche. Uno dei più richiesti riguardava l’unione del dio Bacco con la bella Arianna, interpretato da veri pornoattori dell’epoca davanti ai convitati sazi, un po’ sbronzi e molto eccitati.
La moda di concludere feste e incontri conviviali con bisbocce “hard” si conservò anche a Roma. L’imperatore Nerone, vero maestro del settore, organizzò addirittura un villaggio del sesso ancorando una grande zattera in uno stagno in Campo Marzio su cui furono disposte le tavolate per i banchetti. La zattera era raggiungibile con barche manovrate da schiavi omosessuali suddivisi in squadre, secondo le loro abilità sessuali mentre intorno allo stagno erano raggruppate le più avvenenti prostitute della città, completamente nude, in pose oscene o impegnate in spettacoli saffici. Le tende del villaggio servivano poi come alcove per trasformare il desiderio in azione.
Probabilmente tutto ciò si sarebbe mantenuto nel tempo e sarebbe rimasto alla luce del sole se la legge imperiale romana prima e la religione cristiana poi non avessero deciso di regolamentare la vita sessuale, mentendola peraltro immutata ma nascondendola agli occhi dei più. Cominciarono così ad essere proibite omosessualità e bisessualità e l’eiaculazione maschile fu considerata uno sforzo costoso sul piano fisico con conseguente invito a gestire con parsimonia il proprio sperma, la cui dispersione venne definita pericolosa in quanto abbreviava la vita, debilitava e prosciugava il corpo, distruggeva la vista. Spettava così all’uomo la responsabilità di fermare la donna, accreditata di un maggior desiderio sessuale perché capace di avere orgasmi ripetuti. In altre parole era importante che il maschio non si abbandonasse a smodate effusioni per evitare che l’eccitazione femminile diventasse inarrestabile.
Soprattutto nel Medioevo queste ed altre regolamentazioni, ancorché moralizzare i costumi sessuali, sortirono di fatto il solo effetto di occultare e rendere privato ciò che in passato era stato pubblico moltiplicando la diffusione dei bordelli. Le “case da appuntamento” erano spesso camuffate da bagni pubblici: sembra infatti che fosse giudicato di estremo valore erotico incontrarsi e consumare il rapporto in ampie tinozze di acqua calda per proseguire poi in grandi letti chiusi da pesanti cortine. Un giretto fra i siti che pubblicizzano gli innumerevoli club a sfondo erotico confermerà che anche in questo campo le cose non sono cambiate poi così tanto.
Riforma e Controriforma tentarono poi la carta della demonizzazione del piacere etichettandolo come peccato mortale e astuta trappola di Satana, ma le grandi rivoluzioni del XVIII secolo portarono in molti ambiti la ragione e la scienza a trionfare sulla superstizione. Tuttavia il meccanismo era ormai avviato e i pregiudizi sul sesso invece di sparire si sono progressivamente rafforzati giungendo fino a noi e spingendo la società a nascondersi dietro una maschera di ottuso e ipocrita perbenismo. “Si fa ma non si dice…”. Per questo resto piuttosto divertito ma anche seriamente preoccupato ogniqualvolta la cronaca propone qualche nuovo e piccante aggiornamento sul tema dell’erotismo umano, notizia che viene regolarmente accolta dall’opinione pubblica con infantile stupore e innocente meraviglia. Niente di nuovo, possiamo stare tranquilli, è già tutto scritto nel copione della storia sessuale dell’umanità.
Basta guardarsi intorno… e il partner si trova
Certamente le esigenze sessuali degli esseri umani non sono cambiate molto nei millenni ma la tecnologia sì. È appena uscita un’applicazione mobile, collegata ad un sito web, che permette di individuare in tempo reale nei dintorni di dove ci si trova persone potenzialmente disponibili ad un incontro amoroso. Accedere a questo servizio è semplicissimo. È sufficiente iscriversi al sito, strutturato come molti altri social network, digitare un dettagliato e realistico profilo allegando qualche foto, ed elencare le proprie preferenze sessuali, i propri gusti erotici e, perché no, i propri desideri.
Utilizzando le stupefacenti potenzialità della tecnologia di ultima generazione, che permettono di geolocalizzare una persona tramite i sistemi gps, wi-fi o cell ID, è possibile individuare chi altro sta usando la stessa applicazione nelle vicinanze. Una volta visualizzato il profilo è possibile mandare un messaggio o telefonare per combinare l’incontro. Cliccando pochi tasti (fra non molto dovrebbe essere disponibile anche l’applicazione per i cellulari), si può così tracciare una mappa di possibili partner disponibili per incontri fugaci e trasgressivi, liberi da lunghi e problematici corteggiamenti e con una percentuale di insuccesso veramente ridotta.
foto: Alexander Krivitskiy