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Il grillo parlante: storie in piazza raccontate dai nonni

 |  Redazione Sconfini

Grazie. Questa è la parola che spontaneamente giunge alle labbra, ripensando alla quattro-giorni de “Il grillo parlante”. Già, perché registrare le memorie di chi ha compiuto un lungo percorso di vita è di fatto ricevere un dono prezioso.

 Tutela onlus, con l’associazione Melanie Klein e con la collaborazione del Distretto n° 1 dell’Azienda per i servizi sanitari n° 1 “Triestina”, ha organizzato un’iniziativa che ha avuto luogo in due piazze di Trieste. Nel mese di maggio 2008 gli anziani residenti nel Distretto o anche provenienti da case di riposo della provincia giuliana si sono accomodati su un divano rosso damascato allestito nella tensostruttura e si sono lasciati andare ai ricordi di fronte a una videocamera e in compagnia di una giornalista. Piccoli frammenti di storie che insieme fanno la storia. Episodi legati al microcosmo della propria famiglia, amori e matrimoni sfumati o celebrati, madri che perdono i figli, bambini che hanno perso il papà, orfani che sono stati adottati, altri che hanno conosciuto gli orfanotrofi di un tempo. Poi ancora fratelli che non si sono visti né sentiti per vent’anni. Tutto questo nello sfondo della Seconda guerra mondiale fatta di esodo dall’Istria, di campi di concentramento e di partigiani.

 

Ma c’è anche la Prima guerra mondiale in questi racconti, un bimbo di quattro anni che era sul carro della ritirata da Caporetto, insieme alla mamma, che perde e ritrova e che infine perde definitivamente perché, malata, muore quindici giorni dopo la celebre disfatta. La quotidianità fatta di giochi dei bambini di allora, vecchi di oggi. Giochi semplici e furti di ciliegie dagli alberi dei vicini. Perché anche la città era diversa e la zona di Gretta era campagna, dove i piccoli facevano festa perché a Pasqua c’erano le scarpe nuove, che da bianche divenivano nere con l’oculato lavoro della mamma che le dipingeva all’approssimarsi della stagione invernale. Un paio di scarpe l’anno e i giochi costruiti con niente. Corse a perdifiato per prendersi e per sfuggire ai bombardamenti. Tutti giù per terra nel rifugio. Qui solo con il papà magari, perché la mamma non aveva paura e non voleva lasciare la sua casa. Ecco che nel giorno dell’armistizio, l’8 settembre 1943, una piccola bimba va alla ricerca dei fratelli, ma mentre corre il suono di una mitragliatrice l’atterrisce e l’atterra. Ancora oggi il rock frastornante amplificato in quadrifonia dai nipoti le fa perdere i sensi.

 

Sono segni indelebili, quelli lasciati da quegli anni. Segni che non devono rimanere incisi solo nelle coscienze di chi c’era ieri e ancora oggi c’è. Ecco perché diventa dono prezioso e inestimabile aver l’occasione di sentire la storia, quella vera, quella che magari non entra nei libri di scuola ma che deve entrare nel cuore di tutti. Per conoscere, per riflettere e umanamente perdonare un passato e riuscire a guardare al domani e ammonire le generazioni di giovani di oggi, perché le guerre non ci siano più. “La guerra è distruzione”, afferma Edmea tra le lacrime, lei che era in Egitto “dove c’erano anche gli gnam gnam, cannibali”, così dice dalla sua sedia a rotelle. E poi quando guardiamo gli occhi dei nostri nonni spesso confondiamo l’opacità delle cataratte con l’opacità delle passioni. E difficile, vedendoli oggi, pensare che una volta vivevano con l’intensità tipica dei giovani gli amori, l’amore. Uno e solo, ma totale. Ma una volta ci si sposava anche perché si doveva, era conveniente. Ecco allora le fatiche di rapporti che mai hanno convinto, il quotidiano e lento logorio delle incomprensioni.

 

Non sempre c’è l’happy-end, ma sempre c’è una morale. La forza di questi oggi fragili anziani sorprende e si erge a esempio. Così anche in questi quadri di soggetto domestico ritorna l’importanza del ricordo, il valore di un’esperienza che va raccolta, fatta propria e rielaborata in questo mondo di oggi che è nuovo ma dove i sentimenti sono sempre uguali. Allora per condividere questo patrimonio di fatti e di sentimenti e perché esso sia raccolto dai giovani, in autunno sarà allestito uno spettacolo teatrale il cui soggetto verrà tratto da queste memorie. Il nonno, la nonna racconteranno e gli attori rappresenteranno un ricordo che dal palcoscenico delle scuole si spera entri nel cuore di tutti.

 

Tiziana Benedetti

 

 

 

 


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